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«Con digitalizzazione e sostenibilità c’è spazio per nuove professioni»

Franco Gussalli Beretta  presidente di Confindustria Brescia   FOTOLIVE
Franco Gussalli Beretta presidente di Confindustria Brescia FOTOLIVE
Franco Gussalli Beretta  presidente di Confindustria Brescia   FOTOLIVE
Franco Gussalli Beretta presidente di Confindustria Brescia FOTOLIVE

Avanti sulla via maestra dell’innovazione, ma con giudizio. Confindustria Brescia si prepara ad affrontare la sfida del Green Deal e a fare la sua parte per consentire all’Europa di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. È un’opportunità unica per modernizzare l’economia e la società del Vecchio continente e riorientarle verso un futuro giusto e sostenibile. Il sistema produttivo bresciano, che gioca un ruolo importante in Italia, mostra di essere ben consapevole della posta in gioco. E con il presidente Franco Gussalli Beretta dichiara di volersi muovere con realismo e piedi di piombo, mettendo da parte gli ideologismi di vario genere. La sfida è per tutti i settori, persino per la sua storica industria di armi di Gardone Vt. E lui chiama in causa la Fondazione Una (Uomo, natura, ambiente) per ricordare che la caccia «può aiutare a riqualificare le aree e il cacciatore può essere la sentinella del territorio». Ma la partita grossa si gioca sull’automotive. «Il tema è di assoluta attualità – dice il presidente Aib – e proprio nelle ultime settimane in Confindustria Brescia si è sviluppato un articolato dibattito». Ne è emerso che «i colleghi non sono assolutamente contrari all’innovazione verso l’auto elettrica ma cercano di muoversi con realismo. Tutti vediamo nell’innovazione uno spunto per crescere, tuttavia siamo consci di quel che si può fare al momento e di quel che richiede tempi un po’ più lunghi». Insomma, una sorta di «neutralità ideologica», che permette di analizzare le varie soluzioni possibili senza preconcetti. Ed è una posizione che non ritiene dissimile da quella dei colleghi tedeschi del settore, principali clienti della componentistica automotive bresciana. «L’elettrico può essere una soluzione – sottolinea -, tuttavia le tempistiche della motorizzazione sono importanti. L’elettrico può non essere l’unica soluzione e i miei colleghi hanno un approccio saggio, si muovono con i tempi e le risorse giusti per convertirsi. E sanno che questa è la strada giusta per dare un contributo concreto al progetto europeo». Né solo di automotive si tratta. Il presidente Aib ricorda l’innovazione nel settore siderurgico con Alfa Acciai e Ori Martin che hanno trasformato gli impianti per ridurre l’emissione di Co2, per riutilizzare il calore che prima andava disperso e ora è immesso nella rete del teleriscaldamento cittadino. E via dicendo. «Questa è l’attualità – aggiunge -, ma da almeno dieci anni, fin dai tempi di Eco 90, Aib ha cercato di supportare le aziende associate sulla strada dell’innovazione e per capire le logiche della sostenibilità, tanto che abbiamo istituito un apposito dipartimento». Ora, sebbene i suoi orizzonti siano sovranazionali, sul territorio bresciano opera pure la «life company» A2A, che ha fatto della transizione energetica uno dei suoi pilastri. E Gussalli Beretta sottolinea la sintonia con l’Ad (bresciano) Renato Mazzoncini. «Gli ho chiesto di affiancarmi anche in Associazione per la creazione di un gruppo di lavoro apposito – confessa -, tra noi può esserci un confronto anche acceso, ma A2A è un grande asset di stimolo su questioni decisive». Tutto sembra andare, dunque, verso una nuova rivoluzione industriale che cambierà una buona fetta del lavoro e farà largo ai giovani. Ma nemmeno sul terreno della formazione si fanno fughe in avanti. «Abbiamo sempre sentito l’importanza di capire le necessità future – dice -, nella consapevolezza che il capitale umano è l’asset più importante per un’azienda. E nel programma del mio mandato ho sottolineato che una delle priorità è sostenere i soci sul percorso di digitalizzazione e sostenibilità ambientale con nuove professioni». Tuttavia, «se concordo con la necessità di avere più professionalità di alto livello con laureati e dottori – precisa -, so pure che nelle aziende non servono solo ingegneri. Dobbiamo lavorare di concerto con ogni tipo di scuola, pubblica e privata, per fare in modo che si propongano soluzioni stimolanti per nuovi lavori a tutti i livelli, dai Cfp (Centri di formazione professionale ndr) ai dottorati, e fornire alle aziende le professionalità di cui hanno bisogno». I tempi e le esigenze, però, cambiano in fretta, capire quali saranno fra cinque anni è pressoché impossibile e «l’unica soluzione è preparare i ragazzi ai nuovi mestieri e soprattutto all’idea della formazione continua». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mimmo Varone