<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Le creste del Baldo e la cima delle Pozzette

La Cima delle Pozzette, splendido balcone sul lago
La Cima delle Pozzette, splendido balcone sul lago
Baldo e cima Pozzette (Mafrici)

Il Baldo è una montagna dai tanti volti, che mi stupisce ogni volta per la varietà di ambienti che offre, oltre ai magnifici panorami che sa regalare tutto l’anno. E camminarci sopra è sempre un’esperienza che ti resta dentro, in ogni stagione: la lunghissima dorsale parallela al lago, che si sviluppa per oltre 40 chilometri da Caprino a Nago, sollevandosi dai 65 metri del livello del lago ai 2.218 di Cima Valdritta, è un susseguirsi di ambienti naturali ricchissimi di biodiversità e di spettacolari fenomeni geologici, in primis i meravigliosi circhi glaciali sul versante a lago, che dividono le dieci cime oltre i duemila metri che caratterizzano la lunga cresta.

E poi i canyon che hanno scavato entrambi i versanti e le impressionanti stratificazioni rocciose che sprofondano verso il lago, coperte di boschi e difficilmente accessibili. E che dire delle fioriture, con specie rarissime, e del mare che d’estate biancheggia fra prati e rocce, fatto di stelle alpine. Per ammirarle non serve andare sulle Dolomiti: basta andare al Telegrafo! Il Baldo, insomma, è un contesto di eccezionale valore ambientale e una semplice passeggiata permette di rendersi conto di una verità: e cioè che questa montagna è il vero tesoro del Garda (e i turisti stranieri lo sanno bene).

Oltre quota duemila

Dicevamo delle cime oltre quota duemila metri, che si sviluppano sul crinale con direzione sud-ovest nord-est dalla Costabella (2.050 m) al monte Altissimo di Nago (2.079 m): in mezzo ci sono Coal Santo (2.072 m), Vetta delle Buse (2.152 m), Cima Sascaga (2.152), Punta Telegrafo (2.200 m), Punta Pettorina (2.192 m), Cima del Pra della Baziva (2.207 m), Cima Valdritta (2.218 m), Cima Val Finestra (2.086 m), Cima del Longino (2.179 m), Cima delle Pozzette (2.132 m).

Proprio quest’ultima, per la facilità di accesso (grazie alla funivia di Malcesine, alla seggiovia di Pra’ Alpesina e alla strada), è stata la meta della bella escursione pomeridiana che ho fatto prima di Ferragosto con mia moglie Daniela e il nostro cane Nairobi. Siamo partiti dal parcheggio che si raggiunge in auto salendo poco prima di Bocca Navene, a un evidente bivio lungo la strada che attraversa il Baldo e che collega Novezza e San Valentino. Da poco sopra il parcheggio è possibile percorrere anche il sentiero del Ventrar o salire alla Colma di Malcesine. Volendo, è possibile raccordare uno dei due percorsi con la salita alla Cima delle Pozzette, regalandosi così un’escursione che non ha confronti, almeno sulle Prealpi.

Cima delle Pozzette

Noi siamo saliti banalmente lungo la strada per Tratto Spino, passando dalla malga Zocchi e dall’ex caserma della Guardia di finanza. Poco oltre, si può proseguire fino alla stazione a monte della funivia di Malcesine oppure tagliare per prati ai suoi piedi fino ad affacciarsi sul lago alla Pozza della Stella, alla partenza dello skilift omonimo, che sale verso Pra’ Alpesina. La cresta per la Cima delle Pozzette inizia qui.

Si va a destra sul sentiero (segnavia 651) zigzagando fra le rocce, lisciate dal grande passaggio, risalendo il crinale. La fatica (relativa) è largamente compensata dal bellissimo panorama sul Garda. In alternativa si può seguire il ripido percorso erboso sotto lo skilift o la strada che, a strappi, lo raggiunge da sinistra. In ogni caso il passaggio obbligato è l’arrivo della seggiovia di Pra’ Alpesina.

A destra si ammirano i paesaggi del lago, che non finiscono mai di stupire, con le Prealpi bresciane e poi Cornone di Blumone, Carè Alto, Adamello, Presanella e le Dolomiti di Brenta, mentre a sinistra lo sguardo si spinge verso il sottostante lago di Pra’ della Stua, il monte Vignola e la Val d’Adige, l’altopiano della Lessinia, il Carega, lo Zugna, il Pasubio e le lontane Dolomiti. Niente male come colpo d’occhio.

Il sentiero prosegue larghissimo - seguire i paletti indicatori - verso la Cima delle Pozzette, che è lì davanti a noi, piuttosto imponente, e sembra ancora lontanissima. In realtà basta meno di un’ora e mezza per salire in vetta, partendo dalla Pozza della Stella.

Croce di legno e cima mozzafiato

Dopo aver superato un suggestivo dosso, costellato di omini di pietra (che ricorda in piccolo il famoso Stoanerne Mandl, in Alto Adige), la camminata alterna comodi tratti erbosi a irregolari, e anche un po’ insidiose creste di roccia che serpeggiano fra i mughi. Nessun problema, in ogni caso, non ci sono difficoltà tecniche ma serve solo un po’ di attenzione a dove si mettono i piedi. Il tratto finale della cresta è più sottile e tormentato, ma sempre facile, e superati un paio di passaggi su roccette si arriva sulla Cima delle Pozzette (2.132 m), caratterizzata da una rudimentale croce di legno e da una vista mozzafiato.

Davanti a noi l’imponente Cima del Longino, e poi il lago, che non ci si stanca mai di ammirare. E panorami che nei giorni più limpidi sono davvero eccezionali. Sì, lo so, sto usando troppi aggettivi, ma quando si parla del Baldo è difficile farne a meno. Il rientro avviene dalla via di salita. Dislivello dal parcheggio 600 metri, duecento in meno se si parte dalla funivia. Se si vuol proseguire, lungo il sentiero delle Creste 651 si può arrivare alla Valdritta e al rifugio Telegrafo, tranquillamente raggiungibili avendo una giornata a disposizione.

 

Claudio Mafrici

Suggerimenti