<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
In attesa del nuovo protocollo

Matrimoni a rotoli, è colpa del Covid: celebrato un terzo delle nozze rispetto gli altri anni

Lo scambio  delle fedi nuziali
Lo scambio delle fedi nuziali
Lo scambio  delle fedi nuziali
Lo scambio delle fedi nuziali

Altro che i “Promessi sposi” del Manzoni. Volevano realizzare un sogno, si trovano invece a vivere un incubo. Sono le centinaia e centinaia di coppie veronesi che avevano fissato la data per giurarsi eterno amore, avevano organizzato per mesi tutto, nei minimi dettagli, nell’attesa di quel giorno. Ma la pandemia scoppiata lo scorso anno ha costretto loro a ripiegare quel sogno e riporlo in un cassetto, aperto e richiuso più volte, davanti all’illusione di una curva del contagio in calo.

 

Oggi, in un periodo che in annate migliori sarebbe stato il culmine della stagione dei matrimoni, quelle coppie sono ancora lì, in esasperante attesa che dal Governo arrivi qualche indicazione. Questa è una faccia della medaglia. Poi c’è l’altra, quella di tutti i professionisti e le imprese che vivono grazie alla filiera degli eventi e dei matrimoni: ristoranti, ville, catering, fotografi, animatori, musicisti. Quelli che lavorano per realizzarlo, quel sogno. E che stanno vivendo un incubo, che dopo quindici mesi è anche economico.

 

I numeri rendono l’idea della situazione: monsignor Massimo Boarotto, cancelliere vescovile, spiega che «nel 2020 i matrimoni celebrati nelle parrocchie della diocesi di Verona sono stati 596. Per rendere l’idea nel 2019 erano stati 1.535, l’anno prima 1.556. Insomma, causa Covid se ne sono contati un terzo rispetto alla media degli ultimi anni».

 

Certo, è solo uno spaccato, quello dei matrimoni religiosi: tuttavia rende l’idea del numero di sogni che la pandemia ha spezzato o, almeno, posticipato. E quest’anno il copione si sta ripetendo, «perché ad aprile e fino a metà maggio», spiega monsignor Boarotto, «non si potevano celebrare i matrimoni in chiesa, era vietato. Poi ci sono state delle aperture ma comunque con paletti molto ristretti». «C’è anche chi ha optato intanto per un matrimonio civile, per celebrare quello religioso più avanti, quando i tempi e le regole lo consentiranno», aggiunge il sacerdote, sottolineando tuttavia che «molte nozze che erano state fissate per questa primavera sono stati posticipate a settembre o addirittura nel 2022».

 

Nella speranza che, in questa manciata di mesi, il piano vaccinale abbia fatto il suo effetto, la pandemia resti un ricordo e si possa tornare a festeggiare, con baci, abbracci e balli. Per ora, però, su quanto si potrà fare nelle prossime settimane c’è il buio totale. «Capisco la loro preoccupazione», ha detto un paio di giorni fa il premier Draghi riferendosi a chi ha in programma il matrimonio, «è fondamentale però avere ancora un po' di pazienza, per evitare che quella che deve essere un’occasione di gioia e spensieratezza si trasformi in un potenziale rischio per i partecipanti».

 

Il protocollo per la ripartenza dei banchetti è pronto e attende di essere approvato dal Comitato tecnico scientifico. Si spera che il via libera arrivi per giugno. Le regole sono stringenti e potrebbero prevedere, tra l’altro, l’obbligo per gli invitati di presentarsi con la certificazione verde che dimostri di aver avuto il Covid ed essere guariti, oppure di essersi vaccinati con la doppia dose, oppure di aver effettuato un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti. Un «green pass», insomma, un lasciapassare per poter tornare a sognare. •.

Francesca Lorandi

Suggerimenti