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La guida

Dieci cose da fare (e da vedere) nella Bassa Veronese

di Elisabetta Papa
Musei, chiese, ville e natura: cosa c'è da vedere nella Pianura Veronese (o Bassa Veronese), la zona a Sud della provincia di Verona

La Pianura veronese, da sempre chiamata orgogliosamente dai suoi abitanti Bassa Veronese, è un vasto territorio a sud di Verona, caratterizzato da estesi spazi coltivati. Oltre che dalla terra, il paesaggio è dominato dal fiume Adige che, con le sue zone arginali ed ampie zone verdi, regala scorci mozzafiato in tutte le stagioni.

Percorrendo la Bassa, in cui la natura è da sempre la protagonista incontrastata e dove è ancora evidente una tradizione rurale, si possono avvistare vecchie “case a corte”, ma anche chiese romaniche, castelli medievali, ville venete (non tutte visitabili) e parchi naturali. Enorme il patrimonio archeologico recuperato durante diverse campagne di scavo condotte nel corso del Novecento ed ora conservato in gran parte nei musei del territorio. Per chi volesse conoscere meglio la Pianura abbiamo scelto 10 mete e idee di visita.

 

 

Esposizioni museali

 

  • Centro ambientale archeologico- Museo Civico (Legnago)

Situato in via Fermi, a ridosso del centro della città del Torrione, il Caa vale la pena di essere visitato per diversi aspetti, non solo per il suo “contenuto”, ma anche per il “contenitore”. Caratterizzato da una concezione museale all’avanguardia, è infatti collocato all’interno di una struttura edificata agli inizi del XIX secolo dagli Austriaci dopo che il Veneto, in base al Congresso di Vienna nel 1815, fu assegnato all’Impero d’Austria. Dopo essere servito come caserma per il reparto di cavalleria di stanza in città, fu trasformato in ospedale militare detto “alla prova” perché in grado di resistere alle esplosioni.

Centro ambientale archeologico Legnago (esterni)
Centro ambientale archeologico Legnago (esterni)

Restaurato totalmente nel 1999 su iniziativa del Consorzio di Bonifica Valli Grandi e Medio Veronese e del Comune di Legnago, venne inaugurato nel 2001. Il Caa ospita reperti fondamentali per la conservazione del patrimonio archeologico dell’intera pianura veronese, ma al contempo rappresenta un luogo di raccolta e valorizzazione dell'ambiente fluviale dell' Adige.

Il percorso, arricchito anche da alcune vetrine dotate di Qr Code che consentono ulteriori approfondimenti, porta il visitatore attraverso quattro grandi sale (corrispondenti ad altrettante sezioni) che aiutano a conoscere l’evoluzione della presenza umana e la trasformazione dell’ambiente nella pianura veronese dal Neolitico Antico (V millennio a.C.) alla tarda età del Ferro (II-I secolo a.C.).

Centro ambientale archeologico di Legnago (interni)
Centro ambientale archeologico di Legnago (interni)

Il materiale è molto vario: vasi in argilla, ricostruzioni di palafitte e di sepolture di guerrieri e femminili, corredi funebri, urne ed oggetti in bronzo. Oltre agli abitati ci si trova davanti tutti i rituali funerari in uso fino al sopravvento dei Veneti Antichi e dei Celti Cenomani. Per i veneti, dunque, il Caa rappresenta un vero e proprio scrigno di informazioni sui propri antenati.

Info sugli orari di apertura e aggiornamenti, alla pagina Fb Centro ambientale archeologico Museo civico.

 

  • Casa-Museo Fioroni (Legnago)

Per chiunque si trovi a passare dalla città del Torrione, è impossibile non fare tappa alla Fondazione Fioroni di Legnago che custodisce un interessante esempio di casa- museo dove i materiali vengono contestualizzati in una articolata ambientazione storica, tra arazzi, tappeti, tendaggi e lampadari.

Interni del museo Fioroni (Legnago)
Interni del museo Fioroni (Legnago)

La raccolta museale, nata come collezione di famiglia ed ospitata nel palazzo Accordi-Fioroni risalente al 1887 ed ubicato tra le centrali via Matteotti e via XX Settembre, è stata voluta da Maria Fioroni, l’ultima mecenate di Legnago (scomparsa nel marzo 1970), che nel 1958 per preservarla adeguatamente e donarla alla città decise di costituire un’apposita fondazione. Pur con diversi interventi di ripulitura, di ristrutturazione degli spazi e di adeguamenti delle vetrine espositive, l’atmosfera che si respira all’interno della Fioroni ricalca in tutto e per tutto l’impostazione voluta dalla “signorina Maria” che si occupò personalmente di recuperare reperti archeologici e cimeli.

