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Da Verona agli States

Andrea, il genio della fisica bocciato alle superiori chiamato ad Harvard

Andrea Cristofoli insegna ad Edimburgo ed è stato chiamato a parlare di buchi neri nell'università che fu di Stephen Hawking
A destra, Andrea Cristofoli
A destra, Andrea Cristofoli
A destra, Andrea Cristofoli
A destra, Andrea Cristofoli

In una libreria di Villafranca, gli era capitata tra le mani una biografia di Albert Einstein. La divorò. Andrea Cristofoli, 31 anni, originario di Povegliano, all’epoca era solo un adolescente. Un liceale come tanti - peraltro con una bocciatura alle spalle - allo scientifico Medi di Villafranca: «Ma quel libro mi ha aperto un mondo. È esplosa la mia passione per la fisica e per le leggi che regolano l’universo». 

 

Un veronese a Boston

A maggio Cristofoli volerà a Boston, all’Università di Harvard, dove è stato invitato in qualità di fisico teorico a tenere un suo discorso alla Black Hole Initiative (Bhi): il primo centro interdisciplinare al mondo per lo studio dei buchi neri, il Gotha dei massimi esperti di questi misteriosi corpi celesti, dove fu di casa, tra gli altri, Stephen Hawking. «Essere chiamato a parlare in una delle più prestigiose università al mondo - e a soli 31 anni - è per me un risultato enorme», afferma Cristofoli. Che aggiunge: «Penso che la mia storia, fatta non solo di successi, ma anche di tanta dedizione, sacrifici e perdite, possa essere di ispirazione per quei ragazzi non ancora consapevoli del loro potenziale, magari un po’ scoraggiati dagli inciampi, come lo ero io». 

Nel brillante curriculum di Cristofoli c’è la laurea triennale in Fisica, conseguita all’Università di Padova con tre mesi d’anticipo; la laurea magistrale in Fisica teorica suggellata da un’esperienza al Cern di Ginevra e dal 110 e lode finale. E poi, il dottorato al «Sagex», l’esclusivo progetto di ricerca europeo con sede al «Bohr Institute» di Copenaghen, in cui lavorarono fisici Premi Nobel, come lo stesso fondatore dell’istituto, Niels Bohr; Erwin Schroedinger, Paul Dirac, Werner Heisenberg. Oggi, il giovane veronese si divide fra il posto da ricercatore associato all’Università di Edimburgo – a sua firma già una quindicina di articoli su riviste scientifiche internazionali, fra cui l’American Physical Society – e le conferenze cui è chiamato a intervenire in tutto il mondo, a Londra, Berlino, Los Angeles... 

 

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Cosa studia Andrea Cristofoli

Detto in parole più o meno comprensibili ai profani, «il mio attuale impegno», spiega, «consiste nello studiare l’interrelazione fra le due teorie che descrivono l’universo: la relatività generale di Albert Einstein, con cui è stata data una prima spiegazione all’origine dei corpi celesti, dalle stelle ai buchi neri, e la teoria quantistica dei campi, concentrata invece su quell’“infinitamente piccolo” che forma e regola la materia». 
«Oggi sappiamo», prosegue, «che la relatività generale di Einstein, pur essendo un contributo enorme alle conoscenze dell’umanità, non è “definitiva”. Nel senso che non è sufficiente a descrivere e spiegare tutto l’universo. Da qui la scienza parte all’esplorazione di nuove frontiere». Perché indagare qualcosa di tanto distante da noi, come i buchi neri? «Lo studio scientifico non sempre si prefigge un’utilità immediata. La ricerca ha un senso intrinseco. E spesso dà frutti rivoluzionari per puro caso», spiega Cristofoli. 
«Per esempio, proprio attraverso gli studi quantistici si scoprì l’esistenza dei positroni, fondamentali in campo medico nella tomografia Pet. O ancora, il world wide web, da cui internet, fu inventato al Cern per l’esigenza di condividere dati in modo veloce».

 

La storia di Andrea

Ma la domanda sorge spontanea. Come fa, un ragazzino, ad appassionarsi a tutto questo, fino a giungere negli anni a fianco dei più grandi esperti mondiali? A Cristofoli sfugge una risata: «Non ero un bambino prodigio. Provengo da una famiglia normalissima, papà impiegato e mamma infermiera. Se ripenso al me-adolescente, fresco di bocciatura in prima superiore, e alle voci dei professori che mi dicevano: “Non sei adatto al liceo scientifico”, mi sembra incredibile il percorso fatto in seguito. Per fortuna sono stato testardo». 
Che dire, oggi, a quei professori? «Forse solo di ricordare che il cervello umano è in sviluppo fino ai 25 anni d’età, perciò di evitare giudizi definitivi su ragazzi che, magari, hanno solo bisogno di un po’ di tempo». Un consiglio per gli studenti? «Lo stesso. Non fossilizzarsi su una visione statica e pessimista di se stessi. Mantenere la mente aperta e credere nelle proprie passioni». 
Fra la vita di prima e di adesso, c’è quel ragazzo che trova la biografia di Einstein e la divora: «Avevo scoperto che tutto quello che ci circonda non è casuale, ma governato da leggi. Leggi fisiche basate su formule matematiche - ho capito poi - di una complessità e allo stesso tempo di una bellezza disarmanti, come una sinfonia di Beethoven. Mi affascinava pensare che, dietro quelle grandi scoperte, c’erano uomini “normali”, a volte con vite difficili».

«Mi sono gettato a studiare fisica e matematica come un pazzo, con una passione bruciante, andando a prendermi i libri dell’università. In quinta ivo il compito in classe nella metà del tempo assegnato, applicando teoremi che non stavano nemmeno nel nostro testo scolastico». La passione, però, ha un «costo»: «Sì. Molti sacrifici, soprattutto in termini di affettività e socialità; sacrifici che comprensibilmente non tutti sono disposti a fare. Durante gli anni del Covid ero all’estero, lontano da famiglia e amici, in una solitudine quasi totale». «Nel frattempo a mio papà, Sergio, è stato diagnosticato un tumore», aggiunge. «Lo sentivo ogni sera in videochiamata. Ero molto triste. Avrei voluto mollare tutto e tornare a casa per stargli vicino, con mia mamma e mia sorella. Ma lui mi ha incoraggiato a resistere e proseguire nel mio lavoro. Mi consolava e incitava, mentre avrebbe dovuto essere il contrario». «Mio papà è venuto a mancare in estate», conclude Cristofoli. «Alla notizia del mio invito ad Harvard, sarebbe scoppiato di gioia. Mi piace pensare che lo sappia». 

Lorenza Costantino

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