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La donna che ha ucciso il marito

Delitto di Bussolengo: «L'ho ucciso nel sonno. Mi picchiava, se mi fotografavo i lividi mi rompeva il telefono»

La scena del delitto a Bussolengo (foto Pecora)
La scena del delitto a Bussolengo (foto Pecora)
La scena del delitto a Bussolengo (foto Pecora)
La scena del delitto a Bussolengo (foto Pecora)

Una furia. Edlaine Ferreira, la trentaseienne brasiliana che la notte di mercoledì ha ammazzato il neo sposo Francesco Vetrioli, 37 anni, nella loro casa di via San Valentino, a Bussolengo, gli si è avventata addosso come una furia.
Ha atteso che l’uomo dormisse, poi lo ha colpito al cranio con un martello da carpentiere. Non un colpo soltanto, più di uno. Al punto che le ossa della testa si sono rotte. Dopo il primo colpo, l’uomo ha tentato di alzarsi dal letto, cadendo a terra. Ed è lì che la donna avrebbe iniziato a colpirlo con un coltello. Una vicina di casa nella notte ha sentito scorrere l’acqua, probabilmente l’omicida si è lavata dal sangue. E poi ha atteso il passare delle ore.


È questa la prima ricostruzione dell’omicidio avvenuto tre notti fa. È questa la ricostruzione che la donna, rea confessa ha dato di quanto avvenuto di notte, a casa loro, una volta arrivata al comando della polizia Locale di Bussolengo. Poi, nel pomeriggio, in caserma dai carabinieri il suo avvocato, Veronica Villani, esperta in reati dove sono le donne ad essere vittime di violenza, le ha consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere.

 

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«Per me è necessario capire che cosa abbia scatenato una violenza simile nella mia assistita. In questa fase era prudente suggerire il silenzio, anche se l’indagata quando si è costituita ha reso spontanee dichiarazioni. È meglio che lei risponda alle domande quando non sarà sotto choc, l’altro pomeriggio era in una situazione psicologica disturbata», ha detto l’avvocata.
Ferreira ha risposto come è stata capace, visto che lei, nonostante sia in Italia da quattro anni, tre dei quali passati con Vetrioli, che ad aprile è diventato suo marito con una cerimonia civile in Comune a Bussolengo, l’italiano lo parla a malapena.
A gesti ha fatto capire che il marito l’ha picchiata più volte, ed ha mimato il gesto: si è presa la testa e ha finto di sbatterla contro il muro.
Poi dall’interprete le è stato chiesto se ha mai sporto denuncia per quei maltrattamenti. Ma non lo ha fatto. E ancora le è stato chiesto se avesse una foto che dimostrasse le percosse, i lividi. E ne ha mostrata una, ma sottolineando che se lei si fotografava, il marito cancellava le immagini o le rompeva il telefono. Questo è quello che lei ha sostenuto. Così come ha ribadito che il coniuge era solito anche avere rapporti occasionali frequenti.


A breve verrà sentita anche la più cara amica di Ferreira, una sua connazionale. È stato grazie a lei che 4 anni fa era arrivata in Italia. Secondo l’indagata, l’amica sa dei maltrattamenti e delle percosse che avrebbe subito.
L’omicida prima di arrivare nel veronese aveva vissuto a Parma. Ed infatti, dalla questura emiliana, il 9 aprile le era stato notificato un provvedimento di espulsione dall’Italia, visto che il suo permesso di soggiorno era scaduto da anni e non lo aveva più rinnovato. Alla donna era stato ritirato il passaporto. Era stato forse per evitare il provvedimento che si era sposata?
Sarà ora necessario capire se quello che la donna racconta è vero, o se sta utilizzando la violenza come alibi, per avere delle attenuanti. In attesa della convalida, che è stamattina davanti al Gip Paola Vacca, Ferreira è stata sottoposta a fermo di indiziato di delitto da parte del pubblico ministero Carlo Boranga, il fermo è stato eseguito dal Nucleo Investigativo dei carabinieri, il reato contestato è quello di omicidio aggravato. La detenuta, in cella, ha passato una notte tranquilla, forse sta realizzando quello che ha commesso. 

Alessandra Vaccari

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