<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La battaglia di Bendinelli

Il Consiglio di Stato dice no agli Oss come infermieri. A rischio bocciatura la delibera regionale

Alcuni ospiti di una casa di riposo assistiti dal personale
Alcuni ospiti di una casa di riposo assistiti dal personale
Alcuni ospiti di una casa di riposo assistiti dal personale
Alcuni ospiti di una casa di riposo assistiti dal personale

Davide Bendinelli in campo contro la delibera della Regione Veneto che sembra voler conferire presunte «competenze superiori» agli Oss, cioè agli operatori socio-sanitari i quali, nel sistema sanitario regionale, «verrebbero a svolgere mansioni di pertinenza degli infermieri, appositamente formati e laureati».

 

Il sindaco di Garda e deputato di Italia Viva ha contribuito ad aprire un fronte polemico contro la Regione. Bendinelli, ex-assessore regionale proprio di Luca Zaia quando militava in Forza Italia, ha co-firmato una interpellanza urgente assieme ai colleghi Sara Moretto e Lisa Noja, presentata in aula da Maria Elena Boschi.

 

«Il 16 marzo 2021», ha sottoscritto il deputato di Garda, «la giunta del Veneto ha emanato la delibera numero 305, che approva il “Percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria dell'operatore socio-sanitario”. La delibera è finalizzata all'inserimento degli operatori socio-sanitari in sostituzione del personale infermieristico nelle strutture socio-sanitarie per anziani della regione. Con nota del 29 marzo 2021 la Fnopi, Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche, il coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche della regione Veneto, ha dichiarato "irricevibile" la "possibilità di utilizzare gli operatori socio-sanitari per lo svolgimento di atti propri dell'assistenza clinica del paziente di competenza esclusiva di medici ed infermieri", sottolineando che la delibera pone a serio rischio sia la persona assistita che gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimità e responsabilità professionale».

 

Il coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche veneto ha chiesto, pertanto, «la sospensione immediata dell'atto annunciando, in caso contrario, di valutare ogni azione necessaria, nelle sedi giurisdizionali più opportune». «Molte strutture venete non sono tipicamente residenze sanitarie assistenziali ma centri servizi per anziani residenziali che, da pianta organica, non presentano neppure un direttore sanitario e gli utenti sono seguiti dai medici di base», hanno ripreso Bendinelli e le colleghe.

 

«Il diritto all'assistenza nelle residenze sanitarie assistenziali deve garantire la sicurezza degli ospiti e il mantenimento di standard assistenziali e sanitari adeguati». Di qui la richiesta di conoscere «quali iniziative intenda assumere il governo in relazione alla delibera della Regione Veneto per garantire adeguati standard qualitativi ai servizi socio-sanitari, nel rispetto delle qualifiche professionali e della salute e sicurezza degli assistiti».

 

Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha di fatto dato ragione a chi obietta contro la delibera della giunta veneta. «Tenuto conto dei contenuti della delibera, con specifico riferimento ai percorsi per la formazione complementare dell'operatore sociosanitario, pare effettivamente che la stessa ampli le competenze ascrivibili all'operatore sociosanitario specializzato oltre i limiti previsti dall'accordo Stato-regioni del 2003, determinando il rischio di sovrapposizioni con le competenze infermieristiche».

 

Inoltre, il Consiglio di Stato, con la sentenza numero 308 del 7 giugno scorso, ha sancito che «l’operatore socio- sanitario non è ascrivibile al novero delle professioni sanitarie. Il fatto che l’articolo 5, comma 5, della legge 11 gennaio 2018, numero 3, abbia previsto che “sono compresi nell’area professionale i profili di operatore socio sanitario, assistente sociale, sociologo ed educatore professionale, non cambia lo status giuridico, che rimane quello di un operatore di interesse sanitario».

 

Secondo i giudici, insomma, l’appartenenza all’area socio-sanitaria da sola «non costituisce riprova dell’attrazione della figura dell’Oss nell’ambito delle professioni sanitarie tout court». La delibera del Veneto, insomma, «sembra a rischio bocciatura dal punto di vista della legittimità» secondo il sindaco di Garda. 

 

Leggi anche
«No agli operatori sociosanitari al posto degli infermieri nelle case di riposo venete»

Gerardo Musuraca

Suggerimenti