<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
CON L’ACQUA ALLA GOLA

Le piscine rischiano il collasso: «Troppe spese e incassi ridotti»

Luce e riscaldamento alle stelle, materie prime aumentate. E ora lo spettro della siccità
Una gestione difficile Una manifestazione sportiva a Le Grazie
Una gestione difficile Una manifestazione sportiva a Le Grazie
Una gestione difficile Una manifestazione sportiva a Le Grazie
Una gestione difficile Una manifestazione sportiva a Le Grazie

Luce e riscaldamento, materie prime e ora anche l’acqua: i costi di gestione delle piscine sono cresciuti in modo esponenziale. I prezzi di ingressi e abbonamenti, per lo più, sono rimasti invariati. E la situazione sta diventato gradualmente insostenibile, complice anche il preoccupante quadro di siccità cronica che sembra destinato ad aggravarsi ulteriormente.

 

Leggi anche
Acqua, Verona tra le città meno care. Ma qui il costo è aumentato di più

 

Il nodo delle tariffe

Le piscine in città sono in grave sofferenza. Un problema che, con differenti gradi di criticità anche a fronte della disponibilità di acqua, si ripropone in tutta la Regione. I privati provano a ritoccare le tariffe, in percentuale comunque minore rispetto ai rincari. I centri convenzionati con il Comune, che a Verona rappresentano la quasi totalità delle strutture, non possono nemmeno ricorrere a quello avendo un tariffario imposto, tra l’altro fermo al 2013.

E fanno i conti anche con il caro vita, che ha portato tanti veronesi a tagliare il superfluo, a rinunciare alla nuotata in piscina per ripiegare sulla corsa all’aperto, a costo zero. Ciò che non conosce flessione, per ora, sono i corsi di nuoto destinati ai più piccoli: rinunciano i genitori che però non rinunciano a insegnare ai propri figli a nuotare, spiegano i gestori.

 

Spese raddoppiate

«Dal Covid in poi è stato un disastro dietro l’altro. Le spese sono tante, troppe: quasi il doppio rispetto al 2019. E gli incassi sono diminuiti: non possiamo mettere mano alle tariffe e aumentarle e dobbiamo ancora recuperare del tutto la clientela che c’era prima dell’emergenza pandemica. Alcuni non possono far fronte all'abbonamento: passano a salutarci, a prendere il caffè e ce lo dicono», spiega Roberta Francola, direttrice delle piscine Le Grazie, in Borgo Roma. L’acqua costa 2,20 euro al metro cubo.

La tariffa è quella ad uso pubblico, non altissima rispetto ad altre voci. Ma il consumo, con il continuo ricambio di cui hanno bisogno le strutture, è altissimo. «In alcune provincie, ad esempio a Rovigo dove c’è già anche un problema di disponibilità e qualità dell’acqua, si arriva a superare i tre euro e cinquanta al metro cubo. La situazione è destinata a peggiorare anche qui», analizza Roberto Cognonato, direttore responsabile del Centro Federale Castagnetti di viale Galliano e presidente regionale Fin, Federazione italiana nuoto.

 

Servizi a pagamento

E a incidere è anche il rincaro delle materie prime e delle sostanze chimiche utilizzate nelle vasche. L’ipoclorito ad esempio, ha segnato un più 40 per cento nell’ultimo periodo e ne servono migliaia di litri ogni pochi giorni. Per cercare di contenere le perdite, alcuni servizi sono stati messi a pagamento da alcuni mesi, come l’utilizzo delle docce e dell’asciugacapelli nei centri Monte Bianco di San Michele e a Le Grazie. Ma si tratta comunque di poca cosa. «Abbiamo riposto grande attenzione al risparmio energetico, efficientando gli impianti.

Per contenere i costi, la società si è indebitata, stiamo facendo enormi sforzi per mantenere standard e qualità del servizio, soprattutto considerando che le tariffe sono bloccate a un decennio fa. Ringraziamo i nostri clienti che ci sostengono altrimenti sarebbe un disastro completo», dice Andrea Campara, direttore delle Monte Bianco.

«Abbiamo avuto un’audizione in Regione a febbraio. L’emergenza siccità impatta ma ora stiamo facendo i conti con i rincari energetici: un impianto media costava intorno ai 150mila euro annui, ora la cifra è più che raddoppiata. Strutture medie e grandi possono superare i 500mila euro. È chiaro che con le tariffe convenzionate si tratta di imprese necessariamente non in grado di sopravvivere. Ai Comuni chiediamo di ritoccare le tariffe, quantomeno di adeguarle ai dati Istat. Comunque sarà un palliativo, è necessario cambiare modus rispetto agli anni del boom economico. Il pubblico deve sostenere i centri sportivi considerandoli pubblico servizio», aggiunge Cognonato.

L’alternativa è ben impressa a poche decine di metri dal centro federale: le piscine Lido, in completo abbandono e nel degrado da anni. I gestori ripongono molte aspettative sulla stagione estiva. Da metà maggio circa, se il tempo assisterà, apriranno i centri esterni. Per ora, non sono previste limitazioni. Le vasche saranno tutte perfettamente funzionanti e attive. «Siamo un polmone verde per questa parte di città, ci auguriamo che ancora una volta i nostri clienti ci sostengano. Abbiamo circa 800 iscritti, rispetto al pre-pandemia ne mancano circa 400 all’appello», chiude Francola.

Ilaria Noro

Suggerimenti