Visitando questa casa-museo si entra nella storia, non solo in quella del Legnaghese, ma dell’intera pianura. Le sale del piano terra raccontano la Legnago medievale e rinascimentale, attraverso una ricca collezione di armi antiche - alcune di epoca longobarda, ritrovate in prossimità del fiume Adige - e di ceramiche di pregio databili tra il 1400 e il 1500. Particolari sono alcuni “salottini” , uno dei quali dedicato alla musica e al grande compositore legnaghese Antonio Salieri, mentre la cosiddetta “Sala Orientale” regala emozioni uniche tra trofei di caccia, fucili coloniali ed abiti di capi tribù africani. Anche al primo piano non mancano le curiosità grazie alle otto sale del Museo del Risorgimento che restituiscono il lungo percorso dell'unità italiana partendo dall'epopea di Napoleone.

Museo Fioroni a Legnago (facciata)
Museo Fioroni a Legnago (facciata)

Tra i pezzi forti, le palle dei fucili della battaglia di Curtatone e Montanara, la maschera funebre di Giuseppe Mazzini, per non parlare dei cimeli legati a Giuseppe Garibaldi, di cui la casa museo conserva una ciocca di capelli, ed il mobilio della camera dell’albero Paglia nella quale l’eroe dei due mondi dormì il 10 marzo 1867.

Info su visite (a pagamento) ed eventi sul sito www.fondazione-fioroni.it e sulla pagina Fb.

 

 

  • Museo civico archeologico (Cologna Veneta)

Spostandosi nel Colognese, è quasi d’obbligo una visita ad un’altra raccolta di reperti che ripercorre la storia più antica di questo territorio. Si tratta del Museo civico archeologico che ha sede in piazza Duomo, nell’ottocentesco palazzo dell'ex Monte di Pietà.

Il nucleo originale della collezione risale addirittura al 1892, epoca della scoperta della necropoli di Baldaria da cui provengono alcuni dei materiali esposti.

Museo archeologico di Cologna Veneta
Museo archeologico di Cologna Veneta

Il museo vero e proprio risale al 1983 e fino al 1991 venne ospitato nel Palazzo di Città. All’interno oggetti relativi alla civiltà di Fiorano (V millennio a.C.) provenienti da Santa Giustina in Baldaria; all'Età del Rame (III millennio a. C.) rinvenuti a Bernardine, Coriano, Sabbion e Spessa; e alll'Età del Bronzo (II millennio a. C.), recuperati da Sabbionara e dalla necropoli di Desmontà (Veronella).

Proseguendo il percorso si possono ammirare oggetti della necropoli di Baldarìa (XI-VI secolo a.C.) legata alla civiltà Paleoveneta, materiali dell’Età del Ferro (X-XI secolo a. C.), d'epoca romana e alto medioevale (I secolo a.C. - VI secolo d.C.) provenienti dalle località di Arcole, Guidizzoli, Minerbe, Sant'Agata e Veronella.

Il museo è aperto la domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Info allo 0442.413.515.

 

Siti religiosi di interesse storico-artistico

 

  • Chiesa di San Salvaro (Legnago)

Gioiello del periodo Romanico è la chiesa di San Salvaro che si staglia ai margini del centro della frazione legnaghese di San Pietro, in posizione strategica considerata la poca distanza dall'uscita di Legnago Sud della Transpolesana.

Venne fatta edificare intorno al 1100 da Matilde di Canossa sopra un precedente edificio religioso del VI secolo d.C. che secondo gli studiosi si trovava su una strada romana. La chiesa è a pianta rettangolare, con tre absidi costruite in corrispondenza delle tre navate. Una particolarità è costituita dal suo essere leggermente asimmetrica verso destra.

Chiesa di San Salvaro (Legnago)
Chiesa di San Salvaro (Legnago)

Le parti più antiche e pregevoli sono il presbiterio, diviso dall’aula dei fedeli attraverso delle gradinate, e la cripta sottostante, luogo millenario di devozione alla Madonna. Esternamente l’edificio si presenta in cotto, con alternanza di mattoni grossi e sottili, oltre che qualche filare di conci di tufo. La facciata è stata oggetto di un imponente restauro agli inizi del secolo scorso ad opera di don Giuseppe Trecca. Anche il campanile è del 1914.

Per visite è possibile chiamare lo 0442. 20052.

 

 

  • Pieve di San Giovanni in Campagna (Bovolone)

Straordinaria sotto l’aspetto storico, architettonico ed artistico è l’antica Pieve di San Giovanni in Campagna, situata in contrade Campagne, conosciuta come Chiesa di San Zuan (o San Zuane).

