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Il delitto di Bussolengo

I genitori di Francesco: «L’avevamo accolta in casa e trattata come una figlia. E lei ce lo ha ucciso»

«Non si può accettare di perdere un figlio in un modo così atroce». «Non accetto lo si voglia far passare per un violento»
Francesco Vetrioli ucciso nel sonno dalla compagna Edlaine Ferreira che ha confessato
Francesco Vetrioli ucciso nel sonno dalla compagna Edlaine Ferreira che ha confessato
Francesco Vetrioli ucciso nel sonno dalla compagna Edlaine Ferreira che ha confessato
Francesco Vetrioli ucciso nel sonno dalla compagna Edlaine Ferreira che ha confessato

L’ultimo oggetto che Francesco ha toccato nella casa dei genitori è una scatola di cartone che conteneva il doccino da mettere sul suo camion. Suo padre Roberto glielo aveva ritirato nel punto di consegna di Amazon.

L’ultimo lavoro fatto in casa dei genitori da Francesco, è aver appeso il lampadario in cucina. Un bell’oggetto di design che aveva acquistato assieme a mamma Mary, «non dire al papà che abbiamo speso tutti questi soldi», sorrideva complice, Francesco alla mamma.

Il profilo che emerge di Francesco Vetrioli, il veronese ucciso martedì notte dalla neo moglie Edlaine Ferreira, che prima gli ha fracassato il cranio con un martello da carpentiere e poi ha infierito con 18 coltellate su quel corpo, è estremamente diverso da quello che l’omicida, rea confessa, ha voluto tracciare dell’uomo.

«Nostro figlio aveva conosciuto Lany prima della pandemia. Poi un giorno ci aveva chiesto se potevamo ospitarla a casa nostra fino quando non avesse trovato un appartamento. E noi abbiamo acconsentito, una stanza in più c’era. E quello che si mangia in tre si può mangiare in quattro», dicono Roberto e Mary, nella loro casa di via Mascagni, a Sona. Un bell’appartamento ristrutturato, acquistato di recente e che stavano completando di arredare. In giro ci sono ancora scatoloni. È una famiglia economicamente solida quella della vittima, e altrettanto generosa, affiatata, unita.

«Lany non parlava mai. Dormiva fino alle 11 e poi stava sul divano a farsi le unghie. Poi mio figlio ha trovato la casa e se ne sono andati a Bussolengo. Francesco amava venire a pranzo o a cena da noi, soprattutto la domenica quando ci ritroviamo con gli altri due fratelli e le loro famiglie», aggiungono i genitori, «era uno spettacolo vederli mangiare, avevano sempre appetito, ma poi lei si metteva in terrazza da sola, non partecipava alle nostre chiacchierate. Allora», aggiunge Roberto, «io prendevo uno dei gelati confezionati che acquistavamo per lei e glielo portavo in terrazza». Avevo fatto rifornimento proprio lunedì.

I genitori di Vetrioli, si fermano a pensare. Non sapevamo che il figlio avesse sposato la donna ad inizio aprile. «Avrei cercato di dissuaderlo», dice mamma Mary, «quando ce l’ha presentata io avevo delle perplessità, ma non mi sono mai intromessa, mi permettevo solo di dirgli di stare attento, perchè mi rendevo conto che non era normale che lei non lavorasse, che avesse una colf per un appartamento di 60 metri quadrati».

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«Mio figlio lavorava 14 ore al giorno. Quando era venuta a vivere con noi, lei aveva una piccola valigia. A Francesco aveva detto che viveva con il fratello a Pescantina, che lui tornato in Brasile e che si era portato via le chiavi di casa, quindi lei non poteva entrare a prendere le sue cose o a viverci. Poi un giorno vediamo che non c’è più la valigia nel posto in cui l’aveva lasciata in corridoio. Quando Francesco è tornato abbiamo chiesto dove fosse, e ci disse che se n’era andata. Ma poi era tornata», aggiungono i genitori.

Francesco passava tante ore sul camion. Di recente, proprio lunedì 18 aveva contattato l’avvocato Denis De Marchi per fargli visionare il nuovo contratto di lavoro. «Ci eravamo conosciuti nel 2013 perchè Francesco era parte lesa in un procedimento. Si era messo in mezzo per dividere due persone che stavano litigando e uno gli aveva rotto il giubbino ed era stato risarcito. Francesco era questo: buono come un pezzo di pane. Abbiamo fatto accertamenti su quanto sostenuto dalla moglie: mai una volta che i carabinieri siano intervenuti a casa loro, mai una segnalazione, da parte della donna, mai una denuncia», sostiene il legale.

Quando è stata interrogata, Ferreira ha detto che non poteva usare il cellulare, che il marito la teneva segregata e che se vedeva che si fotografava le cancellava le foto. Ma la verità è che Edlaine, aveva dei nick name su Instagram e Tik Tok, dove postava foto con frequenza, di tutti i suoi cambiamenti di colore dei capelli, da bionda, a ramata, a fucsia, come ultimamente. E in tutte le foto, la costante era l’abbigliamento molto succinto. E nonostante fosse mezza nuda non si vedono lividi. Nelle foto postate anche su Facebook si nota che la donna aveva due telefonini. E le ultime sono state pubblicate pochi giorni prima dell’omicidio. Diceva che vive a Roma a Milano. Ma era a Bussolengo.

«Non posso accettare che mio figlio sia morto ammazzato in questo modo e lo si voglia anche far passare per un violento. Non lo accetto proprio», dice mamma Mary, uno scricciolino di signora, che non riesce più a mangiare e ogni tanto cede, e piange.
«Stamattina le ho fatto la colazione», dice il marito, «ha buttato giù mezzo toast, almeno quello. Vede, chi fa il nostro mestiere, quello di camionista, mette in conto un incidente, anche mortale», riflette papà Roberto, «puoi accettare che un medico ti dia un referto che non lascia scampo, ma come fai ad accettare che ti ammazzino un figlio in questo modo? Mio figlio era sempre qui da noi, mi aveva detto, papà questa vostra casa la compro io, e tu e la mamma andate a vivere in Lessinia al fresco. Eravamo molto uniti, lo siamo come famiglia. A pensarci adesso Lany non ha mai voluto farne parte, eppure Francesco la accontentava in tutto: scarpe, borsette, regali. Abbiamo visto nostro figlio l’ultima volta lunedì sera. Ha scartato qui la scatola del doccino per il camion preso su Amazon, era contento come un bambino al suo primo regalo», dice Roberto, e gli smorza la voce in gola.

«Ho chiamato mio figlio più volte, martedì, mi dava telefono spento e così ho chiamato Lany, che per un bel poche di volte non mi ha risposto, poi mi ha detto che Francesco era uscito presto per andare a lavorare ed aveva il cellulare nel borsello. Lo aveva già ammazzato. E non sapremo mai per quale ragione si sia accanita così tanto su di lui. Poteva andarsene, poteva denunciarlo se l’avesse trattata male», dice mamma Mary e suo marito aggiunge: «Mi sarei intromesso io stesso se avessi avuto dei sospetti su maltrattamenti da parte di Francesco. Ma non esistono, tutti sanno che bravo uomo era mia figlio. E lei ce lo ha ammazzato».

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Alessandra Vaccari

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