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Bici e Monti

Il Re di Castello e il lago di Campo: natura spettacolare sulle tracce dei garibaldini

Gallery di Bici e Monti: Il campo dei Garibaldini e il Re di Castello

Salire il Re di Castello, quasi 2.900 metri di quota, è sempre una bella soddisfazione. Perché si tratta di una montagna «grande», anche se appare un po’ defilata, e regala un panorama vasto e spettacolare. Siamo nella parte meridionale del Gruppo dell’Adamello, lungo la cresta principale che si abbassa poi verso il Cornone di Blumone e affonda le sue radici nelle Prealpi Bresciane.

Il percorso

Il crinale di confine fra Trentino e Lombardia, percorso dall’Alta via dell’Adamello - il famoso Sentiero numero 1 - è ricco di itinerari escursionistici e di vette non difficili, sicuramente non troppo battute, per le quali serve un minimo di confidenza con questo mondo di granito, di massi e di creste in perenne trasformazione. Qui il ghiaccio non c’è più, ma c’era: la vedretta di Saviore, che occupava buona parte della conca fino a circa un trentennio fa, ha lasciato al suo posto un’immane, instabile pietraia, che bisogna risalire per arrivare in vetta. Ai piedi della cima, esposta a nord, è facile trovare neve fino ad estate inoltrata, per cui è sempre opportuno avere nello zaino, per sicurezza a inizio stagione, un paio di ramponcini.

La classica base di partenza è il parcheggio (a pagamento) sopra il lago di Malga Bissina, uno dei bacini idroelettrici più grandi del Trentino, alla fine della Val Daone e all’inizio della Val di Fumo, che porta dritta nel cuore dell’Adamello. Molto lunghi, invece, i sentieri che salgono dalla Valcamonica, per i quali sarebbe opportuno programmare una notte al rifugio Maria e Franco, posto tappa dell’Alta via dell’Adamello, a oltre 2.500 metri di quota, dal quale si può salire poi al Re di Castello. Volendo, questa soluzione la si può adottare anche partendo da Malga Bissina, con rientro il giorno successivo dal passo Ignaga, percorrendo un tratto del Sentiero n. 1 dell’Adamello che transita accanto al solitario lago d’Avolo, con numerosi facili passaggi attrezzati e con discesa di nuovo in Val di Fumo.

Il nostro giro prevede dal parcheggio (1.800 m) una partenza in discesa, lungo il sentiero 242, che con alcuni saliscendi, traversi e tratti gradinati raggiunge poi il lago di Campo (1.977 m), uno degli specchi d’acqua più suggestivi del Trentino, racchiuso in una conca dominata dalla Cima Breguzzo, dalla lunga cresta della Sega d’Arno, con il Re di Castello, dal Corno della Vecchia e dalla Cima d’Avolo.

Un luogo del cuore, legato a un fatto storico, ovvero al passaggio di una colonna di garibaldini durante la Terza Guerra d’Indipendenza, diretta da Edolo a Roncone, che rimase a lungo accampata attorno al lago nell’estate del 1866. Il lago da solo vale la passeggiata (circa 45 minuti), ma da qui la cima del Re di Castello è ancora lontana. Per raggiungerla bisogna salire una panoramica dorsale rocciosa ed erbosa fino al passo di Campo (2.298 m), sullo spartiacque fra Val di Fumo e Valcamonica, con affaccio sulla Val Ghilarda e il lago d’Arno. Dal passo si vede tutto il percorso che ci manca per la cima.

Si va quindi a sinistra in direzione del passo Dernal e del rifugio Maria e Franco. Sopra di noi la frastagliata cresta della Sega d’Arno, che durante la Grande guerra venne fortificata. Una breve deviazione permette di salire sul crinale e visitare alcune opere militari. Il nostro percorso ci obbliga invece a perdere alcune decine di metri di dislivello per aggirare uno sperone roccioso. Superato un tratto esposto ma protetto da catene e cavi, la stretta cengia si allarga e in breve si raggiunge il bivio con la via diretta per il Re di Castello. A destra il Sentiero n. 1 prosegue invece con una lunga traversata ascendente fino al passo Dernal e al rifugio. Noi andiamo a sinistra e, seguendo i segni biancorossi e gli ometti, iniziamo a risalire l’immenso pendio detritico.

Il percorso non è di immediata individuazione e bisogna prestare un po’ di attenzione ai segni sui massi, che non puntano direttamente verso la cima ma effettuano un giro più ampio verso destra. Camminare fra i massi è una bella ginnastica che mette alla prova le ginocchia e affatica parecchio. In alternativa alla linea diretta c’è la possibilità - al citato bivio - di seguire il Sentiero n. 1 fino al passo Dernal, sopra il laghetto omonimo (2.572 m), da dove si stacca un tracciato più diretto che transita sotto Cima Dernal e va a incrociare la via diretta proprio sotto la vetta e dove è facile trovare neve.

A questo punto la croce del Re di Castello è sopra le nostre teste. Seguendo verso sinistra gli ometti si sale fra i giganteschi massi accatastati poco sotto il filo di cresta e, superando alcuni tratti delicati, un po’ esposti ma non difficili, si arriva con un ultimo strappo sulla cima (2.890 m), dove sono ancora evidenti i resti delle postazioni militari ricavate durante la prima guerra mondiale (la cresta era il confine fra il Regno d’Italia e l’Impero austroungarico).

Il re di Castello

Il panorama da Re di Castello spazia a 360 gradi dalla Val di Fumo - con la linea di cresta formata da Carè Alto, Corno di Cavento e Crozzon di Lares - alle cime e ai ghiacciai dell’Adamello (Mandrone e Lobbia), al Gruppo del Bernina, al monte Disgrazia. E poi, a sud, il Cornone di Blumone con la cresta del monte Listino, mentre a est appare evidente la teoria di cime del Monte Baldo. Sotto di noi il gigantesco bacino di Malga Bissina appare minuscolo. E questo dà la misura dell’imponenza del castello di granito che abbiamo appena salito. Il dislivello complessivo, considerati i saliscendi, è di circa 1.200 metri. La salita richiede un minimo di esperienza, essenzialmente nel tratto finale (un paio di passaggi di 1°+). Grande cautela soprattutto in discesa. Dal parcheggio alla vetta calcolare 3 ore e mezza abbondanti.

Claudio Mafrici

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