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Amministrative 2022

Verona al voto, qualche intoppo ai seggi e «nodo» scrutatori

Un seggio a Verona (foto Marchiori)
Un seggio a Verona (foto Marchiori)
Elezioni a Verona (Marchiori)

Dalle 7 di questa mattina e fino alle 23 i veronesi decisi ad esercitare il loro diritto di voto troveranno schierati, nelle 265 sezioni elettorali più le 16 speciali e le due sezioni covid predisposte negli ospedali di Borgo Trento e Borgo Roma, 281 presidenti alla testa di un «esercito» di 1.092 scrutatori. 

Alle 7 di questa mattina, però, non tutti i seggi erano funzionanti: il seggio 175 alle scuole Giuliari, in Borgo Roma,  ha aperto con un quarto d'ora di ritardo a causa di disguidi tecnici. Mentre in alcuni seggi cittadini si sono registrate code dovute all'alta affluenza di prima mattina.

 

Elezioni a Verona (Marchiori)

 

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SCRUTATORI (di Elisa Pasetto)

E anche sul fronte scrutatori, in tutta la città non è stato affatto facile far quadrare i conti. A venerdì alle 12, quando la Corte d’appello di Venezia ha passato ai singoli Comuni l’onere di reperire il personale per le operazioni di voto, mancavano all’appello a Verona città ancora 30 presidenti e una marea di scrutatori. Il Comune, in questi casi, scorre l’elenco dei sostituti per riempire le caselle vuote. Un lavoro proseguito venerdì fino a tarda sera e ripreso a pieno ritmo ieri, fino al pomeriggio inoltrato.

«Mi hanno chiamato oggi alle 14», afferma Gianluca Sterzi, 22 anni, studente di Economia. «Mi servivano soldi per l’estate, così mi ero iscritto alle liste elettorali per diventare scrutatore. Ormai non ci speravo più, invece... fortunatamente ero ancora disponibile». Nessuna emergenza particolare, fa sapere Palazzo Barbieri, che come extrema ratio in caso di necessità ha la possibilità di precettare i dipendenti comunali perché svolgano servizio al seggio. Procedura che, in questo caso, non è stato necessario attivare.

Fatto sta che la «fuga» dai seggi, fisiologica anche in altre tornate elettorali, si è palesata soprattutto ieri pomeriggio, quando alle 16, orario stabilito per l’insediamento dei seggi, sono stati in moltissimi a non rispondere alla chiamata dei rispettivi presidenti di sezione. Con il rischio che, senza il numero legale di scrutatori, le operazioni preliminari, dall’autenticazione delle schede all’apertura dei plichi sigillati, non potessero prendere il via. E così sono stati gli stessi addetti ai seggi a far scattare il passaparola tra mogli, parenti, fidanzate e amici. Come Giovanni Bertani, 24 anni, che in un’aula della primaria Provolo timbra le schede in tenuta da mountain bike: «Ero in sella, stavo per entrare nel bosco quando ho ricevuto la chiamata del presidente del seggio, mio conoscente. Mi ha chiesto un aiuto, dicendo che mancavano all’appello due scrutatori su cinque e mi sono precipitato qui».

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L’altra sostituta è la ventunenne Martina Cavaler Zanoni, reclutata seduta stante dal fratello, scrutatore nel seggio accanto. «Famiglie intere, riunitesi ai seggi all’ultimo minuto per tamponare l’emergenza. È stata chiamata anche la moglie del carabiniere seduto qui fuori, solo io ho fatto una decina di telefonate e per fortuna su dieci uno ha risposto sì», conferma Tiziano Rigo, presidente sempre alle Provolo. «È un problema più frequente alle elezioni amministrative e in particolare quest’anno, quando tantissimi che di solito si rendono disponibili per questa funzione sono candidati e dunque interdetti».

Ma non è la sola lettura. «È un lavoro massacrante, di responsabilità, bisogna essere molto precisi nella stesura dei verbali», spiega Brunella Spina, presidente di lungo corso. «In caso di errori si viene convocati e bisogna risponderne al Comune ed eventualmente in tribunale. Noi “storici“ ci destreggiamo, per i nuovi non è semplicissimo», tra plichi da leggere e procedure da organizzare. Conferma Simone Gelmini, conducente Atv, alla sua prima volta in veste di presidente all’istituto Cangrande di corso Porta Nuova: «C’è moltissima burocrazia, una marea di documenti da leggere e al momento ci manca ancora il segretario», racconta un po’ preoccupato a 45 minuti dall’inizio delle operazioni. «Speriamo che riescano a reperire lo scrutatore mancante», il commento di Alberto Franciosi, segretario del seggio accanto: «È una mancanza di rispetto e serietà per chi si è presentato regolarmente e che, così, è costretto a fare orari infelici.

Possiamo buttarci un po’ avanti, ma finché non ci sono tutti, il seggio non è ufficialmente costituito. Abbiamo attivato il passaparola, ma non è affatto facile costringere le persone a presentarsi così, su due piedi». «Soprattutto con compensi che non si aggiornano sulla base dell’inflazione e sono fermi da almeno una dozzina d’anni», assicura il suo presidente, con un’esperienza pluridecennale: 282 euro netti per i presidenti e 208 per gli scrutatori, più l’eventuale ballottaggio. Cifra lievitata, in questo caso, complici i cinque quesiti referendari. Un compenso sbandierato per convincere gli indecisi a trascorrere il weekend al seggio: «Inoltrate nei gruppi Whatsapp», l’ordine di molti presidenti, «il primo che si presenta lo prendiamo».

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