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Serie A

A Salerno l'Hellas e Cioffi cercano i punti per non sprofondare

Una sfida ricca di precedenti "caldi" quella fra granata e gialloblù
Il Verona in partenza per Salerno
Il Verona in partenza per Salerno
Il Verona in partenza per Salerno
Il Verona in partenza per Salerno

Tutto d’un fiato e sempre a Salerno. La sconfitta di Giannini, l’esonero. L’arrivo di Mandorlini e sette mesi dopo il quinto posto e i favolosi play off, con la rimonta negata dai gialloblù alla Salernitana, nell’inferno dell’Arechi.

Correva l’anno di grazia 2011. Tutto senza respiro come sono state le sfide appassionanti tra queste squadre. Pochissime in A, molte in B e in C. Salerno che vide la massima serie prima del Verona ma poi scomparì per decenni.

C’era un certo Giacomo Conti, sì avete letto bene, il cognome come l’ex tornante della Roma e dell’Italia Campione del Mondo. Ma il Conti nostro era veronesissimo, grande ala/attaccante pure lui. I campani erano la sua vittima preferita. Segnava sempre quando vedeva granata.

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Il precedente del 2011

Tanta storia tra Salerno e Verona da non confondere con Napoli. Per l’acceso campanilismo dare del napoletano ad un salernitano è come dire ad un veronese che è vicentino. La rivalità più accesa gli anni della Lega Pro. Salerno «Città aperta» in quel 19 giugno del 2011. Chiuso, anzi blindato con i container del vicino porto, il percorso allo stadio per i mille tifosi gialloblù.

Capitò di tutto ma è inutile rivangare. Altra società, anzi all’epoca quella granata stava scomparendo, altra epoca. In undici anni è cambiato molto. Da gennaio e da giugno è mutato tutto. Danilo Iervolino, il padrone di casa, ha gettato fiche dal valore inestimabile sul tappeto verde dell’Arechi. Maurizio Setti ha cambiato le sue, sperando sempre nella grande ruota della fortuna. Oggi per motivi diversi, due allenatori sono sulla graticola: Davide Nicola e Gabriele Cioffi


Quanto manca un bomber

A noi interessa il secondo che però in rosa non ha un Nikola Kalinic, tanto per essere modesti. Il croato l’anno scorso annichilì l’Arechi. D’altronde sarà protagonista pure col Genoa. Ecco Cioffi non ha una punta che vede la porta ma pure le sue indecisioni han fatto sì che là, dove si fa gol, non si arrivi più. Ed allora ecco perchè Salerno e l’Arechi diventano ancora una volta da grande bivio gialloblù.

Dentro o fuori? Lo scopriremo soltanto questa sera. L’importante per il mister sarà l’aver riguadagnato la fiducia dei calciatori. Il giochino sta tutto lì. Basta pensare a chi c’era ed ora è al sole di Marsiglia. Alexis Sánchez e compagni volevano togliere la corona a Tudor, adesso lo rispettano. L’essere sinceri e umani nel calcio d’oggi non paga. I calciatori hanno sempre mille alibi ed un tecnico che si ravvede, a volte, può non essere capito. 

 

Il grido di battaglia di Cioffi

«La squadra è viva. Voglio restare qui e salvarla». Questo il grido di battaglia del condottiero toscano, che finora è rimasto giù dal cavallo. Per salire in sella dovrà cominciare a far punti. Ora interessano più del gioco, anche se questo campionato finirà a metà novembre(Qatar) e senza retrocessioni.
Faraoni per ammissione dello stesso Cioffi dovrebbe partire dalla panchina. Da Peschiera è filtrato pochino in questi giorni di grande lavoro. L’idea è comunque che vi siano meno cambi rispetto al solito. La stessa formazione che è partita con l’Udinese? Sì a parte Piccoli che sarà avvicendato con Lasagna. Nel dettaglio: Hien, Gunter e Ceccherini agiranno davanti a Montipò.

A metà campo Tameze e Veloso con Lazovic esterno di destra e Doig a sinistra. L’ex Verdi, che nel girone di ritorno fu il Caprari della Salernitana, alle spalle di Lasagna e Henry. Questo il probabile undici. Per il verdetto bisogna affidarsi sempre a Salerno e alla Salernitana. Hai visto mai che qualcosa di positivo accada?

Gianluca Tavellin

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