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L’INTERVISTA

Bimbi con due mamme, parla Tommasi: «Noi dalla parte dei figli, i primi che bisogna tutelare»

Il sindaco e i due argomenti di stretta attualità: i figli delle coppie omogenitoriali e la violenza nella scuole
Damiano Tommasi Il sindaco affronta temi etici e sociali
Damiano Tommasi Il sindaco affronta temi etici e sociali
Damiano Tommasi Il sindaco affronta temi etici e sociali
Damiano Tommasi Il sindaco affronta temi etici e sociali

Dalla parte delle bambine e dei bambini. Sulla registrazione, nei Comuni, di figli di coppie omogenitoriali - già attuata nei Comuni di Padova e di Treviso, tema che sta facendo discutere il mondo politico e amministrativo, oltre che la società - l’Amministrazione comunale di Verona, guidata dal sindaco Damiano Tommasi, di centrosinistra, mette al primo posto i minori. Il tema è già stato affrontato anche nella giunta comunale.

Sindaco Tommasi, ma Verona farà come Padova?
Stiamo valutando e approfondendo. Il primo nostro obiettivo è tutelare le bambine e i bambini che già ci sono e che stanno venendo nel nostro territorio e hanno dei diritti da far rispettare. Quindi l’Amministrazione e lo Stato devono tutelarli al massimo e quindi trovare la modalità migliore per farlo. Ma c’è poi un altro tema.

Quale?
C’è un vuoto normativo da colmare, su questo fronte. E intanto sul territorio il problema va gestito nella maniera più concreta e pratica possibile. Quindi noi ci stiamo già mettendo in collegamento con altri sindaci, proprio per trovare un approccio rispettoso delle norme, per quanto lacunose, e poi lavorando per colmarla.

Che cosa state facendo?
Stiamo analizzando le varie situazioni che si vengono a creare, cercando di risolverle, in attesa di linee guida e completamento delle norme, che anche l’Europa ci chiede di colmare.

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Che cosa significa per voi colmare la lacune? E per arrivare dove?
La casistica è talmente variegata che non so neanche se si arriverà, caso per caso, a trovare delle risposte facendo delle semplificazioni. Sul campo comunque ci sono cittadine e cittadini. E in questo caso, come in tanti altri, si tende ad affrontare il tema pensando che si stia parlando di numeri o di cose. Invece stiamo parlando di persone, di sentimenti, di affetti, che vanno messi al primo posto, lasciando da parte le ideologie.

Quindi il suo approccio è pragmatico, su questo fronte che invece sta proponendo scontri di carattere ideologico?
Certo, partiamo dai bambini, nati in arrivo nel nostro territorio, e credo che se si parte da loro non si sbaglia mai.

 

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Passiamo a un fenomeno, il bullismo da parte dei ragazzini, che sta creando non pochi disagi anche nel Veronese. Come valuta questo problema?
Spesso è un sintomo e bisogna trovare la causa e l’obiettivo è quello di educare i ragazzi e, come diceva Sandro Pertini, più delle parole, valgono gli esempi. Noi invece siamo in una società in cui purtroppo la sopraffazione, l’insulto, il linguaggio offensivo, partono più dal mondo adulto che dai ragazzi, che ovviamente vivono un disagio che manifestano con il bullismo, magari. O con altri comportamenti sbagliati.

Rimedi?
Dobbiamo lavorare per evitare che l’altro non sia percepito come un oggetto di attacco o un bersaglio.

Che cosa può fare, concretamente, il Comune, su questo problema? E la sua in particolare?
Continuare a promuovere un linguaggio e un approccio e linguaggio, con discriminatorio, alla vita politica e sociale, che sia positivo e non di insulto e contrasto. Crediamo molto nelle attività dell’assessorato alle politiche giovanili per parlare ai giovani, incontrarli, e questo è all’approccio. Poi c’è il tema della vicinanza con le strutture scolastico e delle famiglie. Sono molto più preoccupato, però, degli adulti.

In che senso?
Nell’ultimo Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica abbiamo appreso che, per esempio, sul tema dell’educazione stradale, ma anche negli ospedali nei confronti dei medici, si riscontrano problemi, invece, da parte degli adulti. Problemi crescenti. Con comportamenti e linguaggi offensivi. Se questi sono gli esempi poi è dura parlare ai giovani e giovanissimi, perché questi sono incentivati dagli adulti.

Lei ha parlato di prevenzione, anzitutto, di educazione. Ma sul fronte dell’ordine pubblico, della repressione, del presidio del territorio, che cosa può fare l’Amministrazione comunale, con la Polizia locale e di concerto con tutte le forze dell’ordine?
Quando si parla di minori è innanzitutto necessario capire da quali famiglie provengono, ma per quanto riguarda la repressione di fenomeni come il bullismo, bisogna capire come un ragazzo è arrivato a certi comportamenti. Ripeto, bisogna curare le cause. Certo, la repressione per dare l’impressione di un presidio, di sicurezza, sicuramente conta, ma questa si fa anzitutto con la presenza di persone e l’occupazione degli spazi, con le attività sociali e sportive, che spesso si dimentica che siano anche presidi nei quartieri.

Che cosa comporta questo?
Sosterremo le società sportive, che non sono nate per formare campioni, ma per aiutare le famiglie nel formare i ragazzi. Per questo tengo molto alla mia delega allo sport.

Su questo fronte avete avviato anche una interlocuzione con le scuole?
Le scuole hanno già gli strumenti per gestire e affrontare questi temi e comunque non è giusto delegare alle scuole il compito di affrontare questi temi e di trovare delle soluzioni. Le scuole comunque sono agenzie educative che funzionano, che devono alimentare il dialogo con i ragazzi, ma penso anche a gruppi giovanili, parrocchie, che portano avanti un cultura del rispetto dell'altro. Sottolineo, il problema sono gli adulti, e anche la politica.

Enrico Giardini

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