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Conferenza stampa

Zaia: «Numero preoccupante di morti: +108 in 24 ore». Rosi: «La metà dei pazienti in intensiva muore»

Zaia, punto stampa del 5 dicembre 2020
Zaia, punto stampa del 5 dicembre 2020
Luca Zaia, punto stampa 5 dicembre 2020

Luca Zaia torna in diretta con il consueto punto stampa sulla situazione coronavirus, sia dal punto di vista sanitario che da quello delle ordinanze e dei nuovi divieti. Il presidente ha riferito ieri di sperare infatti in un ravvedimento del Governo su una parte dell'ultimo Dpcm, quello delle chiusure tra comuni il 25, 26 dicembre e il 1°gennaio, ritenendo una norma discriminatoria per i piccoli comuni.

 

LA DIRETTA

IL BOLLETTINO REGIONALE. «Sono  oltre 3mila  i nuovi positivi con una incidenza del 6,93 per cento sui tamponi fatti. Sono 74.958 gli  attualmente positivi. I ricoverati sono 3.059 (nella prima fase siamo arrivati al massimo 2.400) 340 di questi sono in intensiva (+3) e +15 in area generale. Il totale dei morti è preoccupante, +108. I dimessi sono +92» 

 

ANALISI: «Questo è il primo weekend delle festività natalizie che rischia di diventare un lungo weekend di spese. Oggi siamo la prima regione per rt più alto (1,11), cala, ma lentamente. Questo in parte perché facciamo tantissimi tamponi e contact tracing (85%) ma la mancanza del distanziamento sociale incide molto. Siamo fortemente preoccupati, se ci mettiamo d'impegno evitando ogni forma di assembramento ne usciamo velocemente altrimenti non ne usciamo più» 

 

APPELLO:  «Nonostante l'allerta meteo e valanghe, vediamo fiumi di persone dirette in montagna e fiumi di persone nei centri per lo shopping e questo non va bene. La responsabilità non è più delle istituzioni, noi più di fare raccomandazioni ora non possiamo fare»

 

DPCM: «Al momento dal Governo non ci sono novità su eventuali ravvedimenti della norma sulle chiusure tra comuni» 

 

PAZIENTI COVID. Interviene il dottor Rosi (Suem 118): «Parliamo di letti occupati, ma su quei letti ci sono persone e vogliamo spiegarvi cosa succede a queste persone. Da una settimana abbiamo una situazione stabile nelle intensive, tra 340-350, vuol dire che sono 20-25 che entrano al giorno, una situazione tutt'altro che tranquilla, è un afflusso pesante. Non è come gestire un semplice paziente dopo un intervento chirurgico, sono pazienti complessi. Ogni 200 positivi, uno finisce in intensiva. Un dato ormai stabile da più di un mese. Se oggi abbiamo 3.600 positivi, vuol dire che 14 entreranno in intensiva e circa un centinaio in ospedale».

 

CIRCA 50% DI CHI ENTRA IN INTENSIVA NON CE LA FA. Il dottor Rosi prosegue: «In questo momento, nel mese di novembre, la percentuale di pazienti che sopravvive è poco superiore al 50 per cento, vale a dire che di quei 14, circa 7 moriranno. Quello che va evidenziato è che restano a lungo in intensiva: i meno gravi restano 15 giorni ed escono con una grave debilitazione, e quelli che muoiono ci restano almeno 20 giorni. L'unico modo per ridurre la percentuale di pazienti in ospedale è ridurre il numero dei positivi, finché non ci sarà il vaccino l'unica prevenzione è quella di evitare gli assembramenti. Fasce d'età: metà dei pazienti ha più di 70 anni, la mortalità è elevata anche nei cinquantenni e sessantenni. A marzo, l'indice di mortalità nelle intensive era di circa 30-35%, non molto distante da quelli di oggi. Sono dati che vanno guardati nel momento, non è una percentuale fissa».

 

INCREMENTO POSITIVI. Interviene il dottor Rosi: «Continua a entrare gente in ospedale, non c'è una riduzione, siamo in una fase di sostanziale equilibrio, però, siccome andare in ospedale non è una passeggiata, vi vogliamo ricordare che molti non ce la fanno. Quando si parla di occupazione stabile non significa che nessuno entra più in ospedale, c'è il rischio che il dato venga letto in modo falsamente tranquillizzante. Negli  ultimi mesi c'è un incremento dei positivi, si è solo ridotta la curva di crescita, ma continuano ad esserci molti positivi. Basta un contatto pubblico per generare un cluster famigliare di 4-5 persone»

 

MALTEMPO. Interviene l'assessore Bottaccin: «Voglio lanciare un appello ad evitare gli spostamenti soprattutto in montagna perché le previsioni sono davvero brutte. Evitiamo l'accesso dei turisti nelle aree a rischio, oggi abbiamo rischio valanghe forte nella parte alta della provincia di Belluno, domani avremo rischio massimo. E già ieri sono state evacuate 5 persone in un comune dell'Agordino e abbiamo altre cinque località in cui il rischio è particolarmente alto e potrebbero esserci altre evacuazioni.Faccio presente che da quando esiste Arpav il rischio massimo lo abbiamo avuto solo una volta nel 2013. Oltre questo abbiamo moltissime precipitazioni che fanno aumentare il livello dei corsi d'acqua, soprattutto quelli secondari. E' prevista pioggia anche nelle prossime 36 ore in maniera copiosa. In questo momento non abbiamo criticità rilevanti, abbiamo alcuni blackout tra Vicenza e Belluno, nel pomeriggio si conta di ripristinare la corrente. Alle 15 nuova convocazione dell'unità di crisi. Come viabilità, passi dolomitici chiusi e altri tratti minori. Faccio un appello perché oggi molti sindaci disperati che mi dicono: qui stiamo evacuando residenti e vediamo turisti che continuano ad arrivare. Siamo molto preoccupati»

 

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