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La donna uccisa e fatta a pezzi

Carol, avviate due collette per il funerale e per il figlio

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Carol Maltesi a Verona con il figlioletto
Carol Maltesi a Verona con il figlioletto
Carol Maltesi a Verona con il figlioletto
Carol Maltesi a Verona con il figlioletto

«Carissimi amici di Carol, stiamo facendo una raccolta fondi in modo che abbia un funerale dignitoso. Anche una donazione minima avrebbe tanto valore per noi e per tutti quelli che la amavano. Grazie di cuore dal suo papà». E’ il messaggio, straziante, postato su Facebook il 12 aprile da Fabio Maltesi per organizzare la «cerimonia d’addio» della figlia barbaramente ammazzata da Davide Fontana. È il messaggio di un uomo disperato che deve pensare a seppellire ciò che resta della sua «principessa» fatta a pezzi dall’uomo con cui aveva avuto una relazione e che, reo confesso, ha spiegato il movente dell’omicidio al giudice: «Lei era tutto per me, non potevo accettare di vivere senza».

Carol gli aveva comunicato, a inizio anno, che intendava lasciare Rescaldina (vivevano nella stessa palazzina alle porte di Milano) per trasferirsi nel Veronese dal figlioletto, affidato al papà. Significava per Fontana, che per lei aveva perso la testa tanto da separarsi dalla moglie, perderla definitivamente. E così, nell’ultimo loro incontro mentre giravano un video hard (la relazione sentimentale era durata poco ma i due continuavano a frequentarsi), l’ha colpita con un martello e l’ha ammazzata. Poi l’ha fatta a pezzi e ha conservato per mesi, nel congelatore di casa, i suoi resti, decidendo di sbarazzarsene solo dopo averla sfigurata così da renderla irriconoscibile: li ha gettati, dentro a 4 sacchetti dell’immondizia, in una scarpata di Borno nel Bresciano.

Fabio, il papà di Carol, stravolto dal dolore che racconta ogni giorno sui social dal momento del ritrovamento del corpo mutilato, sta ora organizzando il funerale e chiede aiuto «agli amici e a chi le ha voluto bene» perchè sia «degno»: si merita, almeno da morta, l’onore che non ha avuto da viva.

E gli stessi amici di Carol hanno risposto, facendo qualcosa di più. Hanno avviato l’altro giorno una seconda raccolta fondi sulla piattaforma online GoFundme indirizzata «al bambino di Carol, per il suo futuro», dato che «già così piccolo deve fare i conti con una tragedia che lo segnerà per tutta la vita». A parlare è Juan Caravella, l’organizzatore della colletta, nonchè «amico e collega di Carol». Con lui, a farsi promotori dell’iniziativa, anche la fidanzata Ginevra e il rapper Vito Shade. «Quando abbiamo visto che suo padre Fabio», spiega Juan, «ha chiesto aiuto per il funerale, l’abbiamo contattato e gli abbiamo dato tutta la nostra disponibilità sia per quello che per il bimbo. E’ il minimo che possiamo fare, era una ragazza stupenda che abbiamo conosciuto per lavoro e che è entrata subito nei nostri cuori, non uscendone più. Ha lasciato il segno e, per quel che possiamo, vogliamo che suo figlio abbia da parte nostra un po’ di sostegno». Juan è scosso, «non riesco a crederci, l’ho visto quello che l’ha ammazzata, la portava al lavoro, non ci ho mai parlato ma lei continuava a dire che voleva tornare a Verona per dedicarsi a lui. E che lavorava giusto per mettere da parte un po’ di soldi, quelli che da commessa non poteva certo guadagnare, per costruirsi un nuovo futuro con la sua creatura».

Un sogno di mamma diventato una condanna a morte. «Sì, è così», sospira Juan, «ha pagato a caro prezzo la sua sincerità e il suo desiderio di normalità. Adesso che i riflettori dei media si sono spenti, c’è da pensare alle “vittime collaterali“ di questa tragedia, che rimangono al buio, prima fra tutte questo piccolo. Ha bisogno di tutti noi e a lui è indirizzata questa raccolta fondi, per il suo futuro, per la sua vita». I soldi che verranno raccolti (ieri sera erano 3.242 euro) «andranno interamente al figlio di Carol, tramite il nonno Fabio Maltesi, con cui siamo in contatto», ha spiegato Juan, «chiunque vorrà aderire sarà aggiornato sulla pagina online della piattaforma intitolata appunto “Aiutiamo il figlio di Carol“ dove, con massima trasparenza, è registrato tutto. Alla fine diremo quando e come sarà consegnato il denaro raccolto». Juan non si dà pace: «Parlava sempre e solo del suo angioletto, sognava di mollare tutto per tornare da lui a Verona. Lavorava per quello». 

Camilla Ferro

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