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Il personaggio

Palombaro ed enologo: la seconda (e la terza) vita del dottor Comazzi

Laurea per l'ex difensore del Verona, che fa un mestiere davvero particolare
Alberto Comazzi dopo la sua laurea
Alberto Comazzi dopo la sua laurea
Alberto Comazzi dopo la sua laurea
Alberto Comazzi dopo la sua laurea

L’amore per il vino, la passione per le immersioni. La fusione perfetta? Una tesi di laurea sui vini invecchiati in acqua. Facoltà di enologia, ieri mattina a Villa Lebrecht di San Floriano, nella Valpolicella dove Alberto Comazzi vive da una vita. 
Da quando divenne un difensore del Verona dopo essere passato dal Milan prima di Sacchi e poi di Capello, a guardare da vicino e a volte anche a far parte della leggendaria linea formata da Tassotti, Costacurta, Baresi e Maldini. Raccogliendo in tutto, alla fine dei conti, 208 presenze fra il 2002 e il 2010. 

 

La tesi di laurea di Alberto Comazzi

Per la sua tesi le colonne portanti sono state un amarone di Corte Farina lasciato a dodici metri di profondità nelle acque di Torri del Benaco e un bianco metodo classico delle cantine Tommasone di Ischia insieme all’amarone depositato nel Golfo di Napoli a quarantadue metri.

Corrent, Comazzi, Ferrarese e Sibilano
Corrent, Comazzi, Ferrarese e Sibilano

A festeggiare il traguardo di Comazzi, proprio a Corte Farina a Pedemonte, i vari Zamboni, Corrent, Sibilano e Ferrarese, vecchi compagni di Hellas. C’era pure Alberto Malesani, suo allenatore ai tempi dell’Hellas, maestro anche di vini partendo dal colpo di fulmine nato in una trasferta del suo Parma a Bordeaux. «Una scuola il Milan, ma la mia grande guida fu proprio Malesani. Prima certe visioni non le avevo. Mi mise centrale nella difesa a tre, con Zamboni a destra e Gonnella a sinistra. Da allora cambiò il mio modo di vedere il calcio», il fermo immagine di Comazzi, 45 anni esattamente fra un mese e un percorso di studi di quattro iniziato da un test d’ingresso fatto quasi per caso ma diventato poi l’inizio di qualcosa di assai serio. E sempre più coinvolgente.

La storia di Alberto Comazzi dopo il calcio

Il calcio di inizio viene da lontano. «Bevendo i vini prodotti in tutti i posti in cui mi immergevo, una volta diventato subacqueo professionista. Da lì è partita la curiosità di capirne sempre di più», il quadro di Comazzi, già consulente di parecchie cantine della Valpolicella ma pronto a prendere il primo aereo e tornare sott’acqua. 
Coniugando i due grandi filoni della sua nuova vita lontana dagli stadi. «Voglio portare avanti questa ricerca sugli underwater wines, un fenomeno in vera espansione. Tanti», racconta Comazzi, «stanno abbracciando questa tecnica di affinamento. Farò esperienze in giro per il mondo, voglio vedere che succede in Sudafrica, in California, in Francia. E aumentare le mie conoscenze». 

Il suo vino preferito viene dalla sua terra di Piemonte, il barbera Bricco dell’Uccellone, tributo alle sue origini novaresi. Una lunga marcia, quella di Comazzi, fra un esame e l’altro. «Il più complicato è stato chimica enologica, davvero tostissimo», riavvolge il nastro lui fra un brindisi e l’altro nel suo pomeriggio a Corte Farina. 

Alberto Comazzi
Alberto Comazzi


Verona-Milan però è anche la sua partita. I ricordi viaggiano veloci, fino a Marco Baroni che l’Hellas aveva indirizzato da team manager prima che Malesani capisse in fretta che uno così doveva stare sul campo. E quindi essere il suo vice. «Un grosso in bocca al lupo a Baroni, se lo merita. Non so come finirà la partita ma credo che un punto il Verona riuscirà a strapparlo», chiude Comazzi prima di tornare alla festa. 

Alessandro De Pietro

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