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Sul monte Baldo

Vignola e Corno della Paura, le cime «cenerentole» con grandi panorami

Vignola e Corno (foto Mafrici)

Due cime, anzi tre, in un solo giro breve e panoramico. Senza andare troppo lontano e, se opportunamente attrezzati, fattibile anche d’inverno.

Siamo nell’unico Parco naturale al momento esistente sul monte Baldo, quello locale creato in territorio trentino nel Comune di Brentonico, ma che si sta allargando verso la Val di Gresta.

La porzione nord del Baldo è quella sicuramente più tutelata; oltre al Parco locale, ci sono le riserve naturali Lastoni Selva Pezzi (sul versante che guarda il Garda), lago di Loppio e Corna Piana (che è entrata a far parte del Parco). Insomma, una zona molto interessante sia dal punto di vista ambientale che storico, visto che qui transita il Sentiero della pace, lungo 500 chilometri, che collega il passo del Tonale e la Marmolada.

 

La Grande guerra ha lasciato segni ancora ben visibili, soprattutto sul crinale: trincee, postazioni di artiglieria e un eccezionale sistema di raccolta dell’acqua piovana, ancora funzionante, che si può visitare lungo il percorso. La partenza è dal piazzale del campeggio di Polsa, quota 1.280 metri. Il giro ad anello è proprio per tutti, non ci sono difficoltà, e si percorre agevolmente anche in mountain bike. Si sale a sinistra sulla strada sterrata fra i pascoli.

La direzione del Parco ha collocato una serie di pannelli informativi che illustrano i vari ambienti attraversati e la ricchezza floristica. Si sale senza possibilità di errore verso il passo (unica deviazione a sinistra per la Faggeta dei Cestarelli e Saccone), sfiorando malga Vignola.

Arrivati a quota 1.500 si può ammirare a destra l’ingegnosa piattaforma inclinata a forma di freccia costruita dai soldati austriaci per raccogliere le piogge, e a sinistra in basso le cisterne interrate e i basamenti di alcuni edifici militari.

Tutto il crinale è segnato da quel che resta delle trincee. Al passo (monumento degli alpini) ci si affaccia sulla Val d’Adige, con bella vista verso il tavolato della Lessinia. A sinistra, in un quarto d’ora si sale sulla Vignola, che a dispetto della quota non eccelsa (1.606 m), regala un panorama eccezionale, che nelle giornale limpide spazia dai ghiacciai della Presanella al Carega, passando per le Dolomiti di Brenta, lo Stivo, le cime del Bondone, il Corno Bianco e il Corno Nero, le lontane vette di confine innevate, la Vigolana e il Becco di Filadonna, la Cima d’Asta, il Pasubio, il dirimpettaio Zugna, e naturalmente la catena del Baldo e l’onnipresente Altissimo di Nago. La Vignola, peraltro, sul versante orientale precipita con una serie di bancate rocciose e boscose fino alla sottostante valle dell’Adige, con un dislivello di quasi 1.500 metri. Vista dal basso, fa la sua figura! In vetta, ammirato il panorama, si possono vedere varie postazioni di artiglieria e osservare dall’alto il raccoglitore delle acque piovane. Più sotto una breve deviazione porta a una croce. Si torna al passo e si prosegue in piano sulla strada fino a un bivio. Il tracciato basso è quello della vecchia, spettacolare strada militare, purtroppo chiusa dal 2019 per una massicciata franata. In attesa di un ripristino, si segue giocoforza il tracciato alto che porta in cima alle Colme di Vignola (1.583 m, arrivo skilift), dove il panorama si allarga di nuovo. Si scende fra i prati lungo un sentiero inerbito, si supera un rudimentale recinto e ci si abbassa fino ad incrociare di nuovo la strada militare che prosegue sul crinale fra i prati (altra croce a sinistra), sempre con un bel affaccio verso la Vallagarina, fino alla Bocca d’Ardole (1.387 m) dove, volendo, si può rientrare alla Polsa.

Noi proseguiamo lungo la strada militare che risale verso il Corno della Paura, passa sotto una bella parete rocciosa e con un sistema di tornanti e gallerie ai piedi della cima, arriva a scollinare di nuovo sui prati poco sotto quota 1.500. Oltre un cancello, si sale a sinistra e in breve si raggiunge la cima del Corno della Paura (1.518 m), altro splendido balcone panoramico. La cima, per la sua posizione strategica, venne fortificata dagli austroungarici e i resti sono ben visibili e visitabili. Si ritorna a Bocca d’Ardole, da dove si rientra, sempre su stradina, a Polsa. Per percorrere questo anello basta una mattinata, tre ore per stare larghi, per poco più di 500 metri di dislivello. Il periodo ideale a mio parere è l’autunno, ma vanno bene tutte le giornate limpide, perchè queste cime non altissime sono davvero molto panoramiche. Il bello delle cenerentole.

Claudio Mafrici

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