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I dati della Regione

A Verona 557 bambini positivi: i più colpiti tra i 7 e 14 anni

Bambini positivi al Covid per fasce d'età e per mese di positività
Bambini positivi al Covid per fasce d'età e per mese di positività
Bambini positivi al Covid per fasce d'età e per mese di positività
Bambini positivi al Covid per fasce d'età e per mese di positività

Il coronavirus colpisce anche i bambini e la scuola è luogo di contagio. Lo fa notare Luca Zaia in conferenza stampa snocciolando i dati che vedono una impennata di casi tra i più piccoli a partire da settembre quando le scuole hanno riaperto i battenti. E la fascia più colpita risulta essere quella che frequenta le elementari e le medie, tra i 7 e i 14 anni.

 

I DATI. Sono 9.431 i bambini veneti che hanno contratto il virus da inizio pandemia, attualmente i positivi sono 4.361. Di questi 3.064 nella fascia 7-14 anni, 924 tra i 2 e i 6 anni e 373 tra 0 e 1 anno.

 

Tra le province del Veneto sono i bambini di Padova i più colpiti (2.178 da inizio pandemia e 1033 attualmente positivi). Seguono la provincia di Treviso con 2.050 casi, di cui 1.049 attualmente positivi e Vicenza con 1.549 casi (672 attualmente positivi). C'è poi Venezia con 1.391 casi (687 attualmente positivi).

 

VERONA. La provincia scaligera  registra 1.381 casi di bambini contagiati da inizio pandemia e 557 attualmente positivi. Di questi 39 nella fascia 0-1 anno, 137 tra i 2 e 6 anni e 381 dai 7 ai 14 anni.

 

IL BILANCIO REGIONALE DEI BIMBI CONTAGIATI

 

QUANDO RIAPRIRE? «Siamo tutti per la scuola in presenza, ma negare che i focolai scolastici non esistano non è corretto». Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, nel corso della consueto punto stampa sottolineando che la positività non è da ascrivere «ai trasporti».

 

«I trasporti, al momento, non sono un problema e i focolai ce li abbiamo. Sono tutti focolai primari - ha aggiunto Zaia -, sono virus che entrano in classe da un veicolo , da un portatore. In alcune classi ci sono già i casi secondari, cioè ragazzi che si sono infettati in classe e così l’aula rischia di diventare lo snodo intermodale che fa entrare il virus e poi lo dirotta nelle famiglie e alle comunità. Non è una posizione contro la scuola - ha rilevato -, ma è fondamentale conoscere i dati evitare che si dica che se lo sapevamo avremmo fatto qualcos’altro. E per questo ribadisco  che il 9 dicembre è sbagliato riportare le scuole superiori in presenza, fermo restando che nessuno ci ha proposto questo in quella data. C’è comunque da dire che varrebbe la pena di fissare una data, ad esempio l’8 gennaio, per essere sicuri di riuscire a gestire i focolai».

 

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Giorgia Cozzolino

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