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Palazzo Barbieri

Fondazione Arena, Tommasi: «Noi pensiamo al campionato, altri hanno voluto una serata da protagonisti». Maschio: «Inadeguato»

«Mi preoccupa la posizione presa con la tessera politica in tasca, che poco ha a che fare con le prospettive a lungo termine di Fondazione»
La conferenza stampa
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La conferenza stampa

Il sindaco Damiano Tommasi ha deciso di intervenire in una conferenza, questa mattina, alla luce di quanto accaduto ieri in Fondazione Arena, nella lunga maratona che ha portato alla scelta di Cecilia Gasdia, sovrintendente uscente, il cui nome verrà proposto dal Consiglio di indirizzo della Fondazione Arena al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che dovrà nominarla.

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Una scelta che non ha certo messo d'accordo tutto, come invece auspicava il sindaco: la Gasdia è passata con i quattro voti dei consiglieri in quota a ministero, Regione Veneto, Camera di Commercio e Cattolica Assicurazioni-Gruppo Generali. I consiglieri in quota al Comune, in testa il presidente e sindaco Damiano Tommasi, hanno invece votato un altro dei due nomi presentati, Lyndon Terracini, australiano.

 

La conferenza

«Fin dal primo giorno siamo convinti che una Fondazione di questo tipo debba essere gestita da un sovrintendente di capacità manageriali e da un direttore artistico con capacità artistiche. Negli anni scorsi Gasdia era stata nominata direttore artistico e per un cavillo è diventata sovrintendente. Sono ancora convinto - ha ribadito Tommasi - che la Fondazione abbia bisogno di queste competenze, di queste due anime distinte. La nostra proposta aveva e ha questa proiezione: alzare lo sguardo oltre il muro di Verona, puntare a un ruolo internazionale ancora più marcato e dare maggiore respiro a questo ente."

I consiglieri in quota Comune avevano proposto Lyon Terracini "che poteva essere un sovrintendente con capacità manageriali internazionali in grado di dare respiro alla visione di un direttore artistico. E' stata una occasione persa. Forse. Perché chissà cosa succederà ora".

E poi su Gasdia ha detto: "Penso che ci siano altri modi per arrivare a questa decisione. Fino all'ultimo ho cercato di arrivare a un convergenza. E - ha proseguito - credo che un manager non possa che accettare un incarico dall'unanimità, e non arrivato, come invece è accaduto, da una maggioranza così risicata".

 

L'affondo politico

"Mi stupisce - ha detto Tommasi -  che il Ministero, che deve avere un ruolo di vigilanza sull'ente, abbia dato indicazioni sul nome". 

E poi aggiunge: "Mi preoccupa la posizione presa con la tessera politica in tasca, che poco ha a che fare con le prospettive a lungo termine di Fondazione. Il voto espresso", ha poi detto, "è dettato da indicazioni lontane da Verona: un consigliere di indirizzo ha espresso il nome ancora prima di ascoltare i candidati". 

 

La visione

"Il mio obiettivo - ha poi aggiunto - è dare una struttura che, così come è oggi, non è adeguata alle sfide dell'Arena. Abbiamo le Olimpiadi, i lavori che bisognerà fare sul monumento e che impatteranno sulle prossime stagioni, abbiamo il Centenario. La mia preoccupazione è che non stiamo scegliendo la squadra migliore"

E poi concluso: "Ho sentito in questi giorni la parola alleanza che in dialetto veronese si traduce in "carega", ma non per me. Non è questa la traduzione per quanto ci riguarda. Le alleanza si costruiscono su qualità, pianificazione, sull'idea di città che vorremmo". 

 

"Noi giochiamo il campionato, altri avevano solo una serata per essere protagonisti"

"E' doveroso da parte mia, in quanto presidente - ha aggiunto Tommasi - far capire che quell'ente non è di chi non è di Verona. Abbiamo una responsabilità verso la città, le maestranze, la trasparenza. Quanto è accaduto è un'anomalia, il presidente legale di una realtà non può esserlo con un consiglio che fa scelte diverse. Questo va chiarito, ma la volontà di restare in Fondazione resta ancora di più. Forse la maggioranza in Consiglio di indirizzo non pensava al campionato, ma noi sì: saremo probabilmente gli unici che lo giocheranno tutto. Altri avevano solo la serata di ieri per essere protagonisti". 

 

Gli altri interventi

Di "un vulnus che ha precisi responsabili", parla Alessia Rotta, che ha aggiunto come, "numeri alla mano, i risultati dell'amministrazione Gasdia non sono stati così brillanti, con enormi tagli e anche proteste. Ricordiamoci che ci sono stati generosissimi contributi dallo Stato per supportare la Fondazione". Alberto Battaggia, consigliere comunale, ha aggiunto: "Siamo stupiti che la Camera di Commercio prima di ogni confronto su strategie e necessità di Fondazione, abbia scelto un nome: è stata una scelta politica, aprioristica. A ciò si è contrapposto un ragionamento complessivo del sindaco, l'analisi di profili più adatti a una visione internazionale per l'Arena". 

E poi Jessica Cugini, consigliera comunale: "La candidata non ha presentato un progetto di valorizzazione della Fondazione: questo spiega quanto si sentisse con le spalle coperte. La partita si era già giocata, nonostante la nostra volontà di arrivare a una convergenza: la partita era già stata scritta da Roma e da parte di chi gioca su più tavoli". Infine Pietro Trincanato, consigliere comunale: "E' stato un lavoro di lungo periodo iniziato appena dopo l'insediamento e che non è terminato come noi auspicavano. Siamo molto preoccupati: per una questione locale e per una dimensione nazionale".  Infine Trincanato ha messo l'accento sulla questione di metodo: "Ci troviamo di fronte a un sindaco, rappresentante legale della Fondazione, che ha proposto una via nuova e assodata nell'ambito dei grandi enti culturali. E gli hanno risposto che il nome doveva essere uno. La città l'estate scorsa ha chiesto una discontinuità col passato,. un modo nuovo di gestire la cosa pubblica: il sindaco ha lavorato aderendo a questo mandato, ma la risposta di un gruppo di potere autoreferenziale è stato un no secco". 

 

La replica del centrodestra

«Leggo», commenta il deputato di Fratelli d'Italia Ciro Maschio, delle dichiarazioni scomposte del Sindaco Tommasi e di alcuni del suo cerchio magico. Che confermano anche ex post l’inadeguatezza a gestire partite cosí importanti. Restando sulla metafora calcistica da lui utilizzata, direi che é come se alla vigilia dei Mondiali (il Centenario) Tommasi si fosse ostinato fino all’ultimo a voler lasciare negli spogliatoi il capocannoniere per mettere in campo delle riserve in quanto suoi amici. Se gioca tutto il “campionato” in questo modo, Verona rischia la retrocessione. Forse sarebbe il caso di esonerare l’allenatore prima che sia troppo tardi…».

Francesca Lorandi

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