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La conferenza stampa

Luca Zaia: «Fascia arancione dietro l'angolo, il virus resterà fino ad aprile. Vaccini antinfluenzali? Non ci sono sul mercato»

Zaia in diretta 28 novembre
Zaia in diretta 28 novembre
Luca Zaia, diretta del 28 novembre 2020

Nel quotidiano punto stampa sull'emergenza coronavirus, il presidente della Regione, Luca Zaia, ha espresso preoccupazione per il numero sempre elevato di contagi, ma si è detto moderatamente convinto che il Veneto abbia raggiunto la fase di picco. L'invito resta quello di non abbassare la guardia e ad avere un atteggiamento responsabile anche nei giorni di festa e durante lo shopping, per evitare assembramenti e nuovi balzi nei contagi. Zaia ha parlato poi della questione impianti sciistici, di riapertura delle scuole superiori e dei dati di contagio tra i bambini. Qui di seguito i punti salienti della diretta.

 

IL BOLLETTINO. «Sono 3.500 i positivi circa su 48mila tamponi nelle ultime 24 ore, pari al 7 per cento. I ricoverati 2.592 (+16) che sommati ai 328 in intensiva (+7), sono 2.920. Morti +83 da ieri», fa sapere Zaia. 

 

PICCO DEI CONTAGI. «Come abbiamo detto ieri, abbiamo ragionevoli conferme - speriamo - di essere nella parte alta della curva, gli aumenti giornalieri di ricoveri sono contenuti. Resta il problema della diffusione dei contagi» . 

 

ZONA ARANCIONE DIETRO L'ANGOLO. «Con il Dpcm del 3 dicembre, facile che le restrizioni ai negozi decadano quindi la preoccupazione c'è. Ieri abbiamo visto che il Black Friday ha riempito i corsi cittadini. Andare in zona arancione è un attimo. Il passaggio di zona non dipende solo da terapie intensive e posti letto, tra i 21 parametri c'è anche l'incidenza dei positivi sui tamponi fatti, la sintomatologia dei positivi, gli asintomatici, il contact tracing e il grado di padronanza di governo della sanità. Non vorrei che si pensasse che restiamo in gialla solo perché abbiamo i posti letto, è il momento di rispettare il lavoro ciclopico degli operatori sanitari. Ieri non abbiamo avuto un bel segnale, ma non abbiamo il ruolo di educatori» 

 

IL VIRUS RESTERÀ FINO AD APRILE. «Nella prima fase avevamo tutti paura di morire, poi ci siamo rilassati e sembra quasi che il problema oggi sia solo di quelli che sono in ospedale. E non può essere solo una battaglia delle istituzioni perché così non la vinceremo mai, dobbiamo vincerla come popolo.  Oltre a portare la mascherina bisogna continuare ad evitare ogni assembramento, non deve essere un'ordinanza o un Dpcm a dirmi che andare in un luogo affollato è da evitare, è una cosa di buon senso. Questo virus ci sarà fino a primavera inoltrata, ci saranno fasi più o meno critiche e la peggiore sarà probabilmente a gennaio in concomitanza con l'influenza. E non venitemi a dire che potevamo avere più letti perché il numero è stabilito per legge, 3 per mille abitanti e 0,5 per riabilitativa, è il decreto numero 70, non l'ho deciso io.» 

 

BIMBI E CONTAGI. «Vi darò anche dei dati dei contagi dei bambini. Si tratta di 9.431 bimbi positivi al covid da inizio pandemia. Per classi di età la più colpita è quella scolastica, dai 7 ai 14 anni, oltre 3mila attualmente positivi. Qui siamo tutti per la scuola in presenza, ma negare che i focolai scolastici non esistano è sbagliato, la classe rischia di diventare lo snodo intermodale del virus, fondamentale conoscere i dati quindi. Per noi il 9 dicembre è sbagliato aprire e forse varrebbe la pena di fissare una data a gennaio, lavorare ed essere sicuri di poter fronteggiare la situazione. Noi siamo pronti con il baby tampone per fare attività di screening di massa, ci sono molte richieste e ovviamente qualche difficoltà ancora c'è». 

 

VACCINI ANTINFLUENZALI. «Vaccini antinfluenzali? Non è che non li abbiamo perché non vogliamo comprarli, ma perché non ci sono. Trentamila dosi le abbiamo acquistate ad agosto, 50mila sono dosi nuove di uno spray per i minori fino a 18 anni e 3mila dosi in più che abbiamo recuperato sul mercato: queste sono quelle che abbiamo. C'erano altre forniture dalla Cina ma serviva un accordo del Governo con l'Aifa che si è ritenuto inopportuno fare» 

 

PRONTO SOCCORSO.  «Prima del covid facevamo oltre 5mila accessi al giorno al pronto soccorso, durante il lockdown siamo scesi drasticamente a circa 2mila, ora invece siamo tornati ai livelli pre covid. L'appello è andare al pronto soccorso solo se indispensabile, per tutto il resto fare riferimento al proprio medico di base»

 

SCI E DPCM. «Sci, parliamo di una economia che vale per tutto l'arco alpino due miliardi  e mezzo di euro. Non voglio difendere nessuno ma alla prossima riunione con il governo dirò che l'assembramento da sci è sicuramente il meno grave della categoria di assembramenti. Se il tema è no all’assembramento, deve essere no per tutti», conclude Zaia facendo riferimento agli assembramenti registrati a Napoli per la morte di Maradona. 

Giorgia Cozzolino

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