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Ha 92 anni

Francesca, la nonna gialloblù. «L'Hellas mi fa alzare la pressione»

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La signora Francesca Bellini, supertifosa dell'Hellas Verona
La signora Francesca Bellini, supertifosa dell'Hellas Verona
Francesca, nonna tifosa dell'Hellas

Novantadue anni, e una fede che non vacilla per l’Hellas Verona. Ed è questa passione a far battere forte il cuore di Francesca Bellini, sanzenate da tantissimi anni, ma originaria di Merano. Talmente forte che l’holter pressorio che aveva addosso il 22 dicembre, ha registrato un picco di pressione giusto in occasione di Hellas-Fiorentina, con un goal di Lasagna al diciannovesimo.

A raccontare la storia di Francesca è il figlio Emilio. «Ho portato mia mamma dal medico di base per vedere i risultati delle analisi del sangue e dell’holter per la pressione arteriosa. La “nonna gialloblù“ ha 92 anni ed ogni tanto bisogna farle i controlli, anche se è molto in forma. La dottoressa guarda i documenti sanitari», dice Emilio Marcotto, «ritirati dal laboratorio. Analisi del sangue a posto, poi la dottoressa analizza i risultati della pressione registrati dall’holter». La dottoressa temporeggia un po’, poi prende coraggio e dice “Guardate…Vanno abbastanza bene ma…“. E lì scatta il panico. “Ma vedendo il risultato dell’holter, verso sera c’è un picco di pressione, sarà meglio tenerla sotto controllo“. A quel punto il figlio dice alla dottoressa: «Guardi che allegato all’holter c’è il foglio compilato da mia madre con le attività svolte nell’arco della giornata», evidenzia Emilio. «Ho ancora le lacrime agli occhi. Mia mamma scrive “22.12.21, ore 18.30.Hellas/Fiorentina“. Gol di Lasagna al 19esimo. Ed è giusto in prossimità del picco di pressione!». La dottoressa accetta la spiegazione, ma chiede alla signora di monitorare tre volte al giorno la pressione per ancora qualche tempo. Replica la signora Francesca: «Venerdì quando abbiamo giocato contro il Bologna, la pressione me la sono provata prima, sennò chissà dove schizzava! Comunque va bene, sa il rischio era di cambiare la terapia, invece non ce ne sarà bisogno».

Il calcio è il filo rosso che unisce tutta la sua vita. «Mio marito giocava a calcio nel Merano, l’ho conosciuto che avevo 14 anni e siamo sempre stati insieme. Giocava con la maglia numero 10, un numero importante. Poi ci siamo sposati, trasferiti a Verona, avuto quattro figli e la mia passione per il calcio e per l’Hellas è sempre stata tanta». Donna Francesca, oltre allo sbalzo pressorio da goal, vanta altri due primati. Il primo: lei è probabilmente l’unica che si è trovata il difensore Federico Ceccherini sul pianerottolo di casa per consegnarle la sua maglia autografata da altri compagni di squadra. «Ho un collega di lavoro toscano che conosce il babbo di Ceccherini e mi aveva detto che avrebbe fatto avere la maglia a mia mamma. Ma la cosa andava per le lunghe, così l’avevo risollecitato. Lui mi aveva detto che Ceccherini gliela voleva portare di persona. Avevo dato loro l’indirizzo, ma sottolineando che lei spesso non c’è. Abbiamo le nostre abitudini, va a trovare gli altri miei fratelli. E anche quel giorno, ero andata a prenderla a San Giovanni e stavamo tornando a San Zeno. Quando siamo arrivati a casa, arrivati all’ultimo piano ci siamo ritrovati Federico, con la maglia per lei, che scampanellava. Subito non lo ha riconosciuto, non se lo aspettava, poi ha iniziato ad accarezzargli la testa», racconta Emilio, e donna Francesca pronta: «All’epoca aveva le sfumature bionde».

Ma Francesca non è solo tifosa. E qui arriva il suo secondo primato: da 13 anni, batte il calcio di inizio della partita che i suoi familiari organizzano in occasione del suo compleanno, il 31 luglio. «Noi la chiamiamo el partion. È una partita che abbiamo iniziato a fare al cinquantesimo compleanno di uno dei miei figli e da allora, in occasione del mio, di compleanno, mettiamo assieme tutta la famiglia che diversamente vediamo soltanto in occasioni ufficiali, tipo matrimoni o funerali». «Intendiamoci, è una partita surreale», dice Emilio, «giochiamo tutti dai sette anni in su, ma è il modo di stare insieme e se non ci fosse la partita a fare da collante forse non ci sarebbe così tanta partecipazione». La signora Francesca è arzillissima: «Ho sempre fatto sport, e poi con quattro figli, lo sport lo fai a prescindere, ma anche adesso sono sempre in movimento. Allo Stadio per ovvie ragioni non vado da anni, ma non perdo una partita». «Un tempo l’ascoltavo alla radio, quando c’era Roberto Puliero che faceva la telecronaca, adesso guardo le tv locali, e ascolto sulla App che mio figlio mi scaricato, oppure vado a casa sua, che abita ad un centinaio di metri da me, e la guardiamo insieme». E se mamma e figlio non sono insieme scattano le telefonate: «Commentiamo la fine del primo tempo, la fine della partita, è un osservatore molto attento, mia mamma». E adesso è contenta della sua squadra del cuore: «Stanno giocando bene, sono felice, mi fanno agitare, ma ne vale la pena. Mi piace quando non fanno mielina, non alzano troppo i tiri, a me piace il gioco concreto», conclude con piglio.

Alessandra Vaccari

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