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Festival del Futuro - in edicola il terzo inserto

L'evoluzione delle «macchine intelligenti» cambia il mondo / LO SPECIALE

Nel turbine del cambiamento
Nel turbine del cambiamento
Nel turbine del cambiamento
Nel turbine del cambiamento

La rivoluzione tecnologica digitale sta ormai introducendo nuovi aspetti che solo poco tempo fa entravano con più facilità nell’ambito della fantascienza che in quello della nostra quotidiana vita reale.

Sta iniziando l’era dell’intelligenza artificiale, che è maturata silenziosamente nell’ultimo mezzo secolo, e che emerge improvvisamente come un tappo di sughero tenuto sotto la superficie dell’acqua. Il tappo è saltato fuori e di colpo ci troviamo a prendere le misure all’avvento di macchine intelligenti capaci di battere ai giochi più complessi i migliori esperti, in grado di svolgere compiti e mansioni non più solo nel classico ambito del lavoro manuale, come abbiamo osservato per 200 anni con l’avvento dell’era delle macchine e delle nuove forme di energia, ma ormai anche nell’ambito del lavoro intellettuale.

Stiamo cercando di capire fino a che punto l’automazione cambierà nei prossimi anni e decenni il mondo in cui viviamo, la nostra vita personale ma anche quella lavorativa. Macchine intelligenti si stanno affiancando al lavoro umano, spesso potenziandolo, e questo ci conforta, altre volte sostituendolo, e questo ci preoccupa e ci spaventa. Comprendere questa realtà in rapidissimo divenire è dunque una necessità, ed è per questa ragione che Progetto Macrotrends di Harvard Business Review Italia si concentra in primo luogo sulla rivoluzione digitale e sull’avvento dell’automazione avanzata, analizzandone i caratteri e cercando di anticipare i futuri trend in particolare in termini di occupazione e competenze.

 

In questo Speciale, molti sono i contributi che analizzano questo fondamentale aspetto della rivoluzione digitale e se una conclusione forte è che l’impatto sul mondo dell’economia e delle imprese avrà importantissimi e virtuosi effetti di potenziamento in termini quantitativi e qualitativi, nondimeno avrà conseguenze per il modo di lavorare di milioni di persone, che dovranno poter riqualificare le loro competenze per corrispondere a una dinamica in rapidissima evoluzione; e avrà effetti non meno rilevanti, in buona parte ancora da studiare e capire, sotto il profilo della vita individuale e sociale, sul benessere delle persone e sulla sicurezza di ognuno. Come si leggerà nelle pagine dello Speciale, per quanto si riferisce al mondo del lavoro, così come per quanto riguarda più in generale la valutazione degli effetti della digital revolution, esperti di tecnologia ed economisti sono impegnati in un acceso dibattito che vede due fronti contrapposti: i tecno-ottimisti, secondo i quali si aprono di fronte a noi entusiasmanti prospettive in termini di formidabili guadagni di produttività, di miglioramento della qualità dei prodotti e dei processi e di rilevante contributo al benessere individuale e collettivo; e una nutrita schiera di tecno-pessimisti, che temono un impatto decisamente negativo in termini di distruzione di posti di lavoro, di difficoltà di controllo e di accentuazione dei rischi sociali (o addirittura politici) conseguenti ad eccessi nell’automazione e nella robotizzazione.  Un interrogativo molto diffuso è se questa rivoluzione industriale produrrà gli stessi effetti di quelle precedenti, in cui la creazione di posti di lavoro e di mestieri e professioni del tutto nuovi ha di gran lunga superato la distruzione, o se questa volta le cose saranno differenti.

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Gli autori degli articoli in queste pagine sono certamente collocabili tra i tecno-ottimisti, ma questo non significa che non valutino le difficoltà e i rischi, sia in generale sia in particolare per quanto riguarda il mondo del lavoro. Una conclusione importante è che l’automazione dei processi tenderà in primo luogo ad affiancarsi al lavoro umano, sia di tipo manuale che di tipo intellettuale, a potenziarlo (lavoro umano aumentato) e non a sostituirvisi tal quale. Secondo recenti stime, la quota di attività totalmente automatizzabili non supererebbe il 5% del totale; una quota ben più rilevante, però, potrà essere progressivamente affiancata da macchine intelligenti, e solo una percentuale minoritaria non subirà, per il futuro prevedibile, conseguenze importanti. Là dove si verificherà la sostituzione parziale, circa il 60% di tutte le occupazioni sono suscettibili di automazione fino ad almeno un terzo del totale. Su scala globale, questo significherebbe un impatto che andrebbe a toccare il 50% dell’economia mondiale, ovvero circa 1,2 miliardi di persone, e un ammontare di poco inferiore ai 15.000 miliardi di stipendi e salari. Il tutto concentrato per oltre la metà in soli quattro Paesi, Stati Uniti, Cina, Giappone e India, ma in misura comunque rilevante in tutti i Paesi avanzati, Italia compresa. Occorre, dunque, comprendere a fondo questi fenomeni. E prepararsi per tempo ad affrontarli, senza sottovalutarli ma anche senza timori irragionevoli sul loro impatto sulla nostra società e il mondo del lavoro.

 

LO SPECIALE SUL FESTIVAL DEL FUTURO

Enrico Sassoon