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Associazione familiari vittime della strada

«Tutti ci aspettavamo l’arresto per la morte di Madhia. Che messaggio stiamo dando?»

Preghiere, fiori, in ricordo di Madhia Rahmad da un ubriaco al volante (MARCHIORI)
Preghiere, fiori, in ricordo di Madhia Rahmad da un ubriaco al volante (MARCHIORI)
Preghiere, fiori, in ricordo di Madhia Rahmad da un ubriaco al volante (MARCHIORI)
Preghiere, fiori, in ricordo di Madhia Rahmad da un ubriaco al volante (MARCHIORI)

Per oltre dieci anni è andata avanti e indietro in treno da Verona a Roma per caldeggiare una modifica al codice penale, per fare sì che venisse istituito il reato di omicidio stradale. Patrizia Pisi, la presidente dell’Associazione familiari vittime della strada, 14 anni fa ha perduto suo figlio, Alberto, nello stesso modo in cui è stata uccisa Madhia Rahmad, 29 anni, che abitava in Borgo Venezia. Alberto era su un marciapiedi ed è stato investito da un automobilista ubriaco.

«All’epoca non era previsto dal codice il reato di omicidio stradale, e per dieci anni abbiamo fatto avanti e indietro da Roma per sollecitare un inasprimento. Oggi rivivendo quella tragedia mi domando come sia stato possibile che il magistrato di turno non abbia disposto l’arresto, non è ammissibile che davanti ad un fatto simile non si decida per quello, o per un’altra misura cautelare», dice Pisi. L’omicidio stradale è un autonomo reato colposo, una fattispecie a sé, con la cui istituzione il legislatore ha inteso scindere le ipotesi di omicidio colposo disciplinato dall’articolo 589 del codice penale dall’ipotesi di omicidio colposo “stradale”.

La normativa prevede tre ipotesi. Per quella base la pena è da 2 a 7 anni, la morte è stata causata violando il codice della strada; quella intermedia ha una pena da 8 a 12 anni, per chi provoca la morte di una persona sotto effetto di droghe o in stato di ebbrezza grave (con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro); e quella più grave per cui si prevede la reclusione da 5 a 10 anni se l’omicida si trova in stato di ebbrezza più lieve (tasso alcolemico oltre 0,8 grammi per litro) o abbia causato l’incidente dopo condotte pericolose (eccesso di velocità, inversioni a rischio, guida contromano, ecc.).

«La legge dice che l’arresto è facoltativo, e questo dovrebbe forse essere tolto. L’arresto dovrebbe essere obbligatorio», dice Pisi, «anche se mi rendo conto che alla direttissima del giorno dopo la persona potrebbe essere rimessa in libertà in attesa del processo, o posta ai domiciliari. Ma il provvedimento darebbe una risposta ad un senso di giustizia che noi tutti ci aspettiamo. Avrebbe anche un risvolto educativo, altrimenti il messaggio che passa è: mi ubriaco, ammazzo qualcuno, ma tanto resto libero fino a quando ci sarà il processo, i diversi gradi di giudizio e avanti. Io non conosco il giovane che ha ammazzato la ragazza, non ce l’ho con lui, ma questa non è la giustizia che si aspettano i familiari delle vittime».

Intanto la polizia locale sta terminando il fascicolo per il pubblico ministero inquirente, Alberto Sergi. Per l’automobilista si prospettano una serie di reati, dall’omicidio stradale aggravato, all’omissione di soccorso.La Locale sta visionando i filmati delle telecamere. Quegli scorci di vita prima della morte. Facile immaginare Madhia che cammina, così come ha raccontato l’amico Nicolò, sopravvissuto all’auto impazzita. Facile immaginarla mentre cammina e chiacchiera gesticolando, racconta, sorride, con quella voglia di vita di chi non immagina di avere ancora solo pochi attimi di respiro davanti. E poi quei fari davanti a lei, che forse non avrà nemmeno fatto a tempo a chiedersi che cosa stesse succedendo. Sbam. Nero. Fine. E quell’auto che continua ad andare avanti, piegata su un lato, le ruote destre distrutte fino alla pattuglia della polizia Locale

Alessandra Vaccari

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