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Un’eterna incompiuta

Hellas, la difesa che non regge e i gol presi «last minute»: i motivi della frattura con Cioffi

La strapazzata iniziale, i segnali di ripresa, poi quattro ko di fila. La crisi va oltre gli evidenti torti arbitrali. Media punti da retrocessione e calendario da paura
Gabriele Cioffi e il Verona che esce dal campo a testa bassa: ha rimediato cinque gol dal Napoli (FotoExpress)
Gabriele Cioffi e il Verona che esce dal campo a testa bassa: ha rimediato cinque gol dal Napoli (FotoExpress)
Gabriele Cioffi e il Verona che esce dal campo a testa bassa: ha rimediato cinque gol dal Napoli (FotoExpress)
Gabriele Cioffi e il Verona che esce dal campo a testa bassa: ha rimediato cinque gol dal Napoli (FotoExpress)

I motivi e le ragioni di una crisi d’amore. L’Hellas di Gabriele Cioffi è rimasta fin qui una incompiuta. Si è persa in se stessa. Facendo perdere anche al giovane tecnico toscano il contatto con la “dimensione Verona“. Quella nella quale ci eravamo addentrati per tre anni. Quella, inizialmente, svanita per colpe (se di colpe vogliamo parlare) non attribuibili al tecnico che ha assistito alla diaspora del talento con i tanti addii di fine estate.

Un altro Verona, per un altro modo di vivere il Verona. Conservando, a fatica, il modulo del recente passato, tra prove, viaggi e ricerche di intuizioni geniali per tentare di far fronte ad un’emergenza tecnica evidente.

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Il Verona si è perso

Non ha trovato più il suo equilibrio, le sue intensità di gioco, il suo volto spavaldo da provinciale scomodo. I numeri condannano Cioffi all’insufficienza in pagella. La media punti dice: 0.55 a partita. Sarebbero, oggi, 20 totali a fine campionato. Da retrocessione.

Non ha convinto la difesa: friabile. Porta mai inviolata in nove partite di campionato, con antipasto amarissimo in Coppa Italia. Non ha convinto il percorso sinusoidale. Troppi bassi dentro a qualche picco. L’Hellas non ha mai dato un’idea chiara di quello che era e di quello che poteva diventare. Spesso a soccombere per gol presi a partita scaduta. Vedi Salerno, vedi l’Udinese in casa.

Mettiamoci dentro pure le reti incassate dopo il novantesimo a gara già compromessa contro Fiorentina e Lazio, per dire che anche la tenuta mentale spesso ha vissuto sull’onda emotiva di un oceano in tempesta. Il Verona non ha mai dimostrato di avere 90’ di continuità. Si è messo a vivere partite in salita, accendendosi e trovando, come successo a Salerno, la quadra solo strada facendo. Troppo poco a vedere quanto raccolto fin qui. Un Verona spesso prevedibile palla tra i piedi (ma qui conta molto anche il “materiale tecnico“ consegnato a Cioffi), lento nelle transizioni, alla ricerca continua di una profondità difficile da trovare.  Un Verona finito a volte a difendere troppo basso, per arginare il palleggio dell’avversario.

Le colpe di questo Verona

Sono di non avere avuto, spesso, la forza di attaccare la partita quando andava attaccata. E di non chiudere i conti, quando i conti potevano essere chiusi. L’Hellas è stato penalizzato dagli episodi arbitrali a Salerno, ma dietro ad una sconfitta che è sembrata suonare come “campana a morto“ ci stanno anche le agitazioni di una squadra che si cerca troppo per trovarsi poco.

Ci stanno lunghe pause, disattenzioni difensive, distrazioni evitabili, errori di sistema. E la punizione finale deve suonare come monito dentro ad un percorso che non ha linee definite. Cioffi è idealista positivo che si è scontrato presto con una realtà che gli ha imposto prove di fuoco e nascosto trappole mortali.

L’adagio intriso di retorica recita: paga uno per tutti. Mai come adesso, però, sta pagando il Verona. Quello che dà voce al popolo, quello romanticamente ancorato nel passato ma terribilmente attuale (fino al fischio finale della scorsa stagione). Dicevano di Cioffi: se no el vinse i le manda via. Tragicamente vero nel mondo del calcio. Ma la qualità della risposta della società sta nelle scelte. E la prossima è quella da non sbagliare.

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Simone Antolini

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