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Il tema

Settimana corta a scuola, è braccio di ferro: «Decida il Governo» / VOTA IL SONDAGGIO

Studenti all'uscita del liceo Scipione Maffei
Studenti all'uscita del liceo Scipione Maffei
Studenti all'uscita del liceo Scipione Maffei
Studenti all'uscita del liceo Scipione Maffei

 

La riflessione sull’ipotesi della settimana corta negli istituti superiori della città avviata dalla Provincia scaligera prosegue. Da un lato la Regione sembra accelerare dall’altro il fronte dei dirigenti scolastici solleva parecchie perplessità. 
La posizione più diffusa, però, è che solo il Governo possa avere potere e autorità per prendere la decisione fin da subito e far chiudere le scuole il sabato. I dirigenti scolastici, infatti, non trovano corretto che la scelta sia rimandata al singolo. 
Del resto anche a livello regionale si invoca una decisione nazionale e univoca, di contrasto a un caro-energia che interessa tutto lo Stivale.
L’assessore regionale all’Istruzione ha avuto parole decise: «Se la settimana corta riduce la spesa pubblica, facciamola!» e ha fatto appello alla responsabilità collettiva.

 

SETTIMANA CORTA: FAVOREVOLE O CONTRARIO? VOTA IL NOSTRO SONDAGGIO


Tavoli provinciali «Ci dobbiamo incontrare a livello regionale e sono già in corso dei tavoli provinciali per un confronto con le realtà territoriali», dice Carmela Palumbo, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, che oggi sarà impegnata in una conferenza di servizi con i dirigenti veneti, per confrontarsi anche sull’aspetto sanitario e della ventilazione in classe, in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico.
«La settimana corta sicuramente non sarà né possibile né necessaria da subito, visto che solo da ottobre si avviano gli impianti di riscaldamento», fa notare. 
«Su base volontaria ogni scuola è libera di muoversi in autonomia, ovviamente dopo un confronto con gli organi collegiali e i genitori, ma se si dovesse intervenire in un’ottica emergenziale, al momento non proclamata a livello nazionale, le cose ovviamente cambierebbero. Dovremmo dare una risposta immediata come è avvenuto per la pandemia».
La gamma delle possibilità adottabili dal Governo per arginare le spese per il gas in ambito scolastico è varia, come pure sono molteplici gli scenari per ogni plesso.
«Nei contesti cittadini medio grandi le dirigenze sono più orientati alla settimana corta», continua Palumbo. «Nelle scuole di paese, anche in relazione alle attività lavorative dei genitori, sembra invece risultare più funzionale la scuola distribuita su 6 giorni. Almeno un quarto della regione ha già programmato la didattica su 5 giorni da parecchi anni, ma se non lo hanno ancora fatto tutti è perché fare incontrare le esigenze familiari e scolastiche non è sempre facile e scontato».

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Il classico Maffei Sul nostro territorio la settimana corta è vista come meno efficace per l’apprendimento dei giovani studenti del liceo classico Maffei. «Qualche anno fa ci fu una lunga discussione sul tema, dopo che dalle famiglie emersero le prime richieste perché i ragazzi frequentassero fino al venerdì», ricorda il dirigente, Roberto Fattore. 
«Si era valutato che la settimana corta avrebbe potuto essere realizzata su classi singole, in base alle domande, e comunque solo per il primo biennio».
E prosegue spiegando che: «Non si è mai raggiunto un numero tale da fare attivare il provvedimento e non si è più tornati sul tema. Le valutazioni che portano a privilegiare la presenza nei 6 giorni sono prettamente didattiche. Nel nostro liceo non ci sono attività di laboratorio che rendano l’apprendimento più dinamico, e comprimere 33 ore in aula su 5 giorni andrebbe a discapito dell’apprendimento e dell’organizzazione dei compiti. Naturalmente sulla spinta delle necessità effettive ci si adatterebbe all’emergenza con senso civico e per il bene collettivo. Se la scelta fosse però relegata a ogni singola scuola, sarebbe l’esito di un passaggio con il consiglio dei docenti e di istituto e tutti gli organi collegiali della scuola».
Lo scientifico Fracastoro Al liceo scientifico Fracastoro, metà delle classi svolgono già la settimana corta da tempo. «Non si tratta di una scelta astratta ma del risultato di un percorso condiviso tra docenti e famiglie», mette in chiaro il dirigente, Luigi Franco. «Il decisore politico non può delegare ai singoli una scelta che riguarda l’intero Paese. Il risparmio energetico va calcolato sull’Italia, non su Verona soltanto e per le scuole sarebbe complicato rivedere quanto dichiarato ai genitori definendo un orario in base a un preciso progetto didattico».

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Il vicepresidente della Provincia, David Di Michele, a questo proposito ribadisce l’urgenza di una direttiva chiara che parta dall’alto.
«Siamo stati i primi a lanciare l’idea e altre province, come Padova, si stanno muovendo in questa direzione», evidenzia. 
«Stiamo spingendo perché sappiamo che quella della settimana corta può essere un’ipotesi percorribile già da questo anno scolastico, ma è evidente che dovrà esprimersi il Governo. Dobbiamo avere risposte entro i tempi tecnici necessari per organizzarci, senza trovarci improvvisamente a gennaio o febbraio nell’emergenza. 
Le risorse risparmiate si possono reimpiegare su progetti formativi ed educativi come già fatto con il progetto di rigenerazione dei banchi scolastici in contrasto all'impatto ambientale, in cui siamo stati pionieri. In tanti Paesi europei c'è già la settimana corta, anche per favorire il sabato come giornata in cui stare insieme alle famiglie, ma se non si riuscisse a modificare la didattica in tempi brevi un’altra soluzione potrebbe essere quella di adottare la didattica a distanza solo il sabato mattina».

Chiara Bazzanella

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