<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'incidente di strada dell'Alpo

Filippo e Diego, padre e figlio morti insieme nell'incidente: «Un ragazzo e un uomo d'altri tempi»

Lasciano la madre Elena e tre fratelli, due maschi e una femmina. Diego si era sposato giovanissimo
In alto, Filippo e Diego
In alto, Filippo e Diego
In alto, Filippo e Diego
In alto, Filippo e Diego

Il ruolo del terzino nel calcio è uno dei più impegnativi e dispendiosi di energie. C’è da attaccare, ma soprattutto difendere. E poi correre, molto, e lottare nei contrasti. Nei tanti intrecci del destino che hanno legato papà Diego e suo figlio Filippo c’è anche quello del calcio. 
Padre e figlio sono morti a poca distanza l’uno dall’altro a seguito del terribile incidente di giovedì pomeriggio sulla strada dell’Alpo.

 

Il filo che univa Diego e Filippo

Ma il filo che li ha uniti sino alla fine va oltre. La tragedia non lascia impietrita solo la comunità di Madonna di Dossobuono, dove la famiglia Battocchio vive. Diego, infatti, e il figlio benché appena sedicenne, erano molto conosciuti. Nel mondo del pallone e in quello della parrocchia. Attivi, religiosi e «belle persone», come si dice. Il ritratto che emerge da chi li conosceva è molto simile per entrambi. Cambiano solo il nome e l’età, non il racconto. Anche il ruolo in campo, il terzino (Diego giocava a sinistra, Filippo a destra) li lega. 
L’altro giorno erano entrambi sul furgone che è andato a sbattere contro un camion. Con loro anche il fratello più piccolo, di sette anni. Per Filippo non c’è stato niente da fare, è morto sul colpo. Il papà, quarant’anni, non c’è l’ha fatta ed è morto nella notte in ospedale. Ora restano tre fratelli, due maschi e una femmina, tutti più piccoli. E poi c’è Elena, mamma e moglie.

 

Il ricordo

«Filippo era il classico leader silenzioso. Di quelli che non parlano tanto, ma sanno farsi rispettare. Che sanno cosa e quando dire certe parole. Era il nostro capitano, uno che parlava con i fatti», spiega Giuseppe Chimento, allenatore da un paio di stagioni del sedicenne. Frequentava l’istituto Seghetti, un ragazzo d’oro, un pilastro. Sia in campo che fuori. «In tutti gli allenamenti era quello che tirava il gruppo, sempre il primo a trascinare la squadra, a dare l’esempio ai suoi compagni», continua il mister dell’Olimpica Dossobuono under 17. Un ragazzo che, quando non era impegnato con il calcio, frequentava sempre la chiesa e il mondo della parrocchia: «Era molto credente», sottolinea Chimento. Fede trasmessa dai genitori. Anche Diego, infatti, era molto attivo in quel mondo: «Religiosissimo», precisa Simone Valle, amico di lunga data del quarantenne. 
«Con Elena», continua, «si era sposato molto giovane. Un uomo dedito completamente alla famiglia, perché prima di tutto veniva quella. Prima di ogni scelta, non c’erano altre priorità per lui. Diciamo quasi un uomo d’altri tempi». Battocchio lavorava come capo tecnico alla stazione di Porta Vescovo. 
«Era una persona solare. Era maturo anche da giovane, quello lo è sempre stato e forse è cresciuto più in fretta di tanti altri. Posato, educato in ogni situazione», prosegue nel racconto l’amico. C’è poi la nota sportiva: «Un uomo di calcio, che capiva situazioni e animi dei compagni di squadra». Ecco qui l’altra analogia, un altro filo invisibile che unisce papà e figlio. 

 

Un dolore indescrivibile

Il dolore per la scomparsa di Filippo e Diego lacera chiunque abbia condiviso con loro un tratto di strada. Che sia fra i banchi di scuola, della chiesa o le panche degli spogliatoi. «Ai ragazzi», qui è di nuovo l’allenatore del ragazzo, Chimento, a parlare, «bisognerà capire cosa dire. E come gestire la situazione perché sono a pezzi. Bisogna andare avanti e pian piano riprendere la normalità, per quanto possibile. Quel sorriso di sicuro rimarrà con noi per sempre».
Ci sono già delle idee per ricordare Filippo, verranno infatti realizzate delle magliette con il suo nome da indossare per tutto il proseguo del campionato. «Devo parlarne con gli altri ragazzi, insieme troveremo il modo giusto. Adesso è ancora troppo presto», confessa il mister. C’è un altro, l’ennesimo, segno del destino e questa volta è legato ad un’immagine in particolare. 
«Avevamo fatto la classica foto ad inizio stagione prima di una partita», conclude l’allenatore, «ma quel giorno mancavano Filippo, non ricordo per quale impegno, e un altro paio di giocatori. Lui continuava a chiedere di rifarla perché voleva che ci fossimo tutti quanti, ma nelle settimane scorse non abbiamo mai trovato una domenica in cui fossimo davvero al completo. Mai fino a quella scorsa contro il Sant’Ambrogio». L’ultima con Filippo in campo. L’ultima in cui ha vestito quella maglia rossa che spesso ha difeso giocando anche con ragazzi più grandi della sua età. 
Intanto tutte le attività sportive dell’Olimpica Dossobuono e dell’Alpo Lepanto, dove gioca il fratellino del sedicenne, sono state sospese. In questi giorni, ovviamente, anche gli allenamenti dell’under 17 non si sono svolti. Ora è impossibile pensare al campo. 
Domani invece scenderanno sull’erba solamente le prime squadre di entrambe le società. Lo faranno con la fascia nera al braccio in segno di lutto e prima del fischio d’inizio, su tutti e due i campi, verrà osservato un minuto di silenzio.

Nicolò Vincenzi

Suggerimenti