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Retrocessione amara

Tezenis, errori e infortuni. Ora serve rinascere. Ci sarà ancora Ramagli?

Tempo di analisi per la Scaligera Basket, il futuro passa da una ricostruzione tecnica
Karvel Anderson in maglia Scaligera Basket (foto Zattarin)
Karvel Anderson in maglia Scaligera Basket (foto Zattarin)
Karvel Anderson in maglia Scaligera Basket (foto Zattarin)
Karvel Anderson in maglia Scaligera Basket (foto Zattarin)

Una proposta accattivante per il futuro. Questo serve oggi alla Scaligera Basket. Una ripartenza immediata. Se necessario, una rifondazione. La discesa immediata in A2, dopo aver ritrovato la massima serie vent’anni dopo l’ultima volta, spalanca la porta alle analisi. Oggi più che mai, però, più che colpevoli è necessario trovare risposte.

Per due motivi: il tessuto imprenditoriale veronese ha dimostrato di saper supportare la Scaligera nel suo viaggio in A. E va stimolato e ingolosito. Punto secondo: il pubblico di Verona ha avuto approccio appassionato e resilienza commovente nel corso di una stagione che ha visto il palasport quasi sempre al limite della capienza. Dunque, la famiglia Pedrollo, detentrice del potere e delle verità sul futuro del club, nel suo percorso di ripartenza, avrà come base questi due elementi. Il terzo punto, altrettanto importante, è la imprescindibile ricostruzione tecnica dopo le difficoltà evidenti della stagione che ormai volge al termine.

 

Squadra incompiuta

E qui, la riflessione, è presto fatta. Verona non si è fatta trovare pronta all’impatto con la nuova categoria. Tanti gli errori, di scelta e temporali, fatti strada facendo. Holman non era giocatore per questa Tezenis. Sanders pure. Trattenere Udom e Candussi (poi volato a Bologna) non ha dato benefici ne ai ragazzi ne al club. L’arrivo di Pini, nel cambio con Candu, non ha portato in termine di minuti e presenza visibili miglioramenti. Gli inserimenti in corsa, ma tardivi, di Simon e Langevine, hanno avuto valore palliativo. Ma nulla più. Pesano, eccome, il caso Selden (sul quale pero poggiava il senso della squadra e per il quale si era rischiato una formula pericolosa di uscita nel caso fosse arrivata la chiamata di una franchigia Nba o di club di Eurolega) e, nel finale di stagione, l’infortunio di Smith, totem di Verona.

Il mercato, se n’è parlato fin troppo, non ha soddisfatto le richieste di immediatezza del coach. E questo ha portato a lento ma inesorabile logorio gli uomini di punta di Verona (Cappelletti ed Anderson).

 

Ramagli in scadenza

Il contratto di Ale Ramagli è in scadenza. Il coach ha dato segnali di grande sopportazione nella tempesta. Andrà valutato, in maniera attenta, se anche il suo percorso di valorizzazione e assemblaggio del gruppo, sia da ritenersi - al di là del negativo risultato sportivo - positivo, sufficiente o negativo. Pure il coach, che aveva salutato Verona una prima volta dopo la “tragedia di Agrigento“ potrebbe a sua volta ritenere conclusa l’esperienza veronese. In via definitiva.

 

Ritorno disastroso

Un passo indietro per dire che i correttivi fatti strada facendo non hanno portato a migliore il percorso sportivo. Anzi, Verona si è afflosciata su se stessa. Vincendo solo tre gare delle quattordici giocate dopo il giro di boa. La Scaligera, a lungo padrona del proprio destino, ha perso in maniera pesante pure gli scontri diretti decisivi per la corsa salvezza. Il riferimento è alle gare interne contro Treviso e Scafati. E all’ultimo ko incassato domenica scorsa nella gara da dentro o fuori contro Trieste.

Ora c’è da capire se la proprietà seguirà, al netto delle tante partenze fisiologiche legate anche al cambio di categoria, la linea della continuità o se vorrà dare spazio ad un profondo rinnovamento che vada a toccare le figure di vertice sotto il piano tecnico e sportivo. Ancora troppo presto per dirlo, certo. Ma il maggio delle riflessioni è già iniziato.

Simone Antolini

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