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Diffuso il video

«Un cane merita di morire da cane»: i mercenari della brigata Wagner uccidono a mazzate un disertore

Il video del disertore

«Un cane merita di morire da cane». L’orrore va in scena ancora una volta nella guerra in Ucraina, dove i sanguinari mercenari russi della brigata Wagner non mostrano pietà, neanche per i propri membri.

A testimoniarlo è un nuovo raccapricciante video diffuso sui social media (e che noi non pubblichiamo nella sua parte più cruenta, ndr), che mostra un’ex recluta della milizia mentre viene barbaramente giustiziata a colpi di mazza, con l’accusa di tradimento. Il filmato, diffuso sugli account Telegram vicini alla Wagner, è suddiviso in tre parti: i primi due mostrano un uomo che si presenta come Yevgeny Nuzhin mentre spiega di essersi arreso volontariamente all’esercito ucraino per combattere al suo fianco «contro Putin», dopo essere stato fatto prigioniero dalle forze di Kiev.

L’ultimo frammento mostra la stessa persona con la faccia attaccata a una pietra, prima di essere colpita ferocemente con una mazza.

Il fondatore del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, molto vicino al presidente russo Putin, ha commentato il video sui social: «Per quanto riguarda colui che è stato ucciso con una mazza, questo spettacolo mostra che non ha trovato la felicità in Ucraina, ha incontrato persone scortesi ma giuste. Penso il titolo di questo video sia "Il cane merita la morte del cane"», le gelide parole del capo dei mercenari.

L’ong Gulagu.net, specializzata nella difesa dei detenuti in Russia, ha spiegato che Yevgeny Nuzhin era un prigioniero che è stato reclutato da Wagner in una colonia penale russa per combattere in Ucraina. L’ong ha chiesto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di far luce sul motivo per cui l’uomo sia potuto ricadere nelle mani dei russi dopo essersi arreso a Kiev. Il video shock è l’ennesimo episodio che collega Wagner a esecuzioni, brutali omicidi e violazioni dei diritti umani. Dal 2014 i mercenari sono stati accusati di servire gli interessi di Putin e di aver commesso abusi in numerose zone di conflitto, dalla Siria all’Ucraina, dall’Africa all’America del sud.

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