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In mostra a Mezzane

Malvezzi, il fotografo degli alti pascoli e della «gente lessinica»

In mostra a Mezzane
Uno degli scatti di Marco Malvezzi
Uno degli scatti di Marco Malvezzi
La Lessinia raccontata da Marco Malvezzi

«Gli abitanti della Lessinia hanno una scorza dura. Ma sotto c'è un frutto, un frutto succosissimo. Ed è quello che cerco di raccontare». Marco Malvezzi ha 49 anni, la sua passione per la fotografia nel tempo è divenuta professione e il suo obiettivo è quello che sa immortalare forse meglio i pascoli dell'Altopiano, con le donne e gli uomini che lo abitano.

 

Le sue foto, diventate popolari anche grazie ai social, sono state protagoniste di diverse mostre in Lessinia, e ora danno vita a Villa Maffei ad «Angoli di Lessinia», all’interno della la Festa dell'olio di Mezzane.

Per Malvezzi la passione per la montagna veronese è partita da lontano, dal padre che lo portava a Cappella Fasani a vedere il transito del Due Valli, poi, da appassionato escursionista («oggi impigrito», sorride) ha iniziato a fotografare prima i paesaggi, poi i prodotti e i protagonisti della montagna. Finché una ristoratrice di Velo vedendo un suo scatto si è illuminata: «Dovresti farlo di mestiere».

Le sue foto oggi sono parte integrante del progetto Alti Pascoli, che mira a far iscrivere gli allevamenti a cielo aperto della Lessinia nel registro nazionale dei paesaggi rurali storici. Pascoli fra i quali Malvezzi ha trovato una seconda casa: «Faccio un lavoro che mi permette di stare con persone che mi piace frequentare». Ne sa raccontare la quotidianità, le rughe e la dignità, il peso del lavoro e l'orgoglio per il proprio territorio.

 

Quella di Malvezzi è anche una battaglia culturale. «Va benissimo dire “che bella la Lessinia, che bella la Natura”, ma occorre cominciare ad aggiungere “Che bravo l'uomo lessinico, che la rende bella e viva”». Non solo boschi e roccia, quindi, ma anche allevamenti, malghe, muretti in laste o vecchie giassare. «E persino le cave», aggiunge, «che non vanno demonizzate e che hanno permesso di portare il nome di queste terre nel mondo». Terre meravigliose ma non sempre facili da raccontare. Perché fotografare la gente della Lessinia in modo naturale e spontaneo, ammette, da principio non è stato così immediato. «Ma poi ho capito che i montanari, anche i più duri, ti danno anche le chiavi di casa, basta porsi con cortesia e sincerità. E la correttezza, l'ospitalità e la disponibilità che ho ricevuto qui», conclude, «le ho trovate in pochi altri luoghi».

 

Riccardo Verzè

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