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Confindustria Verona

Verona città metropolitana nella regione del Garda

di Francesca Lorandi
francesca.lorandi@larena.it
La proposta del presidente Boscaini all’assemblea degli industriali veronesi: «Dobbiamo lavorare insieme su questo. La Marangona? Vorrei diventasse un’area vocata alla competenze magari con una sede dell’Iit»
Intervento Il presidente di Confidustria Verona, Raffaele Boscaini, ha aperto l’assemblea intervistato dal giornalista Matteo Caccia Fotoservizio Marchiori
Intervento Il presidente di Confidustria Verona, Raffaele Boscaini, ha aperto l’assemblea intervistato dal giornalista Matteo Caccia Fotoservizio Marchiori

«Verona città metropolitana». Ecco il progetto di visione di Raffale Boscaini per un territorio che ha le carte in regole per ambire a quello status: «È la città più grande del Veneto, conta 923mila abitanti ma anche 30mila studenti, molti dei quali ospiti, e poi 17milioni di presenze che ogni anno raggiungono la provincia facendole cambiare fisionomia e dimensione».

Il presidente di Confindustria Verona cala l’asso, e lo fa durante l’assemblea pubblica annuale, davanti a imprenditori ma anche politici e rappresentanti di enti, istituzioni, associazioni di categoria, seduti nelle prime file del grande salone allestito alla Pedrollo spa di San Bonifacio.

L’invito alla «corresponsabilità»

«Dialoghi» è il tema scelto quest’anno: un invito esplicito alla «corresponsabilità di tutti gli attori del territorio» che ha come obiettivo lo sviluppo di Verona. E Boscaini lo fa rimarcando il ruolo di Confindustria, che è quello di «uscire dai cancelli delle fabbriche perché questa associazione è sempre stata una voce autonoma e libera e può permettersi di sostenere le cause in cui crede, facendo politica ma fuori dai partiti». La sua visione prende piede dall’idea di area metropolitana, «per aprire la cinta muraria di Verona al mondo, avere facilitazioni amministrazioni e burocratiche, cambiare visione».

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E poi spingendosi più in là, oltre quelle mura, ha disegnato i confini di una regione che tanto ideale non è, esiste, ed è quella che si sviluppa intorno al Garda, «caratterizzata da una forte identità: si può così ragionare in una prospettiva Nord-Sud-Est-Ovest creando alleanze e legami forti. Una grande area», ha proseguito, «che diventerebbe terza in Italia per peso economico, attraverso un progetto capace di rendere questi territori più attrattivi. Insieme si può fare», ha aggiunto, rimarcando quell’appello al dialogo, alla corresponsabilità già lanciato negli anni scorsi con il progetto Verona2040.

Dialogo tra mondi diversi

Così l’idea di partenza dell’assemblea – un dialogo tra Arte Impresa Scienza e Tecnologia, mondi così diversi eppure così vicini e necessari gli uni agli altri – si è estesa diventando un invito al confronto tra tutti gli attori della società, della comunità. Per realizzare quella visione. È una visione rinnovata dell’impresa, quella proposta da Boscaini, che lui definisce «pop», «scrigno del dialogo tra mondi diversi, strumento di divulgazione di stimoli e ispirazione: ciò che mi ha affascinato delle grandi intuizioni è che la scienza e l’arte trovano una sintesi nei prodotti delle nostre imprese».

Da qui l’idea di proseguire sul palco dell’assemblea quel dialogo attraverso il confronto tra lo scultore Arcangelo Sassolino e Giulio Pedrollo, Ceo di Pedrollo Group. E ospitando poi Marina Geymonat, Head, Enterprise Data & Ai di Capgemini Invent e Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, che hanno accompagnato il pubblico a scoprire come la scienza proceda nelle sue scoperte e di come le innovazioni tecnologiche riescano ad entrare nelle organizzazioni per far lavorare tutti meglio e offrire prodotti migliori.

La cittadella alla Marangona

Proprio l’Istituto italiano di tecnologia è stato chiamato in causa da Boscaini quando, raccontando la sua visione di città, ha ricordato l’area della Marangona che da quarant’anni ormai attende di vedere la luce: «Un’area», ha ricordato il presidente, «vocata al futuro sviluppo industriale della città. Vorrei che fosse dedicata alle competenze e all’innovazione, ospitando una sede dell’Iit: immaginiamo se quelle competenze fossero applicate alla logistica». Si è soffermato a lungo sul tema delle competenze, «che sono la nostra ricchezza, servono per ricostruire le filiere di fornitura, per sviluppare tecnologie e per realizzare dialoghi. E danno alle persone identità e ruolo, e quindi dignità. Ma la formazione del nostro Paese traballa».

Non è stata l’unica stoccata a chi guida e ha guidato l’Italia. Qualche altro sassolino dalla scarpa se l’è tolto, il presidente: «Gli eventi straordinari e complessi non si affrontano punendo le imprese: elettoralmente è facile individuare un nemico, ma quando il nemico crea valore per tutti, allora diventa autolesionismo e colpisce tutti, anche i cittadini».

Il riferimento è al mercato è alla tassa sugli extraprofitti: «Mai sentito parlare di extraperdite, anzi in quel caso si dice che l’impresa distrugge ricchezza, che è incapace. Invece se ha profitti significa che ruba? Qualcosa non torna. Il mercato non è perfetto ma sicuramente è il sistema migliore per regolare gli interessi di chi produce e di chi consuma. Ma vediamo che di fronte a circostanze difficile la tentazione di interferire nel mercato è facile».

Poi torna al ruolo «politico», propositivo di Confindustria: «Per l’Italia è il momento delle scelte importanti: l’obiettivo deve essere quello di continuare a sostenere gli investimenti delle imprese, ma non a pioggia: solo quelli rilevanti, che sviluppano delle strategie. Anche sul Pnrr non dobbiamo dimenticare che accanto alle risorse devono esserci anche le riforme, che sono però impantanate. Così perdiamo un’occasione importante». Il disegno è chiaro, la visione ha dei punti fermi, concreti. Ora è il momento della corresponsabilità. È il momento del dialogo. 

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