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La giovane morta in Baviera

Parla la mamma di Lucia Raso: «La versione del fidanzato non mi aveva mai convinto, c'era qualcosa di strano»

Lucia Raso e i suoi genitori
Lucia Raso e i suoi genitori
Lucia Raso e i suoi genitori
Lucia Raso e i suoi genitori

«Anche noi stiamo svolgendo attività utili alle indagini sulla morte di mia figlia. Quali? Mi dispiace ma per il momento non le posso dire niente».
La mamma di Lucia Raso, Xenia Maria Sonato, parla il giorno dopo la diffusione della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del fidanzato della trentaseienne, Christian Treo con l’accusa di omicidio. La giovane è morta il 23 novembre 2020, cadendo dalla finestra al primo piano del palazzo a Landshut in Bassa Baviera in circostanze sulle quali sta indagando la procura di Verona. Lucia Raso era partita quel fine settimana dalla stazione di Porta Nuova per andare a trovare il fidanzato che lavorava come pizzaiolo in un ristorante italiano della città tedesca. «Dopo questo passo della procura, spero che ora si dia un nuovo impulso alle indagini», continua la mamma di Lucia.


Si aspettava l’incriminazione di Christian Treo?
«Avrei sperato che avvenisse molto prima».
Perchè?
«Fin da subito, avevo capito che c’era qualcosa di strano nella morte di mia figlia».
Non l’ha convinto il racconto reso da Christian a giornali e tivù?
«Ha raccontato che era in stanza con lei quando si è inginocchiata sul davanzale della finestra. Poi lui è uscito. È rientrato in camnera e l’ha vista cadere. Ma chi può credere ad una versione del genere? Dice tante cose senza fondamento».
Ce ne sono altre?
«Ha anche detto anche che non poteva avvisarmi della morte di Lucia subito dopo la tragedia perchè gli era stato sequestrato il cellulare. Ma io penso che poteva incaricare qualcun altro di informarci della fine di mia figlia. Sapeva dove abitavamo. Era venuto qui a casa nostra con Lucia che in quel periodo era tornata a vivere con noi».
Forse era un molto scosso alla luce della tragedia appena avvenuta.
«Capisco lo stato smarrimento in quel momento ma avrebbe dovuto trovare un modo per avvisarci. Ha telefonato, invece, i suoi genitori che si sono precipitati in Germania. Ma sarebbe toccato a noi correre a Landshut».
Signora, ha mai saputo di dissidi tra Lucia e Christian? Le ne ha mai parlato sua figlia?
«Mia figlia aveva un carattere molto solare, lui, invece, era più chiuso. Si conoscevano solo da un anno».
Non la considerava una storia seria?
«Pensavo che la relazione fosse passeggera tanto più che lui pochi mesi prima si era trasferito in Germania».
Ma in famiglia vi siete fatti un’idea di cos’è successo la sera del 23 novembre 2020 in quella casa di Landshut?
«Me lo chiedo tutti i giorni. Non capisco cosa ci facesse mia figlia vicino alla finestra aperta per di più in inverno con una temperatura così bassa. Non credo proprio che sia caduta da sola». 
Allora la colpa della sua morte è di Christian?
«Non accuso nessuno».
Ha mai parlato con Treo nei giorni dopo la tragedia?
«Sì una volta e mi ha dato la versione già ripetuta a «Chi l’ha visto» e agli altri giornali che le ho già riferito senza mai convincermi». 
E i famigliari di Treo si sono mai fatti sentire?
«No anche se abbiamo organizzato un paio di eventi per ricordare Lucia di cui uno alla Gran Guardia nel giorno di Santa Lucia del 2020». 
Lo ritiene strano?
«Se la morte di mia figlia fosse stata provocata da un incidente, avrebbero dovuto comportarsi in modo diverso, non crede?». 
Una condotta anomala, quindi.
«Non capisco proprio perchè non si siano fatti vivi fino ad oggi. Che cosa pensavano? Che non reagissi per conoscere tutta la verità sulla morte di mia figlia?». 
Che arriverà dall’eventuale processo se mai si farà visto che siamo ancora nella fase delle indagini. 
«Restiamo in fiduciosa attesa dell’attività della procura».
Si costituirà parte civile nel processo, se ci sarà, a carico di Treo.
«Sì certo. In questa vicenda, ognuno si deve prendere le sue responsabilità». 

Giampaolo Chavan

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