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Il caso di Via del Mare

Calcio, cazzotti e capocciate. Hellas, ti ricordi Passarella?

La testata di D’Aversa a Henry riporta nel passato. Momenti tesi oltre il 90’ come quando l’argentino sferrò un pugno a Stefani
Dirigenti e compagni sostengono Henry a fine partita a Lecce
Dirigenti e compagni sostengono Henry a fine partita a Lecce
Dirigenti e compagni sostengono Henry a fine partita a Lecce
Dirigenti e compagni sostengono Henry a fine partita a Lecce

Roberto D’Aversa è stato esonerato. E fin qui nulla di eclatante. Quando un intero stadio, com’è capitato durante Lecce-Verona, invita il tecnico ad andarsene, si può dire che la notizia era nell’aria.

Il calo dei giallorossi, il paragone sempre vivo con l’ex Baroni (promozione e salvezza in A), hanno fatto sì, che il rapporto tra la tifoseria pugliese e il tecnico nato a Stoccarda, fosse incrinato da tempo. Il colpo di testa del tecnico a Henry, di fatto, ha solo accelerato una decisione già presa.

In sala stampa nel dopo gara di Lecce era ipotizzabile veder arrivare, anziché un uomo confuso come D’Aversa, un dirigente. Ed invece nulla di tutto ciò. Se non un comunicato a bocce ferme di condanna del gesto da parte dei salentini.

I precedenti

D’Aversa ha sbagliato e molto. È la prima volta che un tecnico reagisce così contro un avversario. In molti ricorderanno il pugno di Delio Rossi a Adem Ljajic, ma entrambi erano della Fiorentina. O il calcio di Baldini a Di Carlo.

Ma bisogna andare indietro nel tempo fino al 1973 quando Franco Causio in un Juve-Toro offese l’allenatore granata Gustavo Giagnoni. Battibecco e poi “l’allenatore col Colbacco“ stese il “Barone“ con un pugno.

A tinte gialloblù c’è un brutto episodio che vide protagonisti Piero Fanna, il libero della Fiorentina Daniel Passarella e la vittima: il massaggiatore scaligero Francesco Stefani. “Pierino“ e l’argentino, fra calci e irregolarità varie, dopo il fischio dell’arbitro continuarono il Far West sulle scalette del sottopasso del Bentegodi.

Passarella decise di imitare il connazionale Carlos Monzon, grande pugile, che distrusse Nino Benvenuti a suon di “castagne“. Solo che il gancio del viola colpì Stefani e non Fanna. E il massaggiatore fu costretto ad una radiografia in ospedale. 

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Episodi deprecabili e ci mancherebbe. Però, non pensate che truccare i bilanci, falsificare i passaporti, accomodare le partite, dopare i calciatori, portare violenza negli stadi e sul web siano comunque cattivi esempi per i giovani? Oppure oggi che si tollerano club prestigiosi indebitati fino al collo, pensate davvero che l’unico Satana sia il signor Roberto D’Aversa?

Nel calcio nobile d’Antan si sono viste panchine fatte di poche persone e arbitri che si davano del “lei“ con allenatori e giocatori. Pochissime le presenze in campo di addetti e allenatori quasi sempre seduti.

Troppa gente a bordo campo?

Non vanno cercate scuse riguardo alle panchine lunghe. A bordo campo non vi sono solo riserve. Nell’ordine: ispettori di Lega, giornalisti e tecnici accreditati della pay tv, team manager, segretari di club, vice allenatori, preparatori atletici e ds. Insomma, un esercito di persone che possono confondere arbitro e assistenti, contribuendo a far volare parole capaci di elevare il livello di stress.

A proposito di fotografi, impossibile dimenticare il reporter che, con la scusa di riprendere Mandorlini, gli spiaccicò l’obiettivo in volto. Tre punti di sutura e nessun colpevole.

Meno gente in campo, fidatevi, è meglio...

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Gianluca Tavellin

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