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I dati veronesi

L'esperto di curve statistiche: «Il virus è all’angolo, l'80% di vaccinati sta facendo effetto»

Una manifestazione in centro a Verona (Foto Marchiori)
Una manifestazione in centro a Verona (Foto Marchiori)
Una manifestazione in centro a Verona (Foto Marchiori)
Una manifestazione in centro a Verona (Foto Marchiori)

Un migliaio di attuali positivi al coronavirus e una trentina di persone in ospedale, di cui sette in terapia intensiva. La colonnina della mortalità concede una tregua di un solo decesso in quattro giorni, per un totale, da inizio emergenza, di 2.662 vittime. I numeri di Verona hanno imboccato la strada auspicata: «Il virus è all’angolo», spiega il biostatistico Massimo Guerriero, che da 20 mesi studia le curve pandemiche di Verona, comparandole a quelle nazionali e del mondo. 
E i dati lo confermano, se li confrontiamo con quelli di quanto accadeva nel momento più buio della pandemia. Il primo gennaio 2021 negli ospedali veronesi, al picco della terribile ondata innescata in autunno, c’erano quasi 700 persone di cui 87 in terapia intensiva e un numero di vittime più che raddoppiato in due mesi passando dai 649 di fine ottobre ai 1.690 del primo gennaio con picchi anche di 30-40 al giorno. In questi nove mesi e mezzo se ne sono aggiunte 971, ma la mortalità è andata via via attenuandosi, fino ad arrivare a zero o un decesso al giorno. Ad agosto, addirittura, per ben oltre una settimana Verona non ha contato morti.

«Ne vedremo ancora, tuttavia», continua Guerriero. «L’indice da monitorare nei prossimi mesi è quello della mortalità. Ma non è un dato insolito. Il caso piuttosto sono state quelle tregue estive». Le curve danno comunque buoni segnali che si allineano con quelli del Veneto e a livello nazionale. «Quello che vediamo è quanto avevamo auspicato. Ovvero che con l’aumentare del numero dei vaccinati sarebbero scese le curve. Così è: cala l’incidenza, il fenomeno si sgonfia e questo permette un tracciamento più efficace». Tutto questo, secondo il biostatistico, grazie al «grande ombrello dell’immunità di gregge». La copertura della popolazione con almeno una dose all’80 per cento è stata, infatti, raggiunta e superata. Ci sono ancora fasce d’età più scoperte di altre, anche se il Green pass ha dato un’accelerata soprattutto tra trentenni, quarantenni e cinquantenni. Questi ultimi hanno superato la soglia di sicurezza, mentre dai 50 anni in giù nessuna coorte ha raggiunto l’80 per cento. In due giorni, però, i ventenni hanno fatto un balzo raggiungendo il 79,4 per cento e i quarantenni sono al 77,5, pur con un ritmo della campagna vaccinale che nelle ultime settimane ha guadagnato un punto di percentuale risicato ogni sette giorni. Da oggi potrebbe vedersi, però, un’accelerata dettata dall’obbligo di Green pass per i lavoratori dal 15 ottobre. Restano da vaccinare 146.635 veronesi.
La copertura è comunque buona: non solo l’82,2 per cento della popolazione vaccinabile veronese ha almeno una dose, ma il 77,7 per cento ha completato il ciclo di vaccinazione: sono oltre 641.000 persone sulle 825.000 vaccinabili dai 12 anni in su. 
«Il virus è all’angolo, ma la partita non è finita», mette però in guardia Guerriero. «Giustamente si ritorna alla vita normale, sono state aperte le scuole, riaprono cinema, teatri e discoteche. Questo aumenta la possibilità di contagio. In più andiamo incontro alla stagione fredda. Quindi mi aspetto un piccolo colpo di coda, tuttavia non preoccupante. L’immunità di gregge si avverte: il grande ombrello della popolazione vaccinata fa da scudo anche per chi non ha voluto o non ha potuto vaccinarsi. La discesa delle curve è ben chiara e il 70-80 per cento dei ricoverati riguarda persone non vaccinate o alla prima dose». E si guarda anche a ciò che accade nel mondo dove i livelli di copertura variano da quelli più incisivi come quello italiano o europeo a quota 80 per cento, a quelli ancora deboli. «Il virus è ora questione di chi non vuole vaccinarsi», aggiunge Guerriero. «Anche se queste persone sono avvantaggiate dall’ombrello dei vaccinati». E c’è una curiosità che indirizza le attenzioni di scienza e statistica. «Sarà interessante vedere come si comporterà l’influenza stagionale», conclude. 
«Se continuassimo ad adottare le misure anticontagio come il distanziamento, l’igienizzazione delle mani e la mascherina nei luoghi affollati, riusciremmo a tenerla a freno come è accaduto lo scorso inverno. Ricordiamo che può provocare ottomila morti l’anno». 

Maria Vittoria Adami

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