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Mentre infuria il dibattito in Italia

In due comuni veronesi registrati bambini con due mamme: «Tutelare chi nasce è la cosa più importante»

I due comuni, uno governato dal centrodestra e uno dal centrosinistra, hanno trascritto le registrazioni di due bambini inizialmente registrati a Padova

È già realtà. Perciò occorre legiferare per evitare di «scaricare un problema enorme sull’anello istituzionale più piccolo che è il sindaco».
È il punto di vista trasversale alla politica che pongono i primi cittadini veronesi alle prese con la registrazione di bambini con due mamme o con due papà. Di recente la Prefettura di Milano ha recepito una sentenza della Corte di Cassazione che blocca le trascrizioni dei certificati dei figli di due padri nati all’estero con maternità surrogata e che indica che solo il genitore biologico va riportato sul certificato. Eppure gli escamotage ci sono e alla fine il nodo viene al pettine del sindaco.

 

I comuni veronesi dove sono state fatte le registrazioni

Come è accaduto a Sommacampagna e, poco dopo, a Mozzecane. Due amministrazioni di estrazione politica diversa alle prese con lo stesso problema e affrontato in egual maniera: «Per tutelare il diritto del bambino», dice il sindaco di Sommacampagna, Fabrizio Bertolaso, di una coalizione di centrosinistra. «Perché la società è questa e noi dobbiamo dare soluzioni ai cittadini», aggiunge il collega di Mozzecane, Mauro Martelli, di centrodestra. «Ma va colmato un vuoto normativo», dicono.

 

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La maggior parte dei Comuni non è incappata in questa situazione e non si sta attrezzando. Sommacampagna, invece, ha dovuto fare da apripista per registrare la figlia di due donne residenti, una donatrice dell’ovulo e l’altra partoriente. «Il certificato di nascita della bambina era stato registrato nel Comune di Padova che poi ha fatto la trasmissione degli atti a Sommacampagna. In tal caso non potevamo non recepire la documentazione», spiega Bertolaso. «Ci siamo consultati anche con la Prefettura».

 

Come si può registrare il figlio di due madri o due padri

Sono due le strade che due madri o due padri possono percorrere per registrare il figlio nel Comune di residenza: l’adozione speciale che richiede due anni oppure trovare una città che accetti l’iscrizione di bambini nati qui ma da gestazione surrogata o inseminazione artificiale tra coppie omosessuali effettuate all’estero (vietate in Italia). Padova lo ha fatto. «Abbiamo ricevuto da lì gli atti e li abbiamo trascritti perché il Comune non può esimersi. Tuttavia c’è un vuoto normativo e dobbiamo fare i tecnici con norme che non ce lo permettono», continua Bertolaso.

«Ci si deve muovere per la tutela di chi deve nascere. Se una coppia va in Spagna per avere un figlio in questo modo è una realtà e dobbiamo avere gli strumenti. Siamo anche davanti a un paradosso: non posso registrare un bambino, ma è concessa l’adozione speciale», conclude Bertolaso, che ammette di essersi trovato davanti a un caso complesso che va oltre tecnicismi e burocrazia: «Si parla di legame del genitore biologico. Ma qui chi è la mamma biologica? La partoriente o chi ha donato l’ovulo? Per chi crede è chi partorisce e custodisce l’embrione che è già vita. Per la legge è il Dna che però non è quello della partoriente. Ci ho ragionato molto, non è un problema banale anche dal punto di vista etico. Ma qui va risolta una situazione per il bambino che nasce: se un domani la coppia si separa il genitore biologico potrebbe non far vedere il figlio all’altro se non è riconosciuto, viceversa il non biologico potrebbe non garantirne il mantenimento. Il tema è tutelare il bambino».

 

Il «black out» del sistema

Così ha fatto anche Martelli rivolgendosi, per un caso analogo di due donne con il loro figlio, a Bertolaso e seguendo il suo iter: «Ci è giunto l’atto di nascita da Padova in cui si legge che il bambino è nato da A unita civilmente con B. E abbiamo trascritto l’atto perché ne abbiamo l’obbligo e perché quello di nascita è prevalente. Abbiamo però segnalato a Procura e Questura un black out del sistema informatico: c’è una casella in cui si specifica l’uomo e la donna genitore. Noi volevamo accontentare le due cittadine, ma non sapevamo che pesci pigliare. È un ginepraio e serve una norma perché si sta andando avanti a sentenze e ricorsi», conclude Martelli che non ne fa una questione etica o morale. «Abbiamo gestito la situazione amministrativamente. La società è questa, ci sono mille varietà, ognuno con la sua moralità. Abbiamo fatto anche diverse unioni civili, riconosciute dallo Stato che ora deve dare una normativa anche per colmare questa falla».
«C’è un vuoto normativo, così è delegata la parte più piccola, il sindaco, a muoversi», spiega l’avvocata Roberta Tedeschi, sindaca di Povegliano: «Non è un problema morale, ma quello di garantire pieno diritto ai bambini. Spero che da parte dei sindaci ci sia una presa di coscienza su un problema trasversale».

 

E nel Comune di Verona?

l sindaco di Verona Damiano Tommasi spiega: «Abbiamo l'obbligo di prendere in considerazione e difendere i diritti dei più piccoli e allo stesso tempo valutare i termini di legge previsti attualmente. C'è bisogno senz'altro di una normativa, che in questo momento è carente su questo lato, e sono convinto che le amministrazioni locali debbano essere allineate sulla posizione da tenere e sulla proposta da portare al più presto all'attenzione del legislatore».

Maria Vittoria Adami

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