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19 ottobre 1994

L'omicidio dell'agente di polizia Massimiliano Turazza

Davide Turazza, a sinistra, sul luogo dell'omicidio del fratello Massimiliano Turazza, ritratto nella foto a destra
Davide Turazza, a sinistra, sul luogo dell'omicidio del fratello Massimiliano Turazza, ritratto nella foto a destra
Davide Turazza, a sinistra, sul luogo dell'omicidio del fratello Massimiliano Turazza, ritratto nella foto a destra
Davide Turazza, a sinistra, sul luogo dell'omicidio del fratello Massimiliano Turazza, ritratto nella foto a destra

Dell'omicidio di Massimiliano Turazza, avvenuto il 19 ottobre 1994, L'Arena scrive il giorno stesso. L'assassinio infatti avviene a Fumane poco dopo mezzanotte, in tempo per cambiare le pagine del giornale in uscita quel giorno.

Ma gli elementi sono pochissimi: si sa solo che una persona di 29 anni di Fumane è stata uccisa e, nella concitazione di quei momenti, viene riferito il nome di Massimliano Durazza, con la D. Si parla di una sparatoria e dell'intervento dei carabinieri di Caprino, ma poco altro.

L'omicidio di Massimiliano Turazza

È il giorno seguente che si scopre come sono andati i fatti. Massimiliano Turazza, agente di polizia in forza alle Volanti della questura di Verona, stava rientrando con la sua Dyane azzurra nella sua abitazione di via Progni, a Fumane, dove viveva con la moglie Antonella Ugolini. Prima di rincasare aveva visto tra i cespugli un borsone sospetto: era stato messo lì da dei banditi che si preparavano all'assalto di un furgone portavalori. 

Massimiliano aveva messo il freno a mano all'auto e lasciato i fari accesi, avvicinandosi alla sacca.

Mentre controllava il borsone e senza avere il tempo di prepararsi a qualsiasi reazione, i rapinatori, nascosti in un adiacente parcheggio, avevano aperto il fuoco con quattro colpi di pistola, uccidendolo. Turazza non ebbe neppure il tempo di estrarre la propria arma e difendersi.

All'interno del borsone vennero trovati un fucile mitragliatore calibro 7,62 con decine di caricatori, un fucile a pompa carico, una pistola calibro 28 e diversi proiettili, oltre a parrucche, passamontagna, barbe e baffi posticci.

 

Le reazioni all'omicidio di Massimiliano Turazza

«Un eroe che ha pagato con la vita il suo senso del dovere», dichiarò il questore dell'epoca Ruggero Borraccino. Appena due anni prima erano stati uccisi gli agenti Biondani e Bencivenga, tanto che il Siulp, sindacato di polizia, sostenne che «Verona a la sua provincia sono un territorio a rischio».

Le indagini vennero affidate all'allora capo della Criminalpol Gianni de Gennaro (futuro capo della Polizia) e ai funerali di Turazza partecipò al ministro degli Interni Roberto Maroni.

In seguito Turazza venne insignito della medaglia d'oro al valor civile alla memoria.

 

La condanna per l'omicidio di Massimiliano Turazza

Per l'omicidio di Massimiliano Turazza è stato condannato all'ergastolo l'ex «pentito» della mala del Brenta, Alceo Bartalucci, ritenuto l'esecutore materiale dell'uccisione del poliziotto veronese. Bartalucci, all'epoca, avrebbe approfittato del programma di protezione per mettere a segno numerose rapine. Vennero condannati a vario titolo anche anche Riccardo Gugliemi, Andrea Lazzari, Ciro Romano e Camillo Romano.

Stando alle ricostruzioni definitive, Turazza aveva visto Romano scavalcare una cancellata e Bartalucci gli aveva sparato alle spalle.

Nel corso del processo venne tirato in ballo anche un carabiniere infiltrato, accusato di aver fornito le armi alla banda, ma venne poi prosciolto.

 

La morte del fratello di Massimiliano Turazza, Davide

Nel 2005, il 21 febbraio, anche il fratello di Massimiliano, Davide Turazza, anch'egli poliziotti, sarebbe rimasto vittima del dovere, ucciso alla Croce Bianca insieme ad un altro agente, Giuseppe Cimarrusti.  

 

Il ricordo di Massimiliano Turazza

Cerimonia in ricordo di Massimiliano Turazza
Cerimonia in ricordo di Massimiliano Turazza

Ogni anno, il 19 ottobre, viene ricordato il sacrificio di Massimiliano Turazza, sia davanti alla lapide dedicata ai Caduti della Polizia di Stato di Verona, sia al Cimitero di Chievo, dove è sepolto. 

La madre, Maria Teresa, ha dedicato la vita a ricordare il sacrificio dei suoi due figli morti per lo Stato, Massimiliano e Davide.

 

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