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L'appello per maggiori restrizioni

Medici e infermieri di Verona scrivono a Zaia: «Quanti morti dobbiamo ancora contare?»

Medici e infermieri sfiniti, gli ordini scrivono a Zaia
Medici e infermieri sfiniti, gli ordini scrivono a Zaia
Medici e infermieri sfiniti, gli ordini scrivono a Zaia
Medici e infermieri sfiniti, gli ordini scrivono a Zaia

Appello accorato dei medici e degli infermieri di Verona a Zaia. E' tutto in una lettera inviata dai due rispettivi ordini al presidente della Regione Veneto in cui si chiede di «intraprendere misure di prevenzione attraverso l'introduzione di restrizioni più severe di quelle attuali, per riportare l'indice di contagiosità a un livello di maggiore controllo».

 

«Le singole voci», spiegano gli operatori della sanità scaligera, «sono diventate un coro, motivato dal fatto che in Veneto e specialmente a Verona non calano in maniera significativa i decessi né i ricoveri ospedalieri e in Terapia intensiva, e gli ospedali sono in difficoltà anche per quanto riguarda l'assistenza dei malati non Covid» .

 

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La situazione preoccupa i medici e gli infermieri, che da mesi lavorano spalla a spalla in prima linea e i presidenti dell'Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Verona, Carlo Rugiu, e dell'Ordine degli Infermieri di Verona, Franco Vallicella, scrivono: «È necessario intraprendere delle misure di prevenzione sanitaria attraverso restrizioni più severe di quelle attuali, al fine di riportare l'indice di contagiosità a un livello di maggiore controllo. Tutte le strutture ospedaliere di Verona e provincia sono in forte tensione e un ulteriore incremento dei casi diventerebbe insostenibile».

 

E proseguono: «Le condizioni di lavoro di medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari si sono fatte sempre più pesanti e il livello di resilienza è arrivato allo stremo. Le continue raccomandazioni ai cittadini di mantenere comportamenti responsabili sono state disattese, col risultato che il numero dei contagi aumenta quotidianamente e così pure il numero dei ricoveri. La Germania e altri Paesi del Nord Europa, con numeri nazionali inferiori ai nostri, si preparano a un lockdown totale, certamente consci dei risvolti economici negativi. Capiamo che il momento è delicato, ma proprio per questo, a nome dei medici e degli infermieri di Verona e provincia, chiediamo di riportare l'indice di contagiosità a un livello di maggiore controllo attraverso un inasprimento delle restrizioni, per garantire la tenuta del Sistema sanitario regionale e degli operatori stessi».

 

E concludono: «Siamo a metà dicembre e gli ospedali veronesi e i reparti Covid allestiti ex novo sono saturi», commenta Rugiu (OMCeO di Verona). «Si parla di terza ondata, ma la sensazione, avanti di questo passo, è che faticheremo a uscire dalla seconda. Se le raccomandazioni non sortiscono effetto, la Regione deve fare un passo in più per riportare la situazione a livelli di sostenibilità.

 

I medici si domandano: quanti morti dovremo ancora contare? Il Sistema sanitario è al limite, così come quello economico. Condizioni che non devono durare, affinché l'emergenza sanitaria non si trasformi in emergenza umanitaria». Aggiunge Vallicella (OPI di Verona): «Gli infermieri sono gli operatori di maggiore prossimità temporale e fisica al malato e lo testimoniano le percentuali di contagio pubblicate recentemente dall'Inail. Al 31 ottobre, tra gli operatori sanitari contagiati in Veneto oltre l'86% sono infermieri. Ora, in particolare, sono molto provati sia sul piano fisico che su quello emotivo, la prima ondata ha lasciato segni profondi e la seconda ne sta lasciando di peggiori. La resilienza che da sempre li caratterizza è messa a dura prova. Senza un aiuto da parte di istituzione e cittadini per contenere la diffusione del contagio e la conseguente necessità di cure e di assistenza, il rischio di non riuscire a dare risposte diventa concreto».

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