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la ministra per le disabilità

Erika Stefani: «Autonomia del Veneto? La boicottano tutti»

di Cristina Giacomuzzo
Nel Conte I, da ministro agli affari regionali, «informavo il premier sugli avanzamenti dell’iter ma ottenevo soltanto silenzi»
Il ministro Erika Stefani
Il ministro Erika Stefani
Il ministro Erika Stefani
Il ministro Erika Stefani

«Sull’autonomia il M5s ha solo ballato la rumba». Se il presidente del Veneto, Luca Zaia, descrive così il periodo in cui si è iniziato ad affrontare a palazzo Chigi il progetto di regionalismo differenziato votato dai veneti nel referendum del 2017, a Erika Stefani, che allora era ministro agli Affari regionali, basta una sola parola: «Frustrazione».

Stefani, lei è ancora per qualche giorno ministro alle disabilità. Durante il governo Conte 1 ha lavorato tanto e ottenuto poco per l’autonomia.
Sì, ma ho costruito un impianto che può essere messo a terra immediatamente. Oltre cento gli incontri che ho svolto allora con Regioni e ministeri vari. Tenevo sempre informato il premier e il Cdm, ma ricevevo silenzi. Silenzi che non necessariamente potevo considerare come negativi. Poi il M5s ha scoperto le carte opponendo pregiudizi di natura ideologica, senza peraltro capire di cosa si stesse parlando. Considero da irresponsabili alimentare l’odio dentro la nazione pur di prendere consensi al Sud.

Con Draghi la palla è passata a Gelmini che ha definito una legge quadro.
Sì, una cornice normativa per i temi che valgono per tutte le Regioni come, per esempio, il meccanismo di finanziamento. Io avevo scelto una strada diversa che avrebbe portato allo stesso risultato: una parte generale uguale per tutti e una specifica per ogni Regione.

Gelmini non è riuscita ad arrivare in Consiglio dei ministri. Un mese in più sarebbe bastato? 
Non credo sarebbe bastato neppure arrivare a fine legislatura. Certo è che se non porti in Cdm la legge non potrai mai conoscere la posizione politica dei singoli partiti.

Perché non si è arrivati prima in Cdm?
Già, perché? E perché l’annuncio arriva quando si sa che cadrà il governo? In ogni caso il dato è: il testo non è mai stato trasmesso.

Cosa vuole dire?
Gelmini aveva un testo? Ebbene, non l’ha mai diramato. Cioè, le amministrazioni centrali dello Stato non l’hanno ricevuto. Si tratta dell’atto preliminare per analizzarlo e poi discuterne in Cdm. Dico di più. Se oggi considero le dichiarazioni di Carlo Calenda, leader del partito di cui ora Gelmini fa parte, arrivo ad altre conclusioni. Calenda - e inizia a leggere - alle domande: “Al primo punto dell’agenda ci saranno presidenzialismo e autonomia? Voi sosterrete queste riforme?”, risponde testualmente: “Non succederà mai con l’inflazione e costi del gas e Pnrr da gestire”. 

L’attuale ministra sostiene che la legge quadro è pronta e che per colpa della Lega è caduto il governo.
Guardo ai fatti, voglio vedere il cammello, si dice, no? Beh, io il cammello non l’ho mica visto…

E Fratelli d’Italia?
Se domani ci sarà un governo di centrodestra l’autonomia si dovrà fare. Siamo qui come Lega del Veneto a portare avanti questa istanza. L’abbiamo inserita nel programma di coalizione. 

Ma anche l’alleato FdI sostiene che prima serve risolvere il nodo caro bollette. È preoccupata?
Lo dico per esperienza diretta in più governi: si possono affrontare i due temi in contemporanea.

È una speranza o una certezza?
È ovvio che ogni partito si fa interprete di sensibilità diverse. Per la Lega la battaglia è l’autonomia. E mi rivolgo agli elettori: votateci e dateci la forza di sedere in Cdm con i numeri per poter far girare la trattativa in modo positivo. Più consenso abbiamo, più avremo peso in coalizione. Queste elezioni a maggior ragione servivano.

Perché ora?
La legislatura 2018-2022 è stata complicata. Pensiamo al governo Draghi nato con un solo obiettivo: affrontare l’emergenza Covid. Ma oggi il Paese ne ha altre e servono decisioni coraggiose che una maggioranza composita, in cerca di compromessi, non poteva dare. Ecco perché serve un governo politico che nasce con un progetto e una prospettiva.

Il ministero alle Disabilità è una novità: non c’era mai stato prima. Si proseguirà?
Impossibile saperlo ora. Dico però che il mondo delle disabilità ha dei vulnus incredibili. È come se per tanti anni si fossero stratificate problematiche affrontandole in maniera disorganica. Per me questo è stato un anno e mezzo appassionante, ma molto difficile. Abbiamo fatto molte cose: dalla “Disability card“ alla piattaforma per le Ztl per muoversi ovunque, ora in fase di sperimentazione. Poi il Superbonus 110% esteso alle barriere architettoniche. E c’è la parte generale con la legge delega sulle disabilità approvata all’unanimità, legata al Pnrr e finanziata anche per l’erogazione dei servizi. Con quella norma prenderanno corpo i nuclei multidimensionali di valutazione per costruire attorno alla persona con disabilità un progetto di vita. E ancora. L’istituzione della commissione per i Leps, livelli essenziali delle prestazioni in ambito sociale: tanti decreti sono già in Cdm, ma non li possiamo licenziare perché siamo a fine legislatura. 

C’è il rischio azzeramento? 
Per attuare la legge delega ci vorranno due anni e ho scelto di legarla al Pnrr per garantire delle scadenze temporali. Ho imposto un monitoraggio, tramite l’Osservatorio delle disabilità, sulle progettualità del Pnrr. Chi arriverà dopo, insomma, chiamalo ministro delle disabilità o dell’inclusione, non potrà che continuare: le disabilità vanno tenute al centro. Aver alzato il livello di attenzione, poi, ha fatto aumentare i candidati con disabilità in lizza a queste elezioni.

Anche lei è in corsa. È capolista non nel collegio di Vicenza, ma nel Veneto orientale. In Lega c’è chi sostiene che sia stata punita per il suo legame con Zaia.
Ringrazio il partito per questa opportunità, intanto. Nel 2018 ero candidata pure in altre regioni. Chi racconta queste cose sta solo fantasticando.

I sondaggi danno FdI in Veneto in sorpasso sulla Lega. Cosa ne pensa?
Serve aspettare il voto. Certo è che la Lega sta pagando per essersi assunta la responsabilità a fronte dell’emergenza nel Paese. E sta soffrendo per i 2 anni di Covid che hanno interrotto i confronti interni, il sale della Lega. Sono stata nel 2013 quando eravamo al 4% e allora c’erano sentimenti diversi. Ma c’è un filo rosso: la Lega sarà sempre dalla parte dei sindaci, della gente e delle imprese. In una parola? Territorio.

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