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SICCITÀ IN MONTAGNA

Manca l’acqua, autobotti in Lessinia. Arpav: «Il marzo più secco degli ultimi 28 anni»

Acque Veronesi ha iniziato a portare l’acqua con autobotti nell’area più orientale della montagna veronese
Acque Veronesi ha iniziato a portare l’acqua con autobotti nell’area più orientale della montagna veronese
Acque Veronesi ha iniziato a portare l’acqua con autobotti nell’area più orientale della montagna veronese
Acque Veronesi ha iniziato a portare l’acqua con autobotti nell’area più orientale della montagna veronese

È il marzo più secco degli ultimi 28 anni. La carenza di piogge, che si protrae da mesi, sta mettendo in crisi fiumi, lago e falde. A questa situazione è inoltre abbinata una penuria di riserve di neve, che fa paura in vista dell’aumento delle temperature dei prossimi mesi. La siccità, d’altro canto, è già fonte di problemi per quanto riguarda gli acquedotti. Acque Veronesi ha infatti iniziato a portare l’acqua con autobotti nell’area più orientale della montagna. A memoria dei tecnici, mai in passato era accaduto di doverlo fare a marzo. In val d’Illasi, in particolare a Selva di Progno e Badia Calavena, e nei Comuni più alti della val d’Alpone, Vestenanova e San Giovanni Ilarione, poteva accadere che l’approvvigionamento dell’acqua diventasse problematico d’estate.

Quest’anno, già dall’inizio di marzo, qui si stanno invece facendo arrivare una volta alla settimana autotreni che trasportano 15.000 litri d’acqua a viaggio. È grazie a questi approvvigionamenti che viene garantito il normale funzionamento degli acquedotti, visto che è necessario sopperire alle mancanze di apporto delle sorgenti. «Stiamo vivendo una situazione decisamente inusuale», spiega Silvio Peroni, il direttore della società che gestisce le reti acquedottistiche. «La dimostrazione l’abbiamo avuta questa settimana ad Illasi, dove è bastata una perdita a mettere in crisi l’alimentazione della rete», aggiunge. «Le sorgenti coprono solo per il 5 per cento il nostro fabbisogno d’acqua, ma in alcune zone sono determinanti», precisa il direttore. «Nel resto della provincia utilizziamo invece l’acqua presente nelle falde sotterranee e devo dire che al momento riusciamo ancora a prelevarla, anche se con costi energetici superiori all’ordinario, visto che si trova ad un livello inferiore rispetto a quello abituale», conclude.

L’abbassamento delle falde e l’inaridimento delle sorgenti sono, d’altro canto, solo alcuni dei problemi che si stanno verificando in questo periodo a causa della mancanza di precipitazioni. A descrivere quella che è una situazione sempre più difficile, per non dire drammatica, è l’Agenzia regionale per l’ambiente. La quale, ieri, ha pubblicato un bollettino straordinario dedicato alle risorse idriche. Normalmente l’Arpav diffonde questo genere di rapporti a cadenza mensile. Per la seconda volta di fila, fatto che testimonia l’eccezionalità del momento, l’agenzia ha deciso di fare il punto della situazione anche a metà mese. Il quadro non è per niente rassicurante. «Nei primi 15 giorni di marzo non si sono verificate precipitazioni significative», dice Arpav. Secondo la quale questo marzo è destinato a diventare il più siccitoso dal 1994 in qua. E se in collina e pianura non piove, in montagna non nevica. Un problema grave, visto che lo scioglimento delle nevi è essenziale per quanto riguarda la portata dei fiumi nei mesi più caldi. Dal primo ottobre 2021 ad ora è caduto il 40 per cento in meno di neve nelle dolomiti ed il 50 in meno nelle Prealpi. Le riserve sono quindi nettamente inferiori, anche in percentuali rilevanti, rispetto ai valori normali.

È sceso al di sotto della media anche il livello delle acque del Garda e sono basse le quantità delle acque presenti nei serbatoi esistenti che, comunque, non si trovano nel Veronese. Stanno, poi, calando le falde. A livello veneto i valori più critici vengono riscontrati a Nord, fra Brenta e Piave, e, cosa che ci interessa da vicino, nella bassa pianura. Qui i numeri sono simili a quelli del 2017, che erano i più bassi dei precedenti vent’anni. Nettamente inferiori alle medie, se non ai minimi storici, le portate dei fiumi. Per quanto riguarda l’Adige, dal quale dipende l’irrigazione in tutto il Veronese, stiamo parlando di portate pari al -36 per cento della media.

 

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Luca Fiorin

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