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Montagna

«Non rispettano il presente dialogo interculturale». Stop alle croci sulle vette? Ma il Cai chiarisce

La croce sulla Ferrata 5 Cime lungo il sentiero attrezzato dalla SAV conosciuto anche con il nome “Falcipieri”  (Foto www.visitvallidelpasubio.com)
La croce sulla Ferrata 5 Cime lungo il sentiero attrezzato dalla SAV conosciuto anche con il nome “Falcipieri” (Foto www.visitvallidelpasubio.com)
La croce sulla Ferrata 5 Cime lungo il sentiero attrezzato dalla SAV conosciuto anche con il nome “Falcipieri”  (Foto www.visitvallidelpasubio.com)
La croce sulla Ferrata 5 Cime lungo il sentiero attrezzato dalla SAV conosciuto anche con il nome “Falcipieri” (Foto www.visitvallidelpasubio.com)

Il Club alpino italiano dice stop alle nuove croci sulle vette delle montagne; argomento che già in passato ha spaccato in due la sensibilità degli appassionati di montagna. Il Cai ha, infatti, chiarito la sua posizione riguardo alla presenza e all'installazione di nuove croci di vetta sulle montagne italiane con un articolo su lo Scarpone, lo storico portale dell'associazione che fa seguito al convegno, organizzato il 22 giugno  all’Università Cattolica di Milano volto a riflettere sulle tematiche proposte nel libro "Croci di vetta in Appennino" di Ines Millesimi.

Al convegno, al quale hanno partecipato monsignor Melchor José Sànchez de Toca y Alameda (relatore del Dicastero delle Cause dei Santi), lo scrittore Marco Albino Ferrari del Cai e il professore di diritto dell'Università Cattolica Marco Valentini - si è registrato un punto di convergenza culturale, giuridico, storico e religioso sulla necessità di lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l’istallazione di nuovi simboli sulle cime.

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«Tesi, questa, condivisa pienamente dal Club Alpino Italiano - scrive l'autore dell'articolo su lo Scarpone, Pietro Lacasella, antropologo e scrittore-blogger vicentino, interessato ai contesti alpini -. Il Cai guarda infatti con rispetto le croci esistenti, ma non solo: si preoccupa del loro stato ed eventualmente, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione. Questo perché rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza. Ed è proprio il presente, un presente caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il Cai a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne».

 

Il chiarimento

Il Presidente generale del Club alpino italiano Antonio Montani, in riferimento a quanto pubblicato oggi dalle agenzie di stampa, intende chiarire la posizione del Cai. "Non abbiamo mai trattato l'argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale. Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Voglio scusarmi personalmente con il Ministro per l'equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro Ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto".





 

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