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A Bovolone

Abusi edilizi dal 1980: è caccia ai responsabili. Gli inquilini aspettano la sanatoria

Condominio Bovolone al centro delle polemiche
Condominio Bovolone al centro delle polemiche
Condominio Bovolone al centro delle polemiche
Condominio Bovolone al centro delle polemiche

La sorpresa di vivere in un complesso dove sono presenti abusi edilizi risalenti a 42 anni fa, l’hanno ormai digerita. Seppur a malincuore e con un salasso del tutto inatteso. Ora, gli occhi dei residenti del Condominio Primavera, situato ai civici 10 e 12 di via Venezia, sono tutti puntati sull'albo pretorio online del Comune di Bovolone per veder pubblicato il tanto atteso «permesso di costruire in sanatoria», che è costato complessivamente ai proprietari dei 12 appartamenti la bellezza di 51mila euro.

La sanatoria Si tratta, infatti, del permesso che sanerà un abuso commesso nel lontano 1980, in fase di costruzione dell'immobile, da una società per azioni, la Edil Maison spa, che oggi non esiste più, così come è deceduto anche il socio principale, un imprenditore edile della zona. Il complesso ha ottenuto l'abitabilità nel maggio del 1982, il che fa presupporre verifiche e controlli sulla regolarità dei lavori da parte dell'ufficio tecnico comunale, che a conti fatti sono stato tutt'altro che rigorosi e puntuali. L'abuso è stato scoperto casualmente un anno fa dal geometra di fiducia di un inquilino affittuario che intendeva acquistare l'appartamento nel quale viveva in locazione da qualche anno. È quindi scattato l’iter burocratico e legale, che ha costretto i proprietari degli alloggi a mettere mano al portafoglio e a pagare la sanzione entro lo scorso 30 maggio.

L’ultimo atto A questo punto, attendono il nulla osta per il rilascio del permesso. Il documento regolarizzerà finalmente l'immobile mettendo fine al capitolo dedicato alla sanatoria. Tuttavia, non è detto che si riesca ad individuare i responsabili dell'abuso o che si prosegua con un eventuale ricorso sui criteri adottati nel calcolo della sanzione. I condomini hanno pagato, loro malgrado, una quota pari a 4.300 euro ciascuno per un abuso commesso da terzi nei primi anni Ottanta. I condomini hanno deciso di raccontare la loro storia il giorno dopo il versamento della sanzione in un'unica rata. La loro narrazione si era conclusa con un inquietante ammonimento ai compaesani: «Attenti, oggi è toccato a noi, domani potrebbe capitare a voi».

Le reazioni «La vicenda», affermano i portavoce del condominio Mariagrazia Simone e Flavio Tondello, «ha destato curiosità e siamo stati contattati da due ex sindaci e anche da tecnici esperti in diritto urbanistico con i quali ci incontreremo per valutare meglio questa intricata vicenda. Sono tanti gli aspetti da chiarire, primo fra tutti i criteri adottati per quantificare la sanzione». Di certo, c'è che la difformità emersa è pari a 57 metri quadrati su un volume complessivo che sfiora i 1.270 metri quadri. La sanzione è stata calcolata sulla base di quando disposto dalla legge sull'equo canone (articolo 22 della legge 392/78), che fa riferimento al costo base di produzione per metro quadro di un’ abitazione civile. Gli uffici sono pervenuti alla conclusione che ogni metro aveva un costo pari a 680 mila lire, corrispondenti agli attuali 351,19 euro. Un valore quest'ultimo che moltiplicato per 57 ha portato a 20.300 euro. La somma è stata poi raddoppiata ed è stata ottenuta così la sanzione da pagare per l’aumento di superficie rispetto al progetto presentato e approvato. «La cosa che più mi fa arrabbiare è quando mi danno ragione», confida uno dei proprietari, «e ci hanno dato ragione tutti, ma a pagare alla fine siamo stati noi, nonostante qui ci sia una responsabilità di terzi. A questo punto direi non solo del costruttore ma anche dello stesso ufficio tecnico. Eppure non avevano scelta, era l'unico modo per disporre di un appartamento vendibile sul mercato immobiliare».

La sanatoria, dopo un anno che ha stravolto la vita dei condomini, permetterà di procedere con la compravendita dell'appartamento rendendo inoltre possibile anche l’accesso al bonus per sistemare la facciata.

Roberto Massagrande

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