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IL CAMPIONE.

Fisco, Rebellin nel mirino «Ho la coscienza a posto»

L'Agenzia delle entrate gli contesta la residenza a Montecarlo e parla di un'evasione stimata di 6,5 milioni «Sto dimostrando la mia innocenza»
Davide Rebellin con la maglia della sua squadra la CCC
Davide Rebellin con la maglia della sua squadra la CCC
Davide Rebellin con la maglia della sua squadra la CCC
Davide Rebellin con la maglia della sua squadra la CCC

«Guai col fisco per Rebellin». Titola così "Il Sole24 ore" precisando trattarsi di «evasione stimata attorno ai 6.5 milioni di euro», come risulterebbe da un'indagine avviata nel dicembre 2008, secondo la quale Davide Rebellin, che ha la residenza a Montecarlo, vivrebbe in realtà a Galliera Veneta, dove sarebbe cliente fisso di più negozi così come di una palestra a Cittadella. Dalla sua residenza monegasca, Davide esterna tranquillità. «Quanto riportato - fa presente - lo sapevo da tempo. È dal 2009 che se ne parla. Ci saranno dei provvedimenti in corso, ma io sto dimostrando, diciamo così, la mia innocenza e regolarità di comportamento al riguardo perché da anni la mia vita è a Montecarlo». Si è scritto anche di una sua presenza in Spagna (dove, mesi fa, Davide aveva ventilato la possibilità di avviare una "scuola di ciclismo"), ma Rebellin assicura che «per il momento non ho alcun progetto in Spagna».
Meglio, allora, parlare di ciclismo, di una stagione che l'ha visto quattro volte vittorioso (due tappe Szlakiem Grodowsz Piastowskich; tappa e classifica finale Sibiu Tour che portano a 62 il numero dei successi in carriera), ancora protagonista a 42 anni. «È stata», commenta, «una stagione discreta. Mi gratifica il 3° posto nella classifica europea: significa che ho ottenuto risultati con regolarità e che ero presente agli appuntamenti. Purtroppo, ho corso poco, solo 50 giorni di gara, altrimenti avrei potuto fare meglio»
Si è ben piazzato anche nelle ultime corse del calendario italiano.
«In ottobre sentivo di andare sempre meglio, ma mi mancava quel po' di ritmo che si trova solo correndo».
Ha un giorno da ricordare?
«Quelli delle vittorie sono sempre belli. Il giorno del campionato italiano, invece, ho provato delusione mista a soddisfazione. Speravo molto nella conquista della maglia tricolore che, in carriera, mi è sempre sfuggita, più di una volta proprio per un soffio. Ad un certo punto della gara, pensavo di potercela fare e il 3° posto, al momento, mi ha lasciato una profonda amarezza. Ma, riflettendo, essere ancora sul podio di un campionato italiano alla mia età non è male».
Il 9 agosto 2014 avrà 43 anni, sarà ancora in bici?
«Intendo continuare a correre, sicuramente, per un altro anno. Mi sento ancora bene per riuscire a fare risultati. Non è proprio questo il momento di smettere. Poi saranno gambe e cuore a decidere quando dovrò scendere di bici, ma adesso motivazioni e voglia ci sono, e tanto».
Resterà alla CCC?
«Penso di sì, l'accordo c'è già, manca solo la firma».
Ha delineato i suoi programmi per il 2014?
«Dipenderà anche dalle esigenze della squadra, ma in linea di massima dovrei cominciare qui, in Francia, al Giro del Mediterraneo».
Un suo coetaneo, Horner, ha vinto la Vuelta: sorpreso?
«Non più di tanto. Io penso e sono convinto che anche ad una certa età si possano ottenere grandi risultati. Quando ci sono le motivazioni e una vita sana, quando si ha ancora voglia di fare sacrifici e di lavorare duramente in allenamento, è possibile. Un corridore non è finito a 40 anni. Poi, per carità, la Vuelta è un grandissimo traguardo, ma Horner l'ha raggiunto anche perché si è gestito nel modo giusto nel corso della stagione: ha corso pochissimo, causa infortuni, ed è arrivato alla Vuelta con molte più forze rispetto agli altri».
Come valuta il ciclismo italiano?
«C'è Nibali e ci sono giovani che stanno crescendo. Vincenzo è una certezza per le gare a tappe. Non mancano interessanti promesse».
C'è anche un nuovo Rebellin?
«Ci sarà sicuramente. Dei giovani, mi sono piaciuti gli stagisti Villella e Zordan, ragazzi che hanno fatto vedere buone cose e che, se continueranno così, potranno fare bene».
Come è cambiato il ciclismo?
«Quello di oggi è un ciclismo aperto ad altre frontiere, vedi Stati Uniti e Australia e, probabilmente, comporta metodologie diverse di allenamenti rispetto a quelle che affrontavano quelli della mia generazione. Il punto riferimento, allora, era l'Italia, adesso si è spostato in altri paesi da dove arrivano nuovi talenti».
È più difficile, però, trovare atleti che siano competitivi per tutto l'anno.
«In effetti, è difficile trovare corridori come Valverde, Rodriguez, Nibali che figurano negli ordini d'arrivo per tutta la stagione. Rilevo anche la presenza di giovani che si accontentano di poco e mirano a fare risultato col minimo sforzo, accanto a altri giovani che, invece, si impegnano tanto».

Renzo Puliero

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