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La mezzaluna del Monte Moscal

La cima del Moscal: nei giorni limpidi è un ottimo belvedere
La cima del Moscal: nei giorni limpidi è un ottimo belvedere
Monte Moscal (Mafrici)

Chi non ha voglia, in questi giorni, di pestare la neve del Baldo e desidera godersi comunque un po’ di panorami verso il lago può andare sul monte Moscal. Collina più che montagna (427 m), è una piccola oasi di tranquillità fra la piana di Affi e Bardolino, e offre un bel colpo d’occhio sia verso il Garda che verso la Val d’Adige, e non a caso è chiamato anche Osservatorio per la funzione svolta durante la prima guerra mondiale, di cui rimane traccia nella postazione militare scavata nella roccia che si raggiunge seguendo un sentierino poco sotto la cima.

Una parete rocciosa giallastra 

Sicuramente la sua «faccia» più nota è quella che ci si trova davanti uscendo dal casello dell’autostrada, con l’articolata parete rocciosa giallastra, levigata dall’antico ghiacciaio dell’Adige, ai piedi della quale sorge l’abitato di Affi.

Il versante al lago è invece meno conosciuto, e solo di recente, con la tracciatura di una serie di percorsi ciclopedonali (ben 18, per complessivi 100 chilometri) che fanno parte del Cammino di Bardolino, sta conoscendo una meritata riscoperta sia da parte degli escursionisti che dei ciclisti. Il cima del Moscal si può infatti raggiungere anche partendo dal lago e percorrendo la selvaggia Valsorda, relitto dell’ultima glaciazione, quasi interamente coperta di boschi, che sbuca a Incaffi, piccolo abitato alle spalle di Affi, che è il classico punto di partenza per un facile e breve percorso ad anello per la cima (vietato però alle biciclette).

Il Moscal era un fondale oceanico

La frazione è legata alla vicina, grande cava per l’estrazione del cosiddetto Calcare di Incaffi, una pietra giallo-rosata che risale al Miocene Inferiore (da 24 a 14 milioni di anni fa) ed è molto ricca di fossili marini. Il Moscal era infatti un fondale oceanico che la collisione fra la zolla africana e quella europea fece emergere circa 12 milioni di anni fa. La cava è abbandonata dagli anni ’80 e rappresenta una ferita insanabile nel corpo di questa grande mezzaluna che si affaccia sulla piana di Affi.

Il percorso da Incaffi è semplice e agevole. Conviene parcheggiare a circa 200 metri dalle case, poco prima di una osteria. Si cammina lungo via Moscal e, dopo aver superato il bivio per Bardolino, si prende a destra una stradina che sale per un centinaio di metri prima di divenire una mulattiera, che corre a fianco della lunga recinzione verde che delimita l’area ex militare.

Nelle viscere del Moscal negli anni ’60 venne infatti scavata una gigantesca base sotterranea della Nato, la «West Star», il più grande bunker esistente in Italia, dismesso nel 2008 e oggi al centro di un progetto di recupero che permetterà la creazione di un museo della Guerra fredda. Gli accessi si possono ancora vedere percorrendo da Affi le vie Sotto Moscal e Ca’ del Bosco, che fanno parte del grande anello ciclistico del monte e che passano accanto anche alla chiesetta dedicata a Fermo e Rustico, che risale al XII secolo.

Dalla cima un panorama verso il Garda e il crinale del monte Luppia

Ma torniamo alla nostra passeggiata. Dalle case si sale costeggiando la recinzione fino a un bivio a sinistra. Noi tiriamo dritti, sempre a lato dell’area non accessibile, fino ad affacciarci sulla piana di Affi, da dove arriva anche un sentierino sale da via Sotto Moscal e sbuca davanti a noi. Da lì in una manciata di minuti si arriva in cima, sul tratto più ripido dell’itinerario. Da Incaffi calcolare 20 minuti. Il Moscal, caratterizzato da estesi affioramenti calcarei, regala un bel panorama verso il Garda, con punta San Vigilio e il crinale del monte Luppia; all’orizzonte la costa bresciana, con la Rocca di Manerba, l’isola dei Conigli e l’isola del Garda. Quindi il monte Baldo, la lunga cresta del monte Cordespino e la mole del monte Pastello, separati dalla valle dell’Adige. Ai nostri piedi la piana di Affi, con le pale eoliche del monte Mesa, e le colline di Caprino. Niente male.

La discesa avviene sul versante verso il lago. Poco sotto la cima un cartello un po’ sbiadito segnala la presenza di una postazione militare della Grande guerra, che si raggiunge percorrendo una scivolosa cengia nel rado bosco che arriva a una galleria scavata nella roccia. Da qui si controlla lo sbocco della val d’Adige e durante il primo conflitto mondiale questo osservatorio venne mantenuto sempre attivo. Per la visita è necessaria una torcia.

Ritornati sui nostri passi, seguendo i segni rossi non sempre evidenti, si scende tenendo la destra fino a una radura sulla quale sbuca una stradina che costeggia una specie di anticima del Moscal, sormontata da un grande ripetitore radio. Si prosegue fra i vigneti fino ad affacciarsi sul lago lungo un crinale caratterizzato da alcune case. Abbandonato lo sterrato a una sbarra, si prosegue la discesa sulla stradina asfaltata che a tornanti si abbassa sopra la Valsorda e poi taglia il pendio passando davanti alla vecchia cava, fino all’abitato di Incaffi e poi alla macchina. L’anello si percorre senza fretta in un’ora e 15 minuti, con un dislivello di un centinaio di metri. Se si parte da Bardolino calcolare invece circa 3 ore, con un dislivello di poco più di 300 metri.

 

Claudio Mafrici

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