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L'inverno dei virus

Nuovi casi di influenza suina, cinque pazienti in rianimazione a Vicenza

Tre donne e due uomini tra i 48 e i 70 anni in condizioni molto delicate al San Bortolo a causa di una polmonite interstiziale

Cinque casi di influenza suina a Vicenza. Tre uomini e due donne fra i 48 e 70 anni in condizioni molto delicate lottano per la vita in rianimazione al San Bortolo per una polmonite interstiziale simile a quella divenuta tristemente famosa per il Covid che fa esplodere una grave forma di insufficienza respiratoria. A causarla è un virus molto noto ed estremamente contagioso: l'H1N1 di tipo A.

Influenza suina: cos'è e come si cura

Due dei pazienti ricoverati nel reparto di terapia intensiva guidato da Vinicio Danzi, i più critici, vengono sottoposti da giorni all'Ecmo, il macchinario della circolazione extracorporea, la terapia estrema a cui si ricorre quando il rischio supera il livello di guardia. Cuore e polmoni vengono messi a riposo, si prende tempo in attesa che gli organi colpiti recuperino la loro funzionalità. È una situazione drammatica. La forte infiammazione indotta da un'esagerata risposta immunitaria blocca gli scambi gassosi. Il respiro si inceppa. Il paziente prova un doloroso senso di mancanza di fiato. E allora bisogna sostenerlo con l'ossigeno.

La suina è un'infezione virale simile alla classica influenza stagionale. Di solito ha un decorso di breve durata ma quando incontra un organismo fragile - anziani, malati cronici, pazienti con sistema immunitario indebolito - può complicarsi e innescare una polmonite devastante, anche se, per la verità, i cinque ricoverati al San Bortolo sembrano sfuggire alla casistica perché non risulta che soffrissero di patologie pregresse.

La prima pandemia di questo secolo

Era il giugno del 2009 quando l'Oms battezzava come pandemia, la prima di questo secolo, l'influenza suina H1N1. Diffusa in più di 70 paesi e in tutti gli Stati Uniti, un tasso di attacco e di mortalità più elevato nei giovani adulti e di mezza età, questa strana e anomala influenza provocava, prima che ad agosto del 2010 venisse dichiarata conclusa, circa 400 mila vittime a partire dalla prima cruenta ondata che travolse il Messico. In Italia si registrarono poco più di 1 milione e mezzo di casi con una per fortuna ridotta percentuale di decessi, lo 0,029 per mille.

L'influenza suina oggi

I primi casi vennero collegati a contatti ravvicinati tra maiali e uomo, in quanto l'A/H1N1 è un virus di derivazione suina, poi adattato all'uomo e diventato trasmissibile da persona a persona. Questo termine non è scientificamente appropriato. Carne di suino e vicinanza con maiali non c'entrano nulla con la propagazione di un agente infettivo dovuto a una ricombinazione di virus influenzali suini e umani.

Lo conferma il prof. Fabrizio Pregliasco, docente di igiene nella sezione di virologia del dipartimento di scienze biomediche dell'Università di Milano: «Ormai l'H1N1 è diventato una variante stagionale come è successo per il Covid».

«La tempesta perfetta»

«La verità - dice - è che stiamo assistendo a una tempesta perfetta. C'è questa variante che ha una buona capacità diffusiva. C'è un'influenza che è la principale responsabile delle infezioni respiratorie che in una settimana hanno messo a letto un milione di italiani. C'è un virus storico come il Vrs che è al secondo posto come numero di casi. E c'è una certa presenza del Covid che, pur in una fase di arretramento, ha contribuito a creare questo cocktail».

Insomma, erano anni che non si vedeva una concentrazione così massiccia di virus respiratori e non compariva un'influenza così cattiva che con le sue complicanze può creare grossi danni, anche se, dinanzi ad un'alta quantità di casi, si continua a non percepirne la reale minaccia. «C'è una generale sottovalutazione che è istituzionale e dei singoli - spiega Pregliasco - Si minimizza il Covid che oggi fa meno paura perché una certa protezione ibrida ce la siamo guadagnata con le vaccinazioni e le infezioni naturali, ma fa ancora male».

Franco Pepe

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