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Oltre 2mila presenze

Il Festival del Futuro: «Una sfida
vinta e nel 2020 diventa una fiera»

Oltre 2mila presenze
Matteo Montan (a sinistra) chiude i lavori con accanto i partner del Festival, Sassoon e Consiglio
Matteo Montan (a sinistra) chiude i lavori con accanto i partner del Festival, Sassoon e Consiglio
Intervista a Matteo Montan

Ultima sessione di lavori chiude la due giorni del Festival del Futuro, la sala è gremita nonostante il maltempo e la domenica pomeriggio: le persone continuano a fare domande ai relatori tra cui Federico Faggin, l’uomo che ha creato il primo microprocessore, a Giuseppe Basso, direttore dell’Italian Institute for Genomic Medicine.

 

A NOVEMBRE 2020. I promotori e organizzatori dell’evento che si è tenuto in Fiera a Verona ieri e sabato, Luigi Consiglio di Eccellenze d’Impresa (L'INTERVISTA), Enrico Sassoon direttore di Harvard Business Review Italia e Matteo Montan, amministratore delegato del Gruppo Athesis (L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi, Telearena, Radioverona e Neri Pozza) salgono sul palco e visibilmente soddisfatti ringraziano tutti e danno appuntamento all’anno prossimo dal 19 al 22 novembre con il Festival del Futuro, «con maggiori stimoli, contenuti». E con una fiera, «Experience the Future», una vera e propria fiera internazionale dedicata alle nuove tecnologie organizzata in partnership con VeronaFiere.

 

 

IL FATTORE UMANO. «Un grande successo, confermato non solo dagli oltre 2000 registrati ai convegni», commenta Montan, «ma anche dai molti giovani presenti, dagli oltre mille persone che hanno seguito in streaming il Festival sui nostri siti e su Ansa.it, a dimostrazione del grande interesse che c’è sui temi del futuro che vanno a toccare la vita personale, famigliare, sociale e delle nostre imprese». Una quarantina di relatori di altissimo livello, 41 le realtà che hanno sostenuto questa iniziativa: istituzioni, associazioni imprenditoriali, aziende ed enti di un’area lombardo-veneto che va da Vicenza a Brescia passando per Verona.

 

«Si è parlato tanto di robot, di intelligenza artificiale», continua Montan, «ma da questi numeri emerge che le persone sono l’elemento fondamentale, quelle che hanno partecipato, quelle che hanno dialogato e parlato e quelle che hanno organizzato questi due giorni, tutti questi voglio ringraziare». Obiettivo centrato quindi? «Ci eravamo proposti di offrire strumenti e dare alcune risposte ai temi più urgenti che dobbiamo affrontare nei prossimi 10 o 20 anni in un’età di incertezza», spiega Montan, «e la cosa più importante mi pare siano i tanti stimoli che ne sono usciti, ma anche il modo in cui sono stati intrecciati».

 

I temi affrontati vanno dal clima all’agricoltura, dall’intelligenza artificiale al digitale e il lavoro, dalla sostenibilità alla nuova economia. Se non ci sono state risposte precise, sicuramente è aumentata la consapevolezza e l’urgenza di dare risposte a tutti i livelli, personale, sociale, aziendale e politico.

 

Matteo Montan (a destra) chiude i lavori con accanto i partner del Festival, Sassoon e Consiglio
Matteo Montan (a destra) chiude i lavori con accanto i partner del Festival, Sassoon e Consiglio

 

I PUNTI FERMI. «Magari risposte vere proprie non ci sono state», precisa, «ma sicuramente abbiamo messo alcuni punti fermi: prima di tutto, non possiamo più fare finta che l’alimentazione e lo stile di vita non abbiano un impatto sulla nostra vita, sulla nostra aspettativa di vita; poi il clima, abbiamo visto che i tempi sono stretti per porre rimedio agli squilibri climatici e ambientali, urge quindi una rivoluzione culturale a livello personale, sociale e politico». E la tecnologia, robot, digitale? «Altro punto fermo: è una componente sempre più pervasiva nella nostra vita quotidiana, si è visto che c’è un aspetto positivo ma ci sono anche dei rischi e in alcuni casi dei costi insostenibili», prosegue Montan. «E poi come abbiamo sentito da Faggin: qualunque tecnologia ha bisogno dell’uomo, l’intelligenza artificiale può amplificare la razionalità umana ma non sostituire le emozioni, la coscienza che solo l’uomo ha».

 

CONSAPEVOLEZZA. E la politica? «Da questa due giorni», risponde l’ad di Athesis, «ho avuto la sensazione che ci sia una certa inadeguatezza della politica a rispondere in modo trasversale, una incapacità di governare scelte complesse e globali in chiave economica, demografica e formativa. Il sovranismo è una risposta anacronistica a queste sfide e urgenze che dobbiamo affrontare nei prossimi 10 anni» Parola d’ordine del Festival del Futuro? «Consapevolezza, ecco questa è forse la parola più adatta, e ribadisco l’impegno di Athesis a creare questo tipo di eventi, diamo quindi appuntamento al prossimo novembre 2020 con un Festival più ricco e una Fiera dedicata, “Experience the future“». •

Paolo Dal Ben