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I DUE FRONTI: ROMA E VERONA

«No» di Sboarina a Tosi, ma Salvini e Meloni insistono: «Bisogna trovare un accordo»

La linea dei leader nazionali non molla sull’intesa, ma gli esponenti locali fanno scudo
Sboarina in piazza San Zeno dopo l'annuncio del «no» all'apparentamento con Tosi (Marchiori)
Sboarina in piazza San Zeno dopo l'annuncio del «no» all'apparentamento con Tosi (Marchiori)
Sboarina in piazza San Zeno dopo l'annuncio del «no» all'apparentamento con Tosi (Marchiori)
Sboarina in piazza San Zeno dopo l'annuncio del «no» all'apparentamento con Tosi (Marchiori)

Roma locuta, causa finita? Cioè «Roma ha parlato, causa definitivamente chiusa»? Al contrario, per Verona. Già, perché i vertici romani di Fratelli d’Italia e della Lega spingevano affinché Federico Sboarina accettasse la disponibilità di Flavio Tosi con Forza Italia di apparentarsi, al secondo turno. Ma Sboarina non ha accettato. Ma Roma ci riprova.

E la causa resta aperta, fino alle 14 di domenica termine ultimo per eventuali apparentamenti? Al momento non ci sono elementi per dirlo. Anzi, la partita sembra chiusa. Però ieri, in concomitanza con la conferenza stampa di Sboarina, in piazza San Zeno, arrivavano note di agenzia di Matteo Salvini, leader della Lega, e di Giorgia Meloni, presidente di FdI, il partito del sindaco, ancora per spingere sull’accordo. Proposto da Tosi d’intesa con Silvio Berlusconi e Antonio Tajani, di Forza Italia. «La Lega è convinta sia interesse dei veronesi che il centrodestra sia unito: l’auspicio di Matteo Salvini è un accordo tra Sboarina e Tosi per non consegnare la città alla sinistra», dicevano fonti nazionali della Lega. «Appoggiamo Sboarina, ma riteniamo utile l’accordo con Tosi».

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E anche da FdI sono partiti messaggi: «In vista del ballottaggio di Verona i vertici nazionali di Fratelli d’Italia, analogamente a quanto dichiarato per le altre città, impegnate nel secondo turno elettorale, hanno dato mandato a tutta la classe dirigente di FdI veronese e veneta, di adoperarsi in ogni modo affinché si determini nella migliore forma possibile, la sostanziale unità delle forze politiche di centrodestra, che è quanto auspicano tutti gli elettori alternativi alla sinistra», afferma una nota del partito di Giorgia Meloni. E Ciro Maschio, deputato e coordinatore provinciale di FdI, ieri diceva che «FdI ha sempre lavorato per l’unità delle forze del centrodestra nella migliore forma possibile, come auspicato dagli elettori alternativi alla sinistra». Ma aggiungeva un nuovo dettaglio, con riferimento alle trattative: «Non eravamo contrari a priori anche all’apparentamento. Il sindaco Sboarina ha ritenuto di non accettarlo anche per ragioni tecniche legate alla legge elettorale. In ogni caso condividiamo l’appello a coinvolgere il centrodestra e a condividere con tutto il centrodestra il programma e la squadra della prossima amministrazione. Ora lavoriamo per vincere e non consegnare Verona alla sinistra giallorossa nascosta dietro a Tommasi».

Parole diverse, tutte quelle precedenti, da quelle emerse anche ieri in piazza San Zeno, a margine dell’annuncio del sindaco di non aver voluto apparentamenti. «Noi abbiamo fatto una scelta di portare avanti la voce dei cittadini veronesi», dice Daniele Polato, consigliere regionale di FdI, ex assessore, arrivato secondo tra i candidati di FdI al Consiglio con 634 voti. Lui aveva detto no a Tosi, «per salvare la dignità». «Siamo consci che la maggioranza dei veronesi è di centrodestra e che dobbiamo batterci con la sinistra, ma siamo comunque disponibili a confrontarci su programma e iniziative e lo siamo anche in Provincia e Regione», aggiunge, «ma per rispetto degli elettori come nel 2017 abbiamo evitato apparentamenti e ipotesi di spartizioni di ruoli».

Nicolò Zavarise, commissario provinciale della Lega, assessore uscente, primo degli eletti della Lega con 452 voti, si limita a dire che «la nostra priorità è il ballottaggio del 26 giugno e stiamo lavorando per portare la gente a votare». Netta, invece, la posizione di Nicola Spagnol, assessore uscente, di Verona Domani. «Condivido la scelta del sindaco Sboarina», spiega. «Il mio povero papà mi avrebbe detto “schiena dritta e avanti”. Io tengo la schiena dritta e vado avanti a fianco ancora del sindaco Sboarina, prima di tutto un signore, coerente con la città». I nodi del centrodestra non sembrano sciolti del tutto.•. 

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Enrico Giardini

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