<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Manifesto in cinque punti

Produttori e istituzioni firmano il «Patto per il made in Italy» proposto da L'Arena

Patto per il Made in Italiy - Casa Athesis

La promozione unica del vino made in Italy è considerata senza dubbio la priorità tra i cinque punti del Patto del Vinitaly, un manifesto a tutela del vino italiano proposto da L'Arena e sottoscritto in questi giorni dai più alti esponenti del governo, parlamentari e politici del territorio, ma anche da produttori di vino e rappresentanti di consorzi e associazioni di categoria. 

Manifesto in cinque punti Un patto composto da cinque punti: il documento impegna i contraenti a proteggere il vino made in Italy dalla contraffazione; a sostenere le imprese attraverso le risorse del Pnrr; a fare pressing per la revisione della Politica agricola comune (Pac), alla luce delle conseguenze della guerra in Ucraina; alla promozione unica del made in Italy e a difendere il vino in sede europea da misure come il nutri score o altri slogan inibitori dei consumi. 
Istituzioni, politici ed enti Dopo l'adesione del presidente del Veneto Luca Zaia, dell'europarlamentare Paolo De Castro, dei sottosegretari alle Politiche agricole e alla Salute, Gian Marco Centinaio e Andrea Costa, ieri è stata la volta del ministro del Turismo Massimo Garavaglia, della deputata Alessia Rotta, del presidente di Veronafiere Maurizio Danese e del direttore generale Giovanni Mantovani. 
A queste figure istituzionali, si sono aggiunti poi numerosi produttori del territorio e rappresentanti di consorzi. «Al momento l'urgenza è rappresentata dalla riforma della Pac, in quanto più impellente», è stato il commento del ministro Garavaglia, a margine della firma del Patto del Vinitaly. «Ma se si ragiona in termini strategici, la vera priorità tra questi cinque punti è la promozione unitaria del brand italiano, perché è solo così che si possono guadagnare grandi quote di mercato e maggiori margini per gli operatori». Non hanno dubbi nemmeno Danese e Mantovani che ritengono la promozione del vino italiano, inteso come sistema produttivo nel suo complesso, la via maestra per far crescere il settore: «È arrivato il momento di unire le forze, superando i campanilismi, perché i nostri competitor sono internazionali», sostiene Danese. Gli fa eco Mantovani, soddisfatto per i primi feedback sull'andamento del Vinitaly: «Se fosse una vendemmia, diremmo che è una buonissima annata: i risultati in termini di presenze sono molto buoni, superiori al 2019, al netto delle aree da cui non era possibile avere incoming, come ad esempio l'Asia».
Alessia Rotta, parlamentare veronese del Pd che ha sottoscritto i cinque punti del manifesto de L'Arena, ha sottolineato anche l'impegno del governo «a intervenire con un decreto prezzi per contenere il costo delle materie prime, non più sostenibili per le aziende». 

Leggi anche
Anche Veronafiere sostiene il patto a tutela del vino italiano


I produttori Ma chi vive in prima persona il mondo del vino, condividendone momenti di splendore e altri di maggiore incertezza, sono sicuramente i produttori, che hanno firmato il Patto del Vinitaly senza esitazioni. 
Nadia Zenato, responsabile marketing dell'omonima azienda, ritiene che il punto più importante sia sempre la promozione del vino made in Italy. «Dobbiamo renderci conto che abbiamo in mano delle eccellenze, da nord a sud. Siamo l'unico Paese ad avere così tanti vitigni autoctoni e denominazioni», sostiene Zenato. «È fondamentale, però, fare promozione insieme nel mondo: solo così si potranno ottenere risultati». 
Ne è convinto anche Riccardo Pasqua, Ceo di Pasqua Vigneti e cantine, che ha firmato a sua volta il Patto del Vinitaly. «Tutti e cinque i punti sono importanti, ma è la promozione unica del brand italiano che ci manca per battere i nostri cugini francesi», osserva Pasqua. «Il vino italiano ha grandi opportunità all'estero, ci sono intere “praterie da conquistare”, ma serve un'azione compatta, con uno stesso linguaggio e tono di voce». 
Per Marilisa Allegrini, presidente dell'omonimo gruppo, unitamente alla promozione del made in Italy, è fondamentale che vengano stanziati nuovi sostegni economici, anche tramite il Pnrr: «Le imprese del nostro settore hanno bisogno costante di investimenti per aggiornare i vigneti e gli impianti produttivi». 
Difesa dalla contraffazione Daniele Accordini, direttore generale della Cantina Valpolicella e Negrar, punta sulla promozione del brand italiano, ma anche sulla difesa dalla contraffazione e sui sostegni economici alle imprese. «Il nostro è un vino di successo: tutti cercano di emularlo e quindi dobbiamo proteggerci. Ma in questo particolare momento sono fondamentali anche gli aiuti al settore, perché viviamo un momento difficile con tutti i rincari delle materie prime e, in particolare per alcune denominazioni, si rischia una marginalità negativa». 
Per Sabrina Tedeschi, responsabile marketing dell'azienda agricola Tedeschi, la priorità è invece la lotta al nutri score. «Non si può pensare di paragonare il vino alle sigarette. In dosi moderate il vino fa bene e un'etichetta a semaforo rischia di fare controinformazione, rovinando parte della cultura e del patrimonio del territorio». 
Fausto Zeni, presidente di Zeni 1870 di Bardolino, evidenzia invece l’importanza di sostegni economici alle imprese: «Mai come in questo momento serve supportare le imprese nei loro investimenti. Nel post Covid e in questa difficile congiuntura i margini si assottigliano, quindi trovare risorse da destinare agli investimenti diventa sempre più complesso». 
Associazioni di categoria Ad aderire al Patto di Vinitaly sono stati anche i rappresentanti delle associazioni di categoria. 
Alex Vantini, presidente di Coldiretti, si scaglia a favore della difesa del made in Italy: «Occorre uno stop alla contraffazione internazionale, che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini e denominazioni che si richiamano all’Italia per vini taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale».
Lotta al «nutri score» Tra i punti più condivisi, anche la lotta al nutri score. Per Andrea Lavagnoli, presidente Cia, «la prospettiva di etichette che diano del vino un immagine negativa o non salutare è da rifiutare e correggere. Demonizzare il vino, inoltre, significa demonizzare la nostra cultura”. D'accordo su questo aspetto Paolo Castelletti, segretario generale Uiv: “L’uso e l’abuso di alcol sono due cose ben diverse. Ci stiamo impegnando percorrendo la via istituzionale e facendo pressione sui parlamentari europei. Inoltre stiamo mettendo a punto tecnologie nuove come la U-Label, per permettere al consumatore italiano e straniero di scegliere cosa e in che quantità consumare, diventando sempre più consapevole”. Oltre alla lotta al Nutriscore, secondo Giordano Emo Capodilista, vicepresidente nazionale di Confagricoltura, prioritaria è anche “la riforma della Pac, soprattutto sotto l’aspetto della produttività e della redditività del vino e di tutti gli altri comparti. Ambiente e agricoltura non sono in antitesi, ma vanno nella stessa direzione”. 

Manuela Trevisani

Suggerimenti