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Reati ambientali

Maxi processo Pfas: rinviati a giudizio 15 manager

di Luca Fiorin
Inizia il processo Pfas, manifestazione davanti al tribunale di Vicenza
Inizia il processo Pfas, manifestazione davanti al tribunale di Vicenza
Inizia il processo Pfas, manifestazione davanti al tribunale di Vicenza
Inizia il processo Pfas, manifestazione davanti al tribunale di Vicenza

Le responsabilità per l’inquinamento da Pfas saranno accertate in quello che sarà - per ampiezza del territorio e numero di cittadini coinvolti, più o meno 350.000 - il più importante processo per reati ambientali mai avviato in Veneto. Se non addirittura in Italia.

 

Ieri, infatti, Roberto Venditti, il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Vicenza, ha rinviato a giudizio tutti i 15 imputati che erano stati individuati dalla Procura berica. Questo passaggio ha segnato l’avvio di un vero e proprio maxi-processo, che inizierà il primo luglio, alle 9.30, in Corte d’assise, e quindi con una giuria composta sia da giudici togati che da giudici popolari. Il 6 maggio si terrà invece un’udienza nella quale verrà formato il fascicolo processuale.

 

Il procedimento nasce dalle indagini che erano state condotte dai procuratori Barbara De Munari e Roderich Blattner, in merito alla contaminazione di acque, ambiente e cittadini, riguardante un vasto territorio a cavallo fra le province di Verona, Vicenza e Padova. Un’area che comprende anche i comuni veronesi di Albaredo d’Adige, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Cologna Veneta, Legnago, Minerbe, Pressana, Roveredo di Guà, Terrazzo, Veronella e Zimella.

 

Qui, nel 2013 è stato riscontrato un pesante inquinamento, del quale, secondo le ipotesi dell’accusa, la responsabilità è da addebitare alla fabbrica chimica Miteni Spa di Trissino, Vicenza, dichiarata fallita nel novembre del 2018. La prima inchiesta, per la quale è stata avviata l’udienza preliminare nel novembre del 2019, riguardava fatti antecedenti al 2013 e contava 13 possibili rinviati a giudizio. Oltre a questa, De Munari e Blattner hanno poi però avviato una seconda indagine sull’inquinamento, quello verificatosi negli anni successivi, sulla gestione di Pfas di ultima generazione, in particolare GenX e C6O4, e sul fallimento dell’azienda. Indagine che è stata unificata alla prima nel marzo scorso.

 

Proprio la gestione fallimentare, che per una parte del processo si è costituita parte civile, assieme alle multinazionali Mitsubishi ed Icig, che hanno tenuto in mano la proprietà dell’azienda di Trissino negli ultimi decenni, sono state individuate come responsabili civili e dovranno risarcire i danni, nel caso si arrivi ad una sentenza di condanna. La decisione del rinvio a giudizio di 15 imputati, il Gup Venditti l’ha comunicata poco prima delle 17 di ieri, dopo l’udienza dei difensori degli imputati, uno dei quali è arrivato a sollevare la incompatibilità ambientale dei giudici perché residenti nella «zona rossa» dell’inquinamento da Pfas, e delle repliche dei pm e di alcuni dei rappresentanti delle ben 226 parti civili.

 

Venditti ha respinto tutte le eccezioni, accogliendo in pieno le tesi accusatorie. «Siamo molto soddisfatti che si sia arrivati a questo punto e che il processo sia stato fissato così presto», commenta l’avvocato Marco Tonellotto, che rappresenta le società del servizio idrico, Acque Veronesi compresa. «Questo è il segnale che si vuole arrivare alla verità il prima possibile», aggiunge. A sostenere la necessità di condurre con attenzione e forza quello che si preannuncia come un processo comunque complicato, anche Matteo Ceruti, l’avvocato delle Mamme no Pfas, Enrico Varali, il legale di Legambiente, ed Edoardo Bortolotto, che rappresenta sodalizi come Medicina democratica. Una tesi che vedeva concordi gli avvocati delle varie istituzioni, dalle Regioni ai Comuni, che si sono costituiti nel processo. •

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