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Il caso

Nuove figure nelle case di riposo, infermieri e operatori in rivolta

L’ Osss con tre S, come operatore sociosanitario specializzato. È la figura con la quale la Regione intende tamponare la mancanza di infermieri nelle case di riposo. L’idea è passata anche in Commissione Sanità a Venezia in questi giorni, ma già scatena le proteste sia degli Oss sia degli infermieri. La Regione prevede un percorso di formazione di 400 ore per formare 510 operatori sociosanitari con competenze di ambito infermieristico e compiti esecutivi a supporto degli infermieri. «Così potranno dare una mano nelle case di riposo», ha detto ieri al nostro giornale l’assessore regionale alla sanità, Manuela Lanzarin. Proprio dalle case di riposo, infatti, durante la pandemia, c’è stata una fuga di infermieri.

Cortocircuito Ma le strutture private sarebbero anche le uniche a poter usufruire di questa figura perché questi Osss non sono inquadrati come figure professionali nel sistema sanitario nazionale. Proprio da qui parte la protesta degli operatori sanitari, la cui sigla sindacale Migep chiede le dimissioni del ministro Speranza per aver «abbandonato l’Oss». «La Regione supera la normativa nazionale che regola la nostra professione con le sue 15 competenze, prevedendone 20 infermieristiche. E il ministro cosa fa? Gli Oss lavorerebbero sotto il rischio continuo di denunce penali per abuso di professione perché non abilitati dallo Stato a svolgere funzioni che impone la Regione», spiega Angelo Minghetti, di Migep che sottolinea la mancanza di inquadramento giuridico e contrattuale a tutela degli Oss che si sobbarcherebbero una mole di lavoro oltre le loro competenze e senza scatti salariali. «Non bastano 10 ore di farmacologia. Così si mette a rischio l’operatore e anche l’utente che si trova personale non preparato per determinate mansioni», continua Minghetti. «La Regione risolve così il problema della carenza di infermieri senza, tra l’altro, aprire a nuovi operatori, perché quelli specializzati sono gli stessi che lavorano oggi nelle case di riposo. Saranno sfruttati e non riconosciuti contrattualmente ed economicamente. Schiavi in un sistema che non vuole riconoscere il loro valore, pur avendo rischiato la vita durante la pandemia». Migep chiede al ministro di bloccare il provvedimento regionale e di aprire una discussione su come legalizzare questa figura secondo meccanismi giuridici, economici e normativi. «Proponiamo la specializzazione di 1.600 ore per garantire qualità formativa all’altezza».

Infermieri Secondo Migep, inoltre, «si svende la figura dell’infermiere». E qui interviene Nursing Up, sindacato degli infermieri: «Non si può delegare a personale di area tecnica una mansione sanitaria», spiega Guerrino Silvestrini, segretario regionale della sigla. «Il sistema tampone di spostare competenze non è una strada sicura. Si rifletta piuttosto sulla mancanza di posti universitari infermieristici e di attrattività remunerativa. Non è pensabile», conclude, «sopperire alla carenza infermieristica strutturale, riformulando la formazione di personale con qualifiche di base differenti. Creare figure sostitutive, che non hanno esperienza e qualifica, genera un vuoto assistenziale». «In Veneto mancano 4.100 infermieri», aggiunge la consigliera regionale Anna Maria Bigon (Pd), vicepresidente della commissione Sanità. «Tuttavia il problema non si risolve con un corso aggiuntivo degli Oss che diventerebbero responsabili per attività superiori rispetto a quelle previste dall’accordo nazionale del 2003. Ci sono nodi da risolvere che di fatto impedirebbero alle strutture pubbliche di avere nell’organico questa figura, perché gli Osss non sono inquadrati come figure professionali nel sistema sanitario nazionale. Servirebbe, quindi, una riforma professionale. Meglio aumentare il numero di accesso alla facoltà di scienze infermieristiche e ai corsi Oss». .

Maria Vittoria Adami

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