La chiesa di San Zuan a Bovolone
La chiesa di San Zuan a Bovolone

Datata tra il 1000 ed il 1100, in realtà le sue origini sono ancora avvolte dal mistero. Secondo alcuni studi si tratterebbe di un monastero benedettino dedicato al santo precursore di Cristo Giovanni Battista sotto il titolo di Decollato. Nel 1525 il monastero e la basilica furono assegnati, per volere pontificio, ai Frati Minori Francescani che vi risiedettero per oltre un secolo occupandosi del parziale restauro del monastero e della basilica, oltre che dell’abbellimento dell’oratorio, che molti fidanzati tuttora raggiungono per coronare il loro sogno d’amore. Dai primi decenni del 1600 il complesso passò nelle mani del clero secolare. Da quel momento e fino al termine del 1700 pare che solo la basilica continuasse ad ospitare le funzioni religiose.

La chiesa di San Zuane a Bovolone
La chiesa di San Zuane a Bovolone

Gli ultimi restauri alla Pieve, grazie al parroco don Graziello Martinelli e alla campagna promossa dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto, si sono conclusi nel giugno del 2002. Un unicum per il territorio veronese è rappresentato dal battistero ottagonale unito alla chiesa da un porticato. Al suo interno si possono ammirare affreschi del Cinquecento con raffigurazioni della vita di San Giovanni e della Passione di Cristo.

Info visite al numero della parrocchia di Bovolone (045.71.000.63).

 

Ville

  • Villa Dionisi, (località "Ca' del Lago", Cerea)

Fuori dall’abitato di Cerea si staglia, avvolta da un bellissimo parco, questa sontuosa villa settecentesca fatto edificare dalla famiglia Dionisi.

Venne iniziata nel 1740, con la costruzione dell'oratorio e fu terminata alla fine del secolo con la realizzazione dell’accesso posto sulla parte posteriore della villa. A progettare l’edificio, nato come residenza rurale della famiglia, fu Gabriele Dionisi coadiuvato dall’artista Giuseppe Montanari, che era stato allievo di Ferdinando Bibiena.

Villa Dionisi a Cà del Lago (Cerea)
Villa Dionisi a Cà del Lago (Cerea)

Lo schema costruttivo rimanda alla classica villa veneta. Accanto, in linea con la tradizione settecentesca, si trova una cappella. L’interno della villa è riccamente affrescato dallo stesso Montanari, da Nicola Marcola e del più celebre fratello di lui Marco. Caratteristico e godibile è il grande prato all’inglese con resti di statue ed una grotta che porta ad una ghiacciaia arricchita da cariatidi.

La villa vale una visita anche perché ospita il Museo delle Arti Applicata nel Mobile, istituito dalla Fondazione Aldo Morelato. Il percorso porta il visitatore dallo sfarzo del Settecento di cui ha goduto nei saloni della villa ad una realtà completamente diversa, dal sapore contemporaneo grazie ad una preziosa collezione di mobili d’arte di pregio: pezzi unici di design contemporaneo applicato al mobile d’arte.

Le visite alla villa e al Maam sono possibili solo su prenotazione scrivendo a info@villadionisi.com oppure allo 045.69.540.01.

 

Castelli

 

  • Castello di Sanguinetto

Tipicamente medievale, nonostante le numerose modifiche subite nel tempo, questo castello venne edificato per volontà degli Scaligeri intorno al 1375.

Una prima trasformazione avvenne all’inizio del 1400 ad opera della famiglia Dal Verme che lo eresse a residenza signorile aggiungendovi nuovi elementi. Persa la sua funzione di castello, la struttura da quel momento fu solo residenziale passando attraverso vari proprietari fino alla fine dell'Ottocento. Buona parte del complesso è stato poi acquistato dal Comune di cui è tuttora la centralissima sede municipale, mentre l’antico mastio è ancora privato.

Il castello di Sanguinetto
Il castello di Sanguinetto

Alcuni elementi del castello non possono passare inosservati come ad esempio i tre stemmi gentilizi sulla torre e le feritoie, che riportano all’esistenza di un antico ponte levatoio. Un’autentica “chicca” è la presenza della "bocca di leone" per le denunce segrete posta tra il portale del ponte e la porta per i passaggi pedonali.

Attorno al castello aleggiano tuttora tre leggende: una lo ritiene collegato ad altre fortificazioni sul territorio attraverso passaggi segreti, mentre un’altra lo vorrebbe sede di cruenti fatti di sangue perpetrati da Jacopo Dal Verme tra il 1300 e il 1400. Una terza credenza vuole che Carlo Goldoni abbia tratto spunto proprio da qui per l’ambientazione del suo "Il feudatario".

Per visitare l’edificio, rivolgersi in Comune.

 

  • Castello di Bevilacqua

Fascino e mistero sono racchiusi nei 700 anni di storia del maniero che si trova a pochi metri dal confine con la provincia di Padova.

Fu fatto erigere nel 1336 da Guglielmo Bevilacqua, commerciante di legname. La struttura, che venne completata dal figlio Francesco per conto degli Scaligeri, è stata concepita come fortezza utile a difendersi dalle signorie confinanti degli Estensi e Carraresi. Dopo i danni subiti durante la Lega di Cambrai nella prima decade del Cinquecento , vent’anni dopo venne restaurato e trasformato in residenza nobiliare dall'architetto Michele Sanmicheli.

Il castello di Bevilacqua
Il castello di Bevilacqua

A metà del Settecento Gaetano Ippolito Bevilacqua lo restaurò e rimodernò parte dell'interno del castello, ricavando i grandi saloni del primo piano, ma appena un secolo dopo gravi danni furono causati da un incendio appiccato dall'esercito austriaco. Una decina d’anni dopo la contessa Felicita Bevilacqua con il marito, il generale Giuseppe La Masa, lo portò a nuova vita.

Alla loro morte, il castello subì alterne vicende fino al 1990 quando venne acquistato dalla famiglia Cerato che rinnovò gli antichi splendori sia degli interni sanmicheliani che del giardino pensile, il secondo in Europa per estensione, in cui dimorano piante secolari accanto a pozzi cinquecenteschi, in grado di portare l'acqua fino a sei metri d'altezza.

Il percorso all’interno del maniero (che ospita una struttura ricettiva e diventa periodicamente sede di spettacoli ed eventi in costume) è un tuffo nella storia. Tra i saloni si possono ammirare diversi oggetti di rara bellezza, tra i quali una maglia di ferro turca del 1400.

Info visite su www.castellobevilacqua.com.

 

Percorsi nella natura

 

  • “Oasi Naturalistica Valle del Brusà” (Cerea)

Tra la riva destra del fiume Menago e l’area a sud ovest del centro abitato di Cerea si trova la Riserva Naturale Brusà – Vallette: una zona depressa nata in corrispondenza di un solco vallivo creato da un ramo dell’Adige, poi abbandonato e invaso dalle acque del Menago.

Un’area interessante sia sotto l’aspetto storico visto che è un esempio di ambiente ed ecosistema delle Valli veronesi nell'antichità – ultimo residuo di quelle aree palustri all’interno dei paleoalveo del fiume Menago da Bovolone fino alle “Grandi Valli Veronesi” – sia sotto quello propriamente naturalistico con ben 171 ettari ( tra l’area delle cosiddette “Vallette” e quelli appartenenti alla vera e propria Valle Brusà) ricchi di flora e fauna da conoscere ed osservare.

Oasi Valle del Brusà (Cerea)
Oasi Valle del Brusà (Cerea)

Tante le forme di vita inserite in questo ambiente affascinante, tutto da scoprire. Sono infatti presenti mammiferi, uccelli, anfibi rettili insetti e pesci, ma anche la vegetazione in ogni sua forma. Un’area naturalistica bellissima, ma anche fragile che necessita di una costante manutenzione, gestione e valorizzazione assicurate dall’Associazione Naturalistica Valle Brusà grazie alla quale si possono effettuare visite guidate.

Info sul sito www.oasivallebrusa.com.

 

  • Parco Valle del Menago (Bovolone)

Per qualche ora in perfetto relax niente di meglio che visitare il Parco Valle del Menago, adiacente all’abitato di Bovolone.

Un’area unica che offre itinerari ciclabili, chilometri di sentieri per passeggiate e percorsi della salute attrezzati. Particolarmente indicata anche per i più piccoli. Ideato nel 1995 per ricreare il tipico habitat umido della pianura attraverso un'attività di rimboschimento e recupero ambientale, il parco ricopre una superficie di circa 35 ettari, delimitata dal Menago a est e dalla Fossa Nuova a ovest.

Parco Valle del Menago (Bovolone)
Parco Valle del Menago (Bovolone)

Le campagne di scavo che hanno avuto luogo in passato hanno fornito reperti e informazioni sugli insediamenti preistorici su questo territorio, tanto che sull’isolotto che sorge nel laghetto al centro del parco è stato ricostruito dagli archeologi un villaggio preistorico. Tutta l’area offre una natura variegata in ogni periodo dell'anno sia per la fauna che per la flora. Il lago, ad esempio, ha anche lo scopo di attirare uccelli migratori ed animali acquatici.

Il parco, gestito per la parte naturalistica dall’associazione Gea Onlus e per quella archeologica da Tramedistoria Impresa Sociale, è aperto tutti i giorni. Info visite su www.parcovalledelmenago.it

Parco Valle del Menago (Bovolone)
Parco Valle del Menago (Bovolone)

 

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