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Bici e monti

Ferrata dell'Amicizia, un'indimenticabile ascesa sospesi nel vuoto

L'itinerario verso Cima Sat sopra Riva del Garda
Ascesa a Cima Sat lungo la Ferrata dell'Amicizia

A vederlo dalla Gardesana, all’ingresso di Riva del Garda, fa un po’ impressione quel piccolo dente roccioso, con la bandiera che si nota appena, sul vertice dell’enorme parete della Rocchetta che sovrasta la cittadina. Impressiona per l’arditezza e per la verticalità.

Cima Sat, vista dal lago, pare davvero distante, quasi irraggiungibile. Ma uno spettacolare itinerario, che si stacca dal paese, permette di salire fino alla vetta in circa 4 ore. Il dislivello c’è tutto: quasi 1.200 metri belli ripidi da camminare, e belli verticali da salire, lungo la Ferrata dell’Amicizia, aperta nel 1972 per celebrare il centenario della Sat, la Società degli alpinisti tridentini.

Come si arriva alla Ferrata dell'Amicizia

Premetto che non sono un amante delle ferrate e della ferramenta in genere, ma quando capita l’occasione e c’è la compagnia giusta (e il tracciato non è troppo difficile...) mi lascio quasi sempre tentare: perché no? E così, eccoci a Riva in una giornata fredda e limpida (al mattino), con un gruppetto di otto amici, appassionati di bicicletta ma anche di escursioni e, in ogni caso, della montagna in tutte le sue declinazioni.

Si parte dalla Gardesana (cartelli sentiero 404) salendo a zig zag la «lasagna» che porta al Bastione, una meta molto amata e frequentata, ben visibile dal paese (chi non vuole fare fatica può anche usare l’ascensore panoramico). La salita è tranquilla e veloce, e aiuta a prendere il ritmo.

Seguendo la segnaletica, si imbocca a destra, prima del Bastione, un sassoso sentiero poco a poco sempre più ripido, che porta in un’oretta alla Capanna Santa Barbara (560 m), in posizione super panoramica su Riva e tutto l’alto lago, che da sola vale la passeggiata, fattibile in tutte le stagioni senza particolari difficoltà. Volendo, è possibile raggiungere anche la bianca chiesetta omonima (610 m), abbarbicata ai piedi della parete, che offre altri scorci eccezionali sul Benaco. Dalla capanna si segue il sentiero 404b per Santa Barbara, ma dopo pochi minuti si va a destra arrivando in breve all’inizio della ferrata.

La Ferrata dell'Amicizia

Indossati imbrago, kit e caschetto (e soprattutto i guanti, che ritengo fondamentali su questo genere di tracciati) si parte. Il primo tratto non crea problemi, e i cavi servono più da corrimano per salire le roccette a gradoni che si alzano ripide ai piedi dei paretoni che ci sovrastano.

Appoggi e appigli non mancano e si sale rapidamente, sempre a zig zag. I tratti attrezzati, rinnovati di recente, si alternano al sentiero che segue le varie cenge ascendenti che caratterizzano il pendio. Dove serve, non mancano le staffe per superare i punti più ostici. Si arriva così ai piedi della parete e all’attacco della prima lunga scala metallica, verticale, lunga quasi 50 metri, divisa a metà da un pianerottolo metallico. La scala è vecchiotta, decisamente esposta, ma ben fissata alla parete. Si sbuca su un tratto un po’ più coricato che regala una splendida vista sul lago.

La salita prosegue su un ripido sentiero con placche attrezzate, dal quale si vede chiaramente il nuovo lungo tratto di scale che ci aspetta. Arrivati ai piedi della parete, dopo un bel po’ di ginnastica fra le rocce, si parte subito in esposizione massima. Il sistema di scale fa un po’ impressione, in particolare il secondo tratto, fissato a rocce che in alcuni punti sembrano attaccate con lo scotch. La parete è stata messa comunque in sicurezza con alcuni lunghi chiodi. Finché tiene...

Questa vecchia scalinata di 70 metri (la più alta d’Italia), con parecchi gradini piegati dai sassi caduti e un finale leggermente strapiombante, è da brivido assoluto e ci porta su un terrazzino vista lago, dal quale si accede di nuovo al sentiero che, sempre ripidissimo, risale un boschetto fino alle rocce dell’ultimo tratto, ormai sotto la cima.

Superato un punto di sosta particolarmente panoramico, si attacca l’ultimo tratto della ferrata, caratterizzato da altre scale in piena esposizione. Un finale emozionante ma senza problemi. Cima Sat è lì sopra, e si raggiunge con un ultimo esposto tratto di sentiero assicurato con cavi. Dal cono di vetta, con bandierina metallica, si gode un panorama davvero eccezionale su Riva e tutto l’alto Garda. Uno spettacolo mozzafiato.

La discesa da Cima Sat

Scesi dalla cima su un sentierino si arriva a un ultimo tratto attrezzato di una decina di metri. Ci si cala lungo le attrezzature con un passaggio delicato, che richiede attenzione: bisogna andare a trovare un paio di appoggi non proprio evidenti e, se c’è neve (come nel nostro caso), riuscire a mettere la punta in una nicchia sicura non è semplicissimo.

Una volta alla base, comunque, si passa sul sentiero che porta a un bivio. Fine delle difficoltà. A sinistra si va al Bochet de Concolì e si rientra a Santa Barbara con qualche tratto attrezzato (è il tracciato che sale in vetta alla Rocchetta).

Più diretta invece la discesa a destra, sui Sentiero Crazidei, che in due ore ci riporta a Riva. Il tracciato, non difficile ma a tratti molto esposto, richiede attenzione, e con la neve è il caso di procedere con estrema cautela in numerosi punti. L’ardito sentierino si abbassa a tornanti e traversi nella vegetazione. Superati i tratti più delicati, si scende ad incrociare una stradina, quindi si imbocca il sentiero della Pinza che, con vista sui tetti di Riva, ci deposita di nuovo in paese. L’intero giro, che ha un dislivello di quasi 1.200 metri (e altrettanti in discesa), si percorre in sette ore ed è fattibile quasi tutto l’anno, neve e ghiaccio permettendo.

 

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