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L'interpellanza di Bendinelli

«No agli operatori sociosanitari al posto degli infermieri nelle case di riposo venete»

Il deputato ha firmato il documento presentato in Aula da Maria Elena Boschi
Operatori socio sanitari (Oss) in una casa di riposo
Operatori socio sanitari (Oss) in una casa di riposo
Operatori socio sanitari (Oss) in una casa di riposo
Operatori socio sanitari (Oss) in una casa di riposo

Anche il deputato di Italia Viva e sindaco di Garda, Davide Bendinelli, in campo contro la delibera della Regione Veneto che vuole conferire «competenze superiori» agli Oss, cioè agli operatori socio-sanitari che, nel sistema sanitario regionale, «verrebbero a svolgere mansioni svolte solo dagli infermieri, appositamente formati e laureati».

 

In un momento in cui la sanità veneta è al centro delle polemiche dopo un servizio di Report che, il 26 aprile, ha messo nel mirino la gestione della pandemia e l'uso massiccio del tamponi antigenici rapidi, Bendinelli apre un altro fronte polemico contro la Regione controfirmando una interpellanza urgente assieme ai colleghi Sara Moretto e Lisa Noja, presentata in aula da Maria Elena Boschi.

 

«Il 16 marzo 2021», ha sottoscritto il deputato di Garda, «la giunta del Veneto ha emanato la delibera numero 305, che approva il «Percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria dell'operatore socio-sanitario. La delibera è finalizzata all'inserimento degli operatori socio-sanitari in sostituzione del personale infermieristico nelle strutture socio-sanitarie per anziani della regione. Con nota del 29 marzo 2021 la Fnopi, Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche, il coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche della regione Veneto, ha dichiarato "irricevibile" la "possibilità di utilizzare gli operatori socio-sanitari per lo svolgimento di atti propri dell'assistenza clinica del paziente di competenza esclusiva di medici ed infermieri", sottolineando che la delibera pone a serio rischio sia la persona assistita che gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimità e responsabilità professionale».

 

Il coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche veneto ha chiesto, pertanto, «la sospensione immediata dell'atto annunciando, in caso contrario, di valutare ogni azione necessaria, nelle sedi giurisdizionali più opportune». «Molte strutture venete non sono tipicamente residenze sanitarie assistenziali ma centri servizi per anziani residenziali che, da pianta organica, non presentano neppure un direttore sanitario e gli utenti sono seguiti dai medici di base», hanno ripreso Bendinelli e le colleghe.

 

«Il diritto all'assistenza nelle residenze sanitarie assistenziali deve garantire la sicurezza degli ospiti e il mantenimento di standard assistenziali e sanitari adeguati». Di qui la richiesta di conoscere «quali iniziative intenda assumere il governo, anche di carattere normativo, in relazione alla delibera della Regione Veneto per garantire adeguati standard qualitativi ai servizi socio-sanitari, nel rispetto delle qualifiche professionali e della salute e sicurezza degli assistiti».

 

Intanto, il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha di fatto dato ragione a chi obietta contro la delibera della giunta veneta. «Tenuto conto dei contenuti della delibera, con specifico riferimento ai percorsi per la formazione complementare dell'operatore sociosanitario, pare effettivamente che la stessa ampli le competenze ascrivibili all'operatore sociosanitario specializzato oltre i limiti previsti dall'accordo Stato-regioni del 2003, determinando il rischio di sovrapposizioni con le competenze infermieristiche».

 

Sileri ha poi garantito che il ministro della Salute, Roberto Speranza, si interesserà alla questione. Intanto però è di fine aprile la notizia che la Fnopi procederà col ricorso al Tar contro la delibera del Veneto. 

Gerardo Musuraca